Il processo a carico di Matteo Messina Denaro in corso di svolgimento presso la Corte d’assise di Caltanissetta continua a diradare nubi e a fare emergere verità nascoste.
Per i PM di Caltanissetta le riunioni si fecero a Castelvetrano agli inizi degli anni 90 e comportarono la decisione della linea stragista
Chi partecipò a questi incontri?
E perchè , ancora una volta, Castelvetrano diventa luogo di appuntamenti così importanti dove mafia e pezzi dello Stato si confrontano?
“Le stragi di mafia furono decise a Castelvetrano“; lo sostiene la Pubblica Accusa. Secondo i PM la decisione fu presa dal gotha mafioso e non solo, con la presenza preminente proprio dell’ultimo latitante mafioso che di Castelvetrano ha perso pure la cittadinanza.
L’incalzante e puntigliosa attività processuale del Procuratore Gabriele Paci ha messo in evidenza la caratura criminale dell’imputato che già nei primi anni novanta svolgeva un ruolo direttivo e di primo piano assieme al padre Francesco Messina Denaro che comandava l’intera provincia di Trapani per mandato pieno direttamente da Riina.
I pm stanno rivalutando quel periodo storico e l’operazione “Operazione Palma” scaturita da quelle fuorono successivamente acclarate come ” false accuse” del pentito Vincenzo Calcara . Secondo inconfutabili riscontri giudiziari, la dichiarazione di Calcara era stata “confezionata” come depistaggio visto il polverone sollevato con l’arresto dell’ex Sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino. Nessun rappresentante delle Forze dell’Ordine aveva avallato simili accuse, molti avevano invece adombrato manovre poco chiare proprio perché ritenevano inverosimile la sua appartenenza alla mafia. Oggi a distanza di 23 anni, a Caltanissetta sfilano testimoni di altissimo spessore istituzionale che affermano perentoriamente l’estraneità di Antonio Vaccarino a qualunque malaffare. Il Questore Rino Germanà aggiunge pure che proprio l’allora Sindaco Vaccarino offriva le migliori garanzie di serietà e di correttezza politica. Il luogotenente Di Pietro, a specifica domanda del Pubblico Ministero testimonia di avere svolto accurate indagini ordinate dalla Procura in ogni direzione rilevando e verbalizzando allora che Vaccarino era persona perbene lontana dal contesto mafioso. E allora? Chi ha voluto che venisse addirittura condannato in primo grado? La domanda alla quale il Pubblico Ministero Massimo Russo ha dato per primo la risposta inquietante: come mai Calcara Vincenzo che si diceva conoscitore della mafia ometteva di conoscere proprio Matteo Messina Denaro? Della sua stessa generazione. Della sua stessa Città. Del suo stesso rione!!! Indicava gli estranei alla mafia per coprire i veri appartenenti alla stessa! Il Giudice Russo denunciava Calcara per autocalunnia e calunnia aggravata. La Pubblica accusa chiedeva 8 anni di reclusione. Veniva prescritto il reato!!! Che avesse rovinato oltre 50 famiglie? Sorvolato. Ora c’è un nuovo pentito. “Calcara mi aveva voluto incontrare in una Caserma dei Carabinieri di piazza Venezia a Roma per propormi di avallare le sue falsità con la promessa di molti soldi”. Ma non è assolutamente vietato l’incontro tra pentiti? “Avrei dovuto calunniare Germanà, Messine, Vaccarino, Culicchia…” verbalizza oggi il nuovo pentito!!!” Uguale proposta aveva fatto in quella sede e nella stessa occasione ad altro finto pentito”. E’ trascorso del tempo e il Procuratore Zuccaro stendeva ben 22 pagine per definire Calcara “elemento sfrontatamente portato al mendacio…”. Sentenza di uguale gravità emetteva più recentemente il Presidente Pellino. Come leggere oggi la sconvolgente autoaccusa che Calcara aveva confessato al Giudice Borsellino di essere stato incaricato di ucciderlo a Marsala e con un fucile a cannocchiale? Confessando poi diabolicamente che “che per prendere per fessi i Giudici e i Carabinieri basta solo un po’ di fantasia”? perché dopo di lui certa Grimaldi Elisabetta di Castelvetrano rivolgeva le stesse accuse? Soprattutto perché dopo 5 lunghi anni di processo a Caltanissetta, con udienze sempre rinviate per “assenza della Grimaldi” quando questa finalmente si presenta dichiara di non aver mai scritto quella lettera perché analfabeta, di non conoscere affatto gli imputati dalla stessa accusati e di avere soltanto firmato quel foglio in bianco che sarebbe poi stato scritto e completato dal Maresciallo richiedente la sola firma Grimaldi? Troppi interrogativi attendono una chiara risposta. Troppe verità sono state occultate . Troppe falsità sul palcoscenico del depistaggio perché si compissero le maledette stragi che insanguinando l’Italia intera l’hanno infangata e disonorata agli occhi dell’opinione mondiale! Il processo a Caltanissetta continua! Gli Eroi sacrificati e le Vittime meno note invocano Giustizia.
Maurizio Franchina