
Banche e mafia, il grande affare
Come e perché gli istituti di credito aiutano le grandi organizzazioni criminali ad essere la prima azienda del Paese
Come è possibile che la Banca Etruria ha fatto affari con imprenditori di Castelvetrano?
In Sicilia , tra gli anni 90 e oggi ,si sono aperti decine di sportelli bancari.
Perchè questa presenza massiccia di banche visto che in Sicilia nessuno investe?
E’ uno dei particolari emersi dalle indagini patrimoniali coordinate dalla Dda di Palermo che hanno portato al sequestro. “Rigotti – hanno spiegato gli investigatori della Finanza che hanno effettuato il sequestro – avrebbe indotto il cda e il collegio sindacale a concedere il prestito nonostante lo stato di decozione della società. Savalle portò in Banca due scatole vuote e ottenne lo stesso il mutuo”.
“Quello che emerge dalle indagini, condotte dalla Procura di Arezzo – ha aggiunto Danilo Persano, colonnello del Gico della Guardia di Finanza – è che Rigotti e Savalle avevano un rapporto privilegiato tale da far ottenere un finanziamento che nessuno altro avrebbe ottenuto”.
“Savalle già attorno attorno al 2000 ha chiesto con alcune società un prestito alla Bnl per 16 milioni di euro – ha detto Danilo Persano, tenente colonnello del Nucleo economico-finanziario della guardia di finanza di Palermo – soldi che non sono stati restituiti all’istituto bancario così come quelli chiesti e ottenuti da Banca Etruria”.
Dove sono finiti i soldi sporchi di chi ha gestito potere a Castelvetrano tra gli anni 80 e gli anni 2000?
Banche e mafia, il grande affare: Come e perché gli istituti di credito aiutano le grandi organizzazioni criminali ad essere la prima azienda del Paese
Giovanni Falcone raccontava spesso che il destino di Boris Giuliano, il capo della squadra mobile di Palermo freddato dal mafioso Leoluca Bagarella nel luglio del 1979, si decise il giorno in cui entrò in una filiale della Cassa di Risparmio di Sicilia a chiedere informazioni su trecentomila dollari depositati da un certo signor Giglio. A rispondere alle domande di Giuliano, quel mattino, c’era il direttore dell’agenzia, il dottor Francesco Lo Coco, cugino di primo grado di Stefano Bontate, il principe di Villagrazia, al tempo boss dei boss di Cosa Nostra. I soldi che Giuliano stava seguendo erano stati depositati dallo stesso Lo Coco con il falso nome Giglio. Quei soldi appartenevano a Bontate. Giuliano era un uomo morto.
Raccontando questo episodio, Falcone voleva far capire come il rapporto tra criminalità organizzata e banche era, resta e certamente sarà il passaggio più importante e delicato per due poteri che spesso si sostengono a vicenda per arrivare allo stesso obiettivo: i soldi.“
Seguite il denaro … Falcone, e prima ancora Rocco Chinnici e Boris Giuliano si erano messi sulle tracce dei capitali mafiosi per combattere i boss della mafia. E le tracce del denaro li avevano portati all’interno dei quei “tempi sacri” che erano e sono le banche.
Senza l’aiuto della politica, la mafia non sarebbe riuscita a penetrare così a fondo nel tessuto sociale ed istituzionale. Senza la tolleranza e le coperture e le connivenze vere e proprie, sarebbe rimasta una organizzazione criminale.Ma senza l’aiuto delle banche, di banchieri infedeli, le mafie non sarebbero state in grado di conservare le loro fortune, di nasconderle al fisco e alla giustizia, persino di farle fruttare fino a renderle indistinguibili da capitali “puliti”. I PM , spesso hanno seguito piste sbagliate favorendo la volatilità dei capitali mafiosiBanche e controllo del territorio “banche come lubrificante di ingranaggi difficili da muovere”: Si parla del rapporto tra ndrangheta, mafia camorra e istituti di credito.
Rapporti dove il confine tra banchieri e criminale è veramente labile: specie nei piccoli paesi dove tutti si conoscono e non si può far finta di non sapere chi è la persona che ti sta di fronte e a cui stai prestando centinaia di migliaia di euro.
Nel capitolo si racconta la vicenda del boss Crucitti, in Calabria:
“Nell’ambito dell’inchiesta Raccordo-Sistema, il gup ha rinviato a giudizio quattordici persone, tra cui il boss Santo Crucitti, il direttore dell’agenzia della Banca Popolare di Lodi, Francesco Gullì, gli amministratori occulti della Planet”.– Come si accede al credito: “notabili e politici hanno spesso goduto di un trattamento di favore che a volte non aveva nulla a che vedere con la capacità di restituire i prestiti e con la trasparenza”.