Sul boss di Castelvetrano hanno indagato praticamente tutti. Hanno indagato centinaia di investigatori,i servizi, scrupolosi giornalisti e i paladini dell’antimafia. Nonostante questo massiccio impegno lui è ancora fuori . E’ evidente che non può essere solo “colpa” dei castelvetranesi, spesso accusati di”scarso impegno” verso la mafia e di compiacenza verso il boss.
Milioni di ore dedicate a intercettazioni e pedinamenti. Poliziotti , Finanziari ,Carabinieri, PM d’assalto hanno, negli ultimi anni raschiato ogni metro quadrato del territorio dove si presume che il boss continui ad agire indisturbato Un popolo di gente è finito sotto processo e in buona parte condannato.
Dal 1994 le aule giudiziarie di tutta l’Italia si sono interessati a lui e lui, “lu siccu” se la ride ancora.
Messina Denaro è stato capace pure di far litigare gli inquirenti che, a vario titolo, si sono anche pestati i piedi a vicenda, facendo grossi favori alla bestia mafiosa. In molti ,si sono fatti del male , solo indagando su di lui .
E’ stato oggetto più volte di indagini segrete e di decine di processi dove , molti pentiti e collaboranti hanno raccontato molti particolari del suo modus agendi. Tutti hanno raccontato le loro versioni, ma nessuno è riuscito a favorirne la cattura che avrebbe consentito di liberare un territorio dalla sua latitanza.
Tra i vari collaboratori c’è chi lo ha conosciuto personalmente e chi lo ha conosciuto tramite i pizzini o i —sentito dire.
La lotta alla mafia non è solo -arrestare il boss-. Le azioni giudiziarie hanno anche azzerato sistemi criminali che, probabilmente, non sempre prendevano ordini da boss diventato pericoloso per i tanti poliziotti che lo cercano.Ci sono tanti pizzini che parlano di lui .
Ma c’è chi il boss lo ha frequentato e lo ha vissuto di persona e non tramite pizzini.
Uno di questi è Francesco Geraci. Geraci lo ha vissuto a 360 gradi il rapporto con il boss. Con Lui ha ucciso, con lui ha organizzato le stragi, con lui ha imposto il potere della mafia di Castelvetrano agli altri , con lui ha sentito e applicato gli ordini di ToTò Riina su cosa fare.
Chi può mettere la mano sul fuoco che tra tutto il materiale investigativo tutto è vero? Da Messina Denaro ci si può aspettare di tutto. Anche di far arrivare agli inquirenti, tramite gente arrestata, notizie false per ingannarli e portarli lontani dalla sua tana.
Geraci, dopo l’arresto avvenuto il 29 settembre del 1994 si trova davanti ad un bivio: o finire in carcere con le chiavi buttate come, Leo Ciaccio e Peppe Clemente(altri due fedeli di Matteo) o collaborare. Geraci ,aveva capito che, la pacchia era finita e decide di parlare.
Sa molto del boss. Lo ha conosciuto da giovane e ne ha visto il cambiamento e il successo mafioso. Un successo che lo portò ad avere la delega da Totò Riina per affari importanti. Tutto quello che ha detto Geraci si trova su Radio Radicale ed ascoltabile da tutti.
Geraci dice la sua verità . Parla dell’escalation del figlio di Ciccio Messina Denaro che da semplice picciotto viene promosso a responsabile di operazioni delicate come quelle delle stragi.
Perchè è importante “studiare” ciò che dice Geraci?
Perchè molti frammenti delle sue dichiarazioni, alla luce di anni di investigazioni, rimangono davvero interessanti e da comprendere . Dubbi e punti di riscontro poco chiari non ne mancano . lui , Ciccio soprannominato dagli amici,”Tistuni”c’era e molte cose le ha viste e sentite di persona.
E’ stato utilizzato bene il materiale investigativo fornito da Geraci?
Tra le tante cose dette nei processi, Geraci parla di un imponente acquisto di armi arrivate a Castelvetrano , prima della stagione delle stragi di Roma e Firenze
- Geraci afferma: ” Matteo Messina Denaro mi disse che erano state acquistate 300 milioni di lire di armi potenti . Decine Fucili kalashnikov , mitragliette e pistole che arrivarono a Castelvetrano . Matteo mi disse che si dovevano nascondere in vari terreni di gente che li sapeva nascondere , li fece portare da Vincenzo Furnari , Nino Nastasi compresi nel terreno del medico dell’ospedale ………. Io tenevo la contabilità. E feci i pagamenti con i soldi dei conti correnti intestati a prestanome. 200 milioni da un conto…. e gli altri dal conto della mamma di Matteo
- Geraci mette a disposizione anche il suo ingrosso di gioielli per conservare armi e soldi .Parla della sua auto, utilizzata per portare pistole e fucili a Mazara del Vallo. Armi utilizzate per attentare alla vita del commissario Germanà
- Siamo agli inizi degli anni 90 ,i conti correnti , dovevano già essere controllati , dopo le leggi sul riciclaggio .Falcone e Borsellino si erano svenati sul controllo dei conti in banca. L’operazione finanziaria (Geraci non dice la Banca e non dice a chi diede i soldi) si fece senza problemi. Addirittura Geraci , prelevando altri soldi, dice pure d’aver acquistato un’azienda agricola a Castelvetrano, con soldi prelevati dai conti del boss per conto di Riina. Di chi era questa azienda agricola?
- Geraci: L’azienda agricola di Riina la comprai con i soldi dei conti correnti intestati anche a Giuseppe Clemente il vecchio.
- Chi sono gli altri intestatari dei conti?Come mai nessuno ha intercettato queste operazioni bancarie? Insomma, Geraci dice apertamente che, nelle sue mani passavano fiumi di denaro, attraverso le banche e che nessuno verificava prelievi e versamenti, nonostante già negli anni 80 la famiglia Messina Denaro avesse il padre Ciccio latitante per mafia e altri componenti sotto accusa. Nessuno guardò al conto intestato alla madre di Matteo. Molto strano
- Le domande da fare a Geraci sarebbero decine. Ad esempio, non sappiamo che fine abbiano fatto tutte queste armi e se dovevano servire solo per gli attentati da fare a Roma e Firenze. Altra domanda: perchè Messina Denaro doveva svenarsi per comprare questo arsenale? 300 milioni di lire, in quel tempo, erano una grossa somma . Perchè comprarle. E ancora: perchè portare a Castelvetrano, zona ad alto rischio investigativo, tutte queste armi? Si sentiva così sicuro?
- Erano gli anni che sfociano all’operazione Palma. lo Stato aveva processato e condannato anche il padre Ciccio Messina Denaro. Dunque, sapeva di essere sotto tiro eppure, non teme nulla , acquista, e fa arrivare- secondo Geraci- le armi . Armi ricordate dal pentito anche come modelli.
- A Geraci, purtroppo, durante il processo, nessuno chiede che fine abbiano fatto questi fucili e pistole. Armi che come si vedrà, non serviranno per le stragi. Lo stesso Geraci dirà che, arrivò all’improvviso, l’ordine di non sparare più a Roma , ne a Falcone in primis e, successivamente, a Maurizio Costanzo. Si cambiò strategia: dai fucili alle bombe.
- Chi diede l’ordine di cambiare il modus agendi malefico? Geraci dirà sempre che tutto gli veniva ordinato da Matteo e a Matteo, oltre a Riina chi dava ordini? Possibile che “Lu siccu” sminchia 300 milioni di lire dei suoi conti, per comprare armi che alla fine non serviranno? Per ammazzare non servono molte armi. Chi ha chiesto a Messina Denaro l’acquisto dell’arsenale? Armi potenti lasciate così, in qualche terreno? Non è da lui. L’anello mancante di questa vicenda è lungo e largo . Sapere se queste armi hanno ucciso , da chi sono state vendute e perchè il boss le ha portate a Castelvetrano, sarebbe davvero interessante
Fonte: Radio Radicale, Documenti
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