Dopo il Veneto, per la latitanza di Messina Denaro spunta fuori l’ipotesi Dubai.
La notizia del possibile covo arabo del boss non viene lanciata da qualche sito improvvisato ma dalla redazione di “Chi l’ha visto” su Rai 3. E dire “sti cazzi” è un obbligo. Dubai è città preferita da molti latitanti , non solo per le ricchezze che offre ma per la semplice ragione che non è facile ottenere l’estradizione in Italia dal quel paese. Infatti, qualche latitante come Matacena si è fatto intervistare perchè sa di non temere l’estradizione. Messina Denaro a Dubai? Perchè no. Ormai tutto è possibile.
Lu Siccu è uno che si fa beffe dello Stato da 27 anni. U’ Padrino, che è stato cercato nel territorio trapanese con decine di retate è come Mandrake: un abile mago prestigiatore.
Le procure siciliane hanno messo in carcere centinaia di fiancheggiatori, prestanomi o sospettati tali e Lui, futti sempre a tutti . L’antimafia di potere poi, negli ultimi anni , ha proprio ingrassato tutte le stanze del comando con la sua latitanza ,facendo intendere che tutto a Castelvetrano e zone limitrofe era ed è riconducibile al boss. Un lavoro, quello dell’antimafia che va valutato anche in positivo. In molti hanno pagato i conti con la giustizia perchè meritavano. Altri, come succede in guerra, “foru futtuti” . Come dire: il fine giustifica i mezzi.
Il problema Messina Denaro però, adesso , si fa più serio. Se è vero il sospetto lanciato da Rai 3, e se Messina Denaro è veramente a Dubai come si fa a prenderlo? E tutta questa “terra bruciata” che è costata decine di anni di indagini a cosa è servita? E sopratutto, continuare a spazzolare i castelvetranesi serve a prenderlo?
Le recenti attività hanno contribuito a sterilizzare la vecchia mafia e i mafiosi amici del padre e i parenti. E Lui a Dubai? No comment.
Annientare la mafia e chi la sostiene è sempre positivo.Il problema però rimane legato sempre alla sua latitanza. Se lui è libero e vivo chi veramente lo aiutato a fuggire è certamente ancora attivo e ovviamente non è stato ancora beccato . E il boss? Potrebbe continuare a comandare avendo ancora tanti soldi a disposizione. Vivere a Dubai nel lusso costa
Quante chiacchiere e quanti arresti e Lui libero
Matteo Messina Denaro, un cognome che è anche un destino. Era lui il capo mafia più importante quando Totò Riina schiattava in cella. Lo era con Bernardo Provenzano latitante, poi acciuffato e sepolto anche lui in carcere. È sempre lui il regista del malaffare mafioso che conta? La Procura di Palermo dice che comanda solo nel trapanese e a Palermo no. Castelvetrano, nell’economia mafiosa, conta quanto Palermo o meno? In provincia di Trapani, diversi collaboratori sostengono che ” nulla si muove, niente si fa se Matteo non lo sa”. Secondo certi pentiti , ci sarebbero ancora decine di società nascoste in reticoli di matrioske con controllanti e controllate, decine di uomini e donne che prestano il volto o la scatola giuridica allo strapotere economico di Matteo Messina Denaro. Tutto è sempre confezionato e gestito da professionisti preparati in modo che direttamente o indirettamente sia riconducibile al padrino fantasma.
E’ giusto ricordare che, negli ultimi anni, sono stati sottratti al clan riconducibile al boss , beni per oltre 5 miliardi di Euro. L’equivalente di una finanziaria. Nonostante tutto , secondo recenti indagini, ci sarebbero ancora tanti soldi disponibili al boss. E se veramente è a Dubai , come fa a riceverli o a gestirli?. Se un normale cittadino trasferisce anche 5 mila Euro all’estero viene già indagato e a Lui arrivano i soldi senza che tema nulla? Il gioco è sempre più difficile da capire. Negli ultimi anni il suo sistema locale è stato massacrato dalle inchieste. E questo “siccu” riesce sempre ad emergere? Ma cazzo ci riesce. I dubbi ci sono sulla sua capacità a gestire da solo tutto
Chi lo ha conosciuto ha sempre detto che “è un padrino che riesce a digerire ogni sconfitta e a ripartire sempre e solo con un pallino: affari. Solo affari. Soldi”. i morti di fame non fanno per Lui e neanche i cretini.Perché , il suo motto sarebbe “Denaro chiama denaro”. Messina Denaro, sempre secondo i pentiti sarebbe espertissimo di partite Iva, di controllo di aziende, di conti correnti, polizze assicurative, investimenti immobiliari, azioni, finanza.E dove si è laureato?
Negli ultimi anni, a leggere i dati dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati, solo a mafiosi ritenuti a vario titolo legati a Matteo Messina Denaro riempono quasi tutti gli spazi dell’archivio. Sono beni in amministrazione giudiziaria in parte andati falliti o distrutti. L’ultima operazione di valore è quella del miliardo e passa di euro che lo Stato ha tolto al defunto Carmelo Patti, giovane emigrato da Castelvetrano , partito negli anni 60 con le pezze nei calzoni, tornato dopo anni dalla provincia di Pavia ricco, sfondato e con amicizie del calibro dell’avvocato Agnelli
Si fa una narrazione intorno a questa ricchezza da epopea americana. Il terremoto del 23 novembre 1980 in Irpinia distrugge a Benevento gli impianti di una industria che faceva cablaggi alla Fiat. Patti rileva le commesse, mantiene la produzione al sud per godere delle esenzioni fiscali, si guadagna la stima degli Agnelli, il gruppo torinese gli chiede di assumere 400 lavoratori ausiliari della catena di montaggio di Pomigliano d’Arco. Lui fa soldi a palate, poi, la fortuna si schianta su una Fiat Marea, un modello che non è entrato nella storia dei successi automobilistici e che rovinò Patti. Che però era uno battagliero. E si narra sempre della sua capacità di reazione davanti alle difficoltà. Patti va in Sudamerica, fonda Cablelettra do Brasil dal nulla, fa la scalata al colosso del turismo Valtur e poi va sotto economicamente prima di morire e conoscere anche l’onta delle accuse di mafiosità. Ma prim’ancora deve difendersi per quella galassia di sue aziende che avrebbero fabbricato fatture false, acquisti gonfiati o inesistenti, bilanci taroccati, Iva evasa, fondi in nero. Accuse dalle quali Patti è stato sempre assolto. Fino a quando non entra in scena la mafia e allora Patti, considerato organico alla famiglia mafiosa del suo paese, fatica non poco per uscirne immune. Grazie però a un’archiviazione.
A Castelvetrano, però, i Messina Denaro, il padre mastro Ciccio e il figlio Matteo, sono come la gramigna: infestanti. Patti non si salva dal contagio. Fioccano le dichiarazioni dei pentiti. Dell’imprenditore Angelo Siino, ministro dei Lavori pubblici di Cosa nostra, disse che “mastro Ciccio Messina Denaro lo teneva per le mani tanto che Bernardo Provenzano ci scherzava su, dicendogli che lui non aveva problemi a passare le vacanze alla Valtur”. Negli anni post terremoto, la mafia , la borghesia locale , gli imprenditori e i politici del trapanese e del belicino in particolare avrebbero fatto un grande accordo economico. Miliardi ne sono arrivati a palate. c’era spazio per tutti. Fino agli anni 90 , il sistema ha dato possibilità di guadagno a tanti. I Messina Denaro e i loro amici della rete hanno gestito un patrimonio economico enorme.30 anni di grandi affari sfuggiti al controllo dello Stato. Che fine avranno fatto tutte queste fortune? Solo Patti o altri sequestrati ne erano in possesso? Probabilmente altri “sperti” complici dei lauti affari di quel periodo sono riusciti a nascondere bene le loro ricchezze dalle indagini. Prima delle stragi di Capaci e Palermo molti occhi dei palazzi sono rimasti chiusi. I Messina Denaro avevano amicizie altolocate già ai tempi degli anni 50. il padre Ciccio era stretto con imprenditori, medici, farmacisti, avvocati e baroni del territorio
Fonte : Info sannio, Repubblica