Matteo Messina Denaro, un Re apparentemente potente ma senza ormai un regno, senza un regno perché probabilmente non lo ha mai avuto visto che a quanto pare anche lui si può immaginare sia una pedina in mano a poteri più forti. Poteri che oggi potrebbero tremare all’idea che venga catturato vivo! Volendo potrebbe essere questo il motivo per cui dopo oltre 20 di latitanza non si è ancora riusciti (volutamente?) a prenderlo, paura che possa parlare? Questo ventennio e oltre è ormai palesemente caratterizzato da persone manovrate da altre, vedi il falso pentito Vincenzo Calcara a dire di molti altri pentiti accreditati, pedina infinitesimamente piccola ma che ha prodotto con i suoi depistaggi se suggeriti lo scopo che si voleva raggiungere, pedina, come affermato da più pentiti, gestita da Matteo Messina Denaro tramite infedeli servitori dello Stato, ma a sua volta Matteo Messina Denaro, questa volta non una pedina insignificante ma un capo mafia potente, da chi o quali centri di potere è probabile sia stato utilizzato per raggiungere determinati scopi. Un Re, Matteo Messina Denaro che probabilmente non verrebbe mai catturato vivo a meno che non fosse lui a consegnarsi a altri che non siano i suoi ipotetici finti protettori, ma questo lo può sapere solo lui. Persone manovrate come Scarantino, siamo al Borsellino quater e siamo ancora a niente senza contare che tuttora vi è in corso a Caltanissetta un processo sulle stragi con imputato proprio Matteo Messina Denaro, processo che sembra più interessato a scoprire l’origine della figura del Campiere che altro, avendo ascoltato alcune udienze su Radio Radicale la domanda più frequente ascoltata è sempre la stessa, ma Francesco Messina Denaro era un campiere al soldo della famiglia D’Alì? Questo sì che ci porterà a scoprire gli autori e i mandanti delle stragi. Ma tornando al Regno di Castelvetrano, dei Messina Denaro, la gestione vera o presunta del pentito Vincenzo Calcara, ha prodotto un terremoto politico senza eguali, da qui è partita la distruzione della Democrazia Cristiana, all’epoca era candidato nel PSI il cognato di Matteo Messina Denaro, Rosario Allegra, ha preso potere il MSI e il PCI con sconvolgimenti degli assetti politici. Ma la gestione di Calcara ormai era partita e quindi dove serviva una testimonianza ecco spuntare una verità ad hoc, serve testimoniare su Marcinkus, fatto c’è Calcara, Manuela Orlandi, pronti c’è Calcara e così via, magari se dovesse servire un testimone a confermare che Garibaldi fu ferito ad una gamba si potrebbe scoprire che Calcara c’era, e infine guarda un po’ Calcara c’era pure quando ha dovuto trasportare fino in Sicilia una enorme cassa che conteneva l’esplosivo da usare per il Giudice Borsellino. Signor Calcara, se è così, ma davvero non si rende conto di essere stato usato, oltretutto l’unico beneficio che ha avuto è quello di non aver scontato la pena per l’omicidio Tilotta perché economicamente è stato estromesso dal programma di protezione ed è stato costretto a chiedere aiuto attraverso i social o facendo leva sui sentimenti di altre persone, visto che ormai parliamo di cose andate in prescrizione, magari sarebbe ora di avere un moto di orgoglio e dire come stanno veramente le cose anche perché le stragi non vanno in prescrizione nemmeno dopo trent’anni. Come si può accettare la circostanza che vede “disinteressati” i Magistrati di Palermo, Trapani e Caltanissetta, secondo il Calcara appositamente informati, della autodenuncia che questi compie nel raccontare di avere trasportato l’esplosivo utilizzato per la strage di Via D’Amelio? Siamo al “Borsellino quater”, quanti altri processi ancora prima di dimostrare davvero la ricerca della verità della quale gli italiani hanno assoluto bisogno? Signor Matteo Messina Denaro che ne pensa di questa analisi, non sarebbe meglio finirla qui, non credo che la latitanza sia rose e fiori, magari costretto a vivere in tane per niente lussuose mentre invece i suoi potenti amici si godono la vita e il lusso con i soldi e il potere che hanno rubato grazie a Lei. Si può essere Re, ma senza un regno a che serve.
Maurizio Franchina
Il Circolaccio