A chiederlo è Giuseppe Ciminnisi, responsabile nazionale dei familiari di vittime di mafia dell’Associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”.
“Mentre a Caltanissetta si celebra il processo contro il boss Matteo Messina Denaro accusato di essere uno dei mandanti degli attentati di Capaci e via D’Amelio, pianificati nel corso di una riunione della commissione di Cosa nostra alla fine del ’91 a Castelvetrano, apprendiamo da qualche organo stampa anche di altre riunioni tenutesi alla presenza del boss, con la partecipazione di soggetti politici e imprenditori.
Riunioni non avulse alla fase preparatoria delle stragi, rispetto le quali – secondo quanto riportato dalla stampa – esisterebbe un testimone oculare che avrebbe dato la disponibilità a raccontare di quegli incontri tra mafia e politica.
Che dietro le stragi di Capaci e via D’Amelio ci siano menti molto più raffinate del semplice braccio armato, è opinione diffusa – e non solo opinione – tanto tra i cittadini quanto fra gli addetti ai lavori.
Resto basito – afferma Ciminnisi –nell’apprendere dell’esistenza di questo testimone “incontrato” dagli Investigatori ma che non sarebbe ancora stato sentito dai magistrati.
Nella qualità di rappresentante dei familiari di vittime di mafia dell’Associazione “I Cittadini contro le mafie”, ritengo che noi tutti familiari di vittime innocenti di mafia – in particolare coloro ai quali quegli attentati segnarono la vita – abbiamo il diritto-dovere di chiedere che si arrivi a conoscere la verità anche, e soprattutto, se questa riguarda un diverso contesto e coinvolgimento dalla sola mafia tutta coppola e lupara, stereotipo di una fase arcaica che da tempo si è evoluta.
Se infatti è della massima importanza quanto sta emergendo nel corso del processo contro Matteo Messina Denaro – continua Ciminnisi – non si può ignorare il fatto che si stia processando un fantasma (Messina Denaro è latitante) mentre ben altri probabili responsabili di quei fatti luttuosi – che potrebbero essere identificati da questo presunto testimone – da oltre 25 anni sono rimasti impuniti grazie ai depistaggi ad opera di quelli che si sono poi rivelati essere falsi pentiti.
Se realmente c’è un testimone degli incontri e delle dinamiche propedeutiche alle stragi del ‘92, perché non sentirlo? Abbiamo fiducia nella Giustizia – conclude il rappresentante dell’Associazione “I cittadini contro le mafie” – e sono certo che il nostro appello non resterà lettera morta, essendo comune a tutti noi (familiari delle vittime, magistrati ma anche semplici cittadini) il desiderio che venga fatta piena luce su uno dei periodi più bui che ha attraversato il nostro Paese.
Fonte: lavalledeitempli.net
Il Circolaccio