“Nell’inchiesta sulle stragi di Capaci e via D’Amelio rimangono punti oscuri che ancora impediscono di fare luce sulle ambiguità, sui misteri che ancora permangono nonostante i tanti processi celebrati nella ricostruzione di queste vicende. Forse sarebbe il momento di dire la verità.
Sono state queste le parole pronunciate a Caltanissetta, al palazzo di giustizia, innanzi alla Corte d’Assise, dal Pubblico Ministero, Gabriele Paci, impegnato nella requisitoria al processo a carico del latitante Matteo Messina Denaro, imputato di essere stato tra i mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio”.
Lo afferma Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei Familiari di vittime innocenti di mafia, dell’associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”.
“Il magistrato ha citato l’ex pentito Vincenzo Calcara, illustrando le ragioni per le quali, nonostante avesse chiesto di essere escusso nel corso del processo, non è stato sentito.
<<Perché Calcara è il signore che tace per anni il nome di Matteo Messina Denaro – ha sostenuto il Procuratore aggiunto Gabriele Paci – È un collaboratore che nasce 91 come collaboratore come collaboratore di Borsellino. Spiega, dà tante indicazioni, ma non fa mai il nome di Matteo Messina Denaro al tempo in cui Matteo Messina Denaro uccideva e poi faceva le stragi. Sarebbe stato utile, se egli fosse effettivamente a conoscenza delle gesta di Matteo Messina Denaro, sarebbe stato molto utile se ne avesse parlato nel 92 anziché dire che il capo di ‘Cosa nostra’ era, neanche il padre Francesco , ma Agate Mariano>>
Poche parole – continua Giuseppe Ciminnisi – per mettere a nudo una verità che non si comprende per quale ragione debba essere coperta dall’omertoso silenzio di quell’antimafia parolaia – e da una certa stampa che si autodefinisce antimafia – che delle passerelle ha fatto la propria ragione di esistere: l’ipotesi di un depistaggio antecedente alle stragi!
Come familiari di vittime innocenti di mafia, ci sentiamo traditi. Ci sentiamo traditi dal fuoco amico di chi in questi anni ha evidentemente fatto finta di chiedere verità e giustizia, e oggi, con un’assordante silenzio, continua a rendersi complice di un eventuale depistaggio più grave di quello messo in atto dal falso pentito Vincenzo Scarantino. Un depistaggio funzionale al compimento delle stragi.
<<Perché – ha proseguito il Dott. Paci nella sua requisitoria – il signor Calcara abbia voluto indirizzarci verso qualcosa che non era storicamente preciso e perché non abbia voluto riferire del signor Matteo Messina Denaro quando era il momento di riferire, questo forse potrebbe essere la spiegazione di tante vicende e anche un punto d’ interesse per le future indagini>>
Nell’esprimere la nostra vicinanza ai familiari del Giudice Borsellino, in particolare alla Dottoressa Fiammetta Borsellino che con grande coraggio e determinazione continua a chiedere che venga fatta piena luce sul depistaggio sulla strage di via D’Amelio e sulle responsabilità di chi se ne rese complice, vogliamo auspicare che le parole pronunciate dal Dottor Paci, siano prodromiche alla spiegazione di quelle tante vicende e a quel punto d’interesse per future indagini alle quali ha fatto riferimento il magistrato.