Lo spaccato investigativo su Giovanni Savalle fa emergere collegamenti difficili da spiegare. Falcone diceva sempre-seguire i soldi- .Tanti soldi portano alla mafia e al malaffare.
Ulteriormente, in questa direzione,- peraltro sempre evidenziata da questo blog -le indagini tracciano collegamenti davvero singolari sulla pista dei ” piccioli “. Emergono significativi elementi dalle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia nonché dall’esito di una indagine della Procura di Torre Annunziata del 2014, avente ad oggetto l’esame dei numerosi appalti affidati per il recupero ed il restauro dell’area archeologica di Pompei, “pilotati” in direzione sempre delle stesse imprese, tra le quali la “Società Mediterranea S.p.A.” aggiudicataria dei servizi di ristorazione, riconducibile al SAVALLE. Nel corso delle indagini svolte dai finanzieri del G.I.C.O. di Palermo e dai carabinieri del R.O.S., sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, è emerso, inoltre, come il SAVALLE abbia ricevuto un finanziamento da “Banca Etruria” grazie ai rapporti privilegiati avuti con un membro del C.d.A., in un periodo in cui le aziende del “Gruppo Savalle” erano in stato di decozione e, pertanto, prive di alcun merito creditizio.In altre parole, Savalle, nonostante i tanti problemi finanziari riusciva ad avere soldi in prestito da Banca Etruria finita nelle morse della crisi bancaria del periodo Renzi. Banca salvata da Gentiloni.
Le vergogne di Banca Etruria
Per capire come funzionava la Banca vicina alla famiglia di Maria Elena Boschi, bisogna partire dal 2015, quando il governo italiano – guidato all’epoca da Matteo Renzi – approvò il cosiddetto “salva banche“, un decreto con cui furono salvate dal fallimento quattro piccole banche locali da anni in grave difficoltà: Banca Marche, le Casse di Risparmio di Ferrara e di Chieti e Banca Etruria. Il governo avrebbe dovuto lasciare fallire quelle banche, danneggiando i correntisti e gli investitori, ma la storia comincia allora.
Una di queste banche, Banca Etruria, ha sede ad Arezzo; e Arezzo è la città di Maria Elena Boschi, allora ministra e poi sottosegretaria alla presidenza del Consiglio. Inoltre dal 2011 al 2015 Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena Boschi, era stato membro del Consiglio d’amministrazione di Banca Etruria, e per otto mesi ne era stato anche vice-presidente. Boschi padre aveva ricevuto una multa da 144mila euro da parte di Banca d’Italia per aver violato una serie di norme sulle comunicazioni e sulla trasparenza dell’attività finanziaria della banca, e con il commissariamento .
Fonte: 98
Il Circolaccio