Castelvetrano non è solo famosa per aver dato i natali a Matteo Messina Denaro ritenuto l’ultimo dei mafiosi di peso nati a Castelvetrano. E’ famosa anche per le olive lavorate con la “concia” alla castelvetranese. In realtà , Messina Denaro e i suoi amici inventano anche l’economia mafiosa “tipo Castelvetrano” molto lontana dai modelli corelonesi.
Dopo le recenti indagini, si può affermare che, Messina Denaro, era un mafioso naif ,con regole e atteggiamenti molto lontani dal comportamento di altri boss . Ecco perchè Riina lo disprezza prima di orire. Messina Denaro usava il potere mafioso per i soldi , per godersi la vita e per affermare il suo ego. Aiutava solo i suoi veri amici e di certo non perdeva tempo per chi veniva arrestato o affossato per colpa sua. Neanche della famiglia sentiva il dolore. Lo spaccato che viene fuori dalle ultimi indagini porta sempre ad una visione molto diversa rispetto a quella di chi spendendo tempo e soldi per arrestarlo, non è riuscito a concludere nulla. La terra bruciata al boss , gli faceva solo bene visto che continuava a vivere nel lusso e nella spensieratezza. Come Nerone rideva quando vedeva la sua Castelvetrano “bruciare”. Anche perchè, probabilmente, il suo tesoro non era tra le fiamme
Castelvetrano e la manipolazione economica secondo il metodo Messina Denaro
Chi scrive solo per fare “rumore” senza preprazione e conoscenza fa solo “scruscio” e non aiuta chi cerca la verità vera” cit.
Il pizzo non si usa . E’ superato. Messina Denaro , Guttadauro e qualche professionista preparato, generano un nuovo sistema economico che cambia il modus operandi della mafia
Come si diceva, la città del boss è famosa, oltre che per la sua lunghissima e misteriosa latitanza ,anche per la “concia” delle olive .
Infatti, nel mercato nazionale e internazionale, molti commercianti vendono le olive lavorate con il metodo “Castelvetrano” che addolcisce la Nocellara in modo legale . Si usa la soda. Nella concia economica castelvetranese Messina Denaro ha usato altro. Lui stesso, durante l’interrogatorio con De Lucia, lascia intendere che “il suo olio e le sue olive” sono un vanto. Ci teneva a dire: “il mio olio è super”. Donava olio e olive ai medici che lo curavano e forse anche qualche amico delle isituzioni che lo proteggeva. Un latitante che trovava olio e olive dove voleva e come voleva e che regalava pure? Qualche domanda la vorremmo fare a chi ha indagato in questi anni. Messina Denaro fa intendere che è ” presente” in questo settore in modo autorevole. Ma in questa occasione ci limitiamo solo all’olio regalato
Amava l’economia dei grandi fatturati
Nel complesso mondo economico globale fare affari e soprattuto far sparire soldi non è cosa facile. Il boss sapeva che i tempi del padre erano finiti. Appalti? Troppi controlli e poi, far soldi con i comuni che pagano a due anni dai lavori eseguiti e che gestiscono miserie rispetto agli anni 70-80-90 non faceva più gola a chi era abitutato ad altri giri. Gli unici veri affari rimasti semmai, erano nel settore rifiuti urbani e forse anche illegali. Messina Denaro non si accorto dei milioni gestiti da Belice Ambiente e dalle gare sulla gestione del servizio comunale nel territorio?. Ad oggi , nessun Pm ha indagato per mafia, la Belice Ambiente che ha lasciato un buco di 60 miluoni di Euro e neanche i milionari appalti degli ultimi anni per la nettezza urbana attribuiti nel trapanese.
Quindi ,il super boss, vedeva fiumi di denaro passare davanti ai suoi occhi e non faceva nulla. Andava dietro magari ad appaltatori falliti o quasi e che per incassare una fattura dal comune dovevano fare pure il decreto ingiuntivo. Gli studenti di Economia di primo anno non ci crederanno mai. Ma cosa è stato utile a far sparire grandi quantità di soldi sporchi? Il rompicapo sta li. Come ha fatto il boss ad avere milioni di Euro a disposizione nonostante le “terre più o meno bruciate” di Principato memoria? E’ evidente che qualcuno ha toppato nelle indagini.
Serve un pò di dietrologia
Che fine ha fatto quel sistema formatosi negli anni 70 che ha gestito soldi a palate , che ha dettato legge per decenni e che ha visto andare a braccetto i mafiosi, i politici , imprenditori e gente delle istituzioni , sfruttando ogni singola risorsa del territorio? Si può parlare di metodo “Castelvetrano” anche per la mafia che fa affari? Noi pensiamo di si. Un sistema ben studiato e che non è stato facile scardinare.Una piovra con tanti tentacoli e con poteri alti che ha consentito al boss di avere sempre tanti soldi a disposizione
Stuart Mill, in particolare, scriveva nel 1848 in Principi di economia politica che la criminalità non dà luogo a produzione, perché essa “distrugge e non crea ricchezza”.
A Castelvetrano negli ultimi 40 anni è stato così. Messina Denaro metteva soldi in giro non per creare sviluppo ma per sottomettere l’economia ai suoi capricci ed a quelli dei suoi veri fiancheggiatori , con l’obiettivo di riciclare per riempire le sue tasche e fare la bella vita. Magari garantendo lasciti a chissà chi
La storia dell’umanità, com’è noto, è segnata fin dall’inizio da un furto e dalla trasgressione di una norma. Ma quel furto di mela da parte di Adamo ed Eva non rese ricchi gli autori né consentì che il bene sottratto divenisse fattore produttivo, e non determinò affatto un allargamento dei benefici oltre i “colpevoli”. L’attività predatoria, infatti, in genere non incide sull’economia, non mette in moto un circuito produttivo, ma si limita alla sottrazione di un bene che viene goduto da un soggetto diverso dalla vittima che legittimamente lo possedeva.
Castelvetrano e l’economia camuffata
Si scrive e si dice che la famiglia mafiosa non ha mai fatto pagare il pizzo ai locali ma solo alle ditte di fuori. Sembra pure stupido parlarne. Gli affari gestiti a Castelvetrano dal comitato d’affari che ha deciso ogni cosa dal 1968 in poi, per l’arrivo di quantità industriali di soldi pubblici, non aveva certo bisogno di chiedere le elemosina ai piccoli artigiani o imprenditori. Questo punto è stato sfruttato solo per avere consenso. Il resto è arte economica. I Messina DEnaro i soldi li facevano anche con i reperti archeologici di Selinunte. Lo dice lo stesso boss. Ed è vero. Tutti sapevano del ricco mercato dei bei rubati a Selinunte. Pure le forze di Polizia. Gli anni 70-80 furono anni d’oro.
Negli anni , la “cupola castelvetranese” fatta anche da mafiosi ha fatto sparire montagne di denaro , prima in lire e poi, in Euro fino a quando non è iniziata la pressione dello Stato con i grandi sequestri come quello di Grigoli. I miliardi erano come le caramelle. Appalti miliardari da parte dello Stato, “li bacareddri” di Selinunte. I contributi a pioggia in agricoltura e senza dimenticare il controllo del cemento per la ricostruzione del Belice. Tra gli anni 80 e 90 arriverà anche la speculazione edilizia delle lottizzazioni e dei piani regolatori taroccati. Mentre l’espolisione abusiva di Triscina era lasciata al popolino che si divertiva a fare la casa al mare.
La logica del pizzo era da gente ignorante. Metodo vecchio. Questo comitato aveva un accordo di ferro. Ognuno gestiva il proprio ambito di potere senza rovinare l’equilibrio. Il sistema si è basato su tre punti importanti: aziende compiacenti, banche amiche e politici in grado di assicurare le coperture dentro i palazzi. Un grande punto d’incontro sono stati per anni gli studi tecnici. Per fare strade, case, depuratori, alberghi e locali comunali i tecnici servono e vanno ben pagati. Il sistema , funzionando , consentiva di far girare i soldi e farli anche sparire senza finire nelle mani delle procure attente o quasi.
Basterebbe guardare le carte dei più grossi lavori pubblici effettuati a Castelvetrano e nel Belice dal 1970 in poi. Anche se l’appalto veniva preso da una ditta esterna al sistema, i mediatori dei Messina Denaro aprivano le danze. Il gioco era semplice: cosa vi serve? Qui vi diamo tutto noi , Cemento, manovalanza, assistenza tecnica con il comune, mezzi e la cosa più preziosa: la tranquillità. Questo sistema era invece fisiologico, per tutti i lavori o servizi fatti da castelvetranesi. Dovevi aprire una grossa azienda? Devi fare domande per ottenere grossi contributi pubblici? Per decenni il sistema garantiva una filiera di qualità e che era in grado di farti arrivare ovunque. Altro che “pizzo” . Qui si può parlare dell’Università del pizzo. Ovviamente , il comune era una delle centrali di smistamento di tanti servizi. Il controllo era necessario. Il sistema si alimentava con le bustarelle e con i “picciotti che hanno a travvagghiari” presso le ditte. Per chi non era raccomandato con il comune erano problemi. Per avere un autorizzazione potevi aspettare anche due anni Peccato che in quegli anni , nessuno ha mai denunciato queste angherie
Il sistema e il lavoro
Insomma , i lavoratori un pò li metteva la mafia, un pò i politici, un pò qualche funzionario potente.Le squadre di lavoro erano sempre molto pronte e importanti. Il lavoro da il consenso e il consenso porta a vincere le elezioni. Il sistema non poteva accogliere tutti e non tutti volevano allinearsi. Bastava non “rompere” i cabbasisi e accontentarsi delle briciole e non ti disturbava nessuno.
I Messina Denaro per qualche spicciolo non volevano disturbare le forze dell’Ordine. Quale dare fuoco o danneggiare auto. “ u suli quannu affaccia affaccia pi tutti“. Basterebbe osservare anche le assunzioni o chi ha gestito le pratiche, per le grandi attività commerciali di varia provenienza, sorte a Castelvetrano, dal 1980 in poi e almeno fino al 2010 . Quelle carte direbbe tante cose sul sistema. Nessuno le ha mai viste? O forse si o forse no. La terra bruciata non ha visto?
L’importanza primaria del sistema che ha generato decine di miliardi delle vecchie lire e anche tanti Euro dal 2000, si basava su un semplice fatto: che la parte migliore del sole stia sempre dalla loro parte. Questa classe di potere che per decenni ha governato il potere economico cittadino, generando ricchezze enormi, stabilendo anche chi doveva lavorare e chi no, ha certamente condiviso con i Messina Denaro potere e soldi. Gente in buona parte ancora sfuggite alle inchieste e ai sequestri. Altro che pizzo.
Forse non sapremo mai dove sono riusciti a nascondere questi soldi sporchi maturati in decenni d’affari. Del resto, anche i pentiti credibili certe cose le hanno dette ma con poco successo. Geraci parlò della costruzione mancata di “Castelvetrano 2”. Il comitato rinunciò. Perchè? Anche lo stesso Grigoli, in un processo, accenna al sistema Castelvetrano. Stranamente parla solo di alcuni aspetti mafiosi e minori. Non dice come ha fatto ad avere autorizzazioni , cambi di destinazione dei terreni e lottizzazioni a suo favore per almeno 15 anni. Andava spedito come un treno. Ogni cosa da Lui proposta si realizzava. Non fa nomi pesanti e non parla delle relazioni tra Guttadauro e il comune
Una cosa va detta: per decenni nessuno ha mai voluto veramente capire come funzionasse il sistema economico – mafioso di Castelvetrano che ha sempre fatto da “livella” ai successi imprenditoriali locali e alla gestione del lavoro. Va detto che il sistema ha consentito anche ” libertà di mercato”. Viene da piangere o da ridere. Bastava non crescere troppo e stare zitto e portavi al pane a casa. Il sistema , probabilmente si rompe o cambia pelle con l’arrivo di Teresa Principato e la “terra bruciata”. Arriva tardi. I buoi erano in parte già messi in sicurezza e rimaneva poco . E anche in questo caso il sistema, probabilmente ha fatto trovare all’ex magistrato quello che non interessava più. Come nelle navi, a Castelvetrano si metteva il materiale sacrificabile che salvava il patrimonio vero del boss e dei suoi sodali stretti. Altrimenti come poteva fare lusso “lu siccu”? La latitanza costa e Lui si è goduto la vita fini all’arresto. La confisca a Giuseppe Girgoli li ha spaventati? Chissà. O forse li anche aiutati? Fottuto Grigoli ,bisognava proteggere il resto del tesoro. Peccato che molti investigatori invece di leggere le carte preferivano solo ascoltare . E Messina Denaro rideva e fotteva
Fonte: AEconomic