Che l’ex pentito Vincenzo Calcara sia un uomo fortunato, lo dimostra la sua storia di collaboratore di giustizia. Pur avendo dichiarato in un’aula di tribunale (vedi sentenza processo Rostagno ) di aver commesso un omicidio del quale non aveva mai parlato quando all’inizio della sua collaborazione la legge sui pentiti glielo avrebbe imposto, ad oggi sembra che nessun provvedimento giudiziario sia stato preso nei suoi confronti. Un omicidio impunito? Una palese violazione della legge sui collaboratori di giustizia che non ha comportato neppure la restituzione di quanto ingiustamente ottenuto? Distrazione di quanti avrebbero avuto l’obbligo di riferirne all’Autorità Giudiziaria? Sicuramente, del resto è lungi da noi pensare che avesse ragione Agatha Christie nell’affermare che “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”.
E di indizi, c’è da perdere il conto se oltre a quanto emerso nel corso di diversi processi in merito all’inattendibilità dell’ex pentito, ci si soffermasse al caso delle prescrizioni ottenute a seguito delle denunce a suo carico.
Calcara è un ex pentito fortunato. Così fortunato da uscire indenne dal procedimento penale per auto calunnia, a seguito del rinvio a giudizio da parte del Dottore Russo, “per essersi accusato di far parte di cosa nostra”.
Assoluzione? No, prescrizione. Calcara, dunque, non avrebbe mai fatto parte di “cosa nostra”. Eppure, per anni gli è stato consentito di accusare altri soggetti di aver fatto parte di un’associazione criminale della quale lui stesso sapeva poco o nulla.
Ma non è questa l’unica prescrizione della quale ha beneficiato l’ex pentito, che se avesse dovuto riportare le condanne previste, avrebbe scontato almeno un altro decennio di ospitalità presso le patrie galere. Basti pensare che per una soltanto delle accuse, il pubblico ministero aveva chiesto otto anni di reclusione. Nel 2008, Vincenzo Calcara, rinviato a giudizio per calunnia, che aveva accusato Antonio Vaccarino del reato di omicidio del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari, di aver fatto parte di ‘cosa nostra”, beneficiò di un’ulteriore fortuita e fortunata (per lui) prescrizione. La sentenza del giudice monocratico di Marsala, Renato Zichitella, sancì infatti il “non luogo a procedere per essere il reato medesimo estinto per intervenuta prescrizione”. Ulteriore processo finito perchè si prescrisse il reato ma non perché il Calcara ne venne assolto. Questo non impedisce all’ex pentito di sbandierare ai quattro venti di essere sempre stato assolto, confermando così la veridicità delle sue fandonie.
Bugiardo Vaccarino? Calcara onesto e sincero! Bugiardi anche tutti i procuratori della Direzione Distrettuale Antimafia che ne hanno sottoscritto la totale correttezza nel servire lo Stato? Bugiardo pure il Giudice Massimo Russo che lo rinviò a giudizio? Anche lui un bugiardo? Tutti bugiardi, pure i generali, i questori e gli altri appartenenti alle forze dell’ordine, tutte, che hanno testimoniato l’estraneità di Vaccarino dai contesti nei quali lo indica Calcara, la sua onestà e la pervicacia calunniatrice di Calcara. nonostante tutto questo, non sarebbe difficile ipotizzare un’ulteriore prescrizione, visto che un’altra querela presentata da Vaccarino alla Procura della Repubblica di Marsala, nel mese di ottobre del 2014, è stata affidata al Giudice di Pace, salvo poi accorgersi, a distanza di quasi un anno, che competente sarebbe il Tribunale di Marsala al quale è stata inviata nuovamente.
Se è pur vero che per condannare il calunniatore va prima provata l’innocenza della persona offesa, e che è questa una delle ragioni per le quali spesso si arriva alla prescrizione del reato, altrettanto vero è che risulta difficile comprendere come allorquando si tratti sempre delle medesime accuse calunniose e la cui infondatezza è stata sancita per sentenza, occorrano anni prima di arrivare alla conclusione di un processo. Anni che permettono al reo di farla franca, in barba a quella giustizia che dovrebbe farsi garante dei diritti della parte lesa.
In Europa, la prescrizione viene sospesa per tutta la durata del processo. In Inghilterra, la prescrizione non esiste. In Italia, siamo riusciti a intasare i tribunali con processi destinati a portare a un nulla di fatto, con enorme sperpero di denaro pubblico e favorendo di fatto le ingiustizie.
Una situazione vergognosa che ha portato Corte europea dei diritti dell’uomo a sancire per sentenza (ricorso n. 47357/08 depositata il 29 marzo 2011. 2 maggio 2011) come l’applicazione della prescrizione non sia una misura compatibile con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo nei casi in cui ha l’effetto di impedire la punizione del colpevole. Una giustizia negata, il doppio fallimento di uno Stato che non accerta la verità e non punisce un colpevole.
Nonostante non siamo dell’idea che “un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova”, come non chiedersi se in tutto questo non ci sia quantomeno la negligenza di chi chiamato a rendere giustizia e condannare chi colpevole?
Continuerà per Calcara la lunga serie delle prescrizioni fortuite e fortunate?
Un antico proverbio arabo afferma che sull’ingannatore ricade la colpa del primo inganno, ma se la vittima continua a farsi ingannare, la colpa è sua.
Se questo vale per il reo e per la giustizia che continua a farsi ingannare, altrettanto non può dirsi per la parte lesa che diventa doppiamente vittima; dell’ingannatore e della giustizia. Ma forse questo gli arabi non lo sapevano…
Gian J. Morici