Nunzia e Benedetto sono i fratelli meno noti dei due boss stragisti di Cosa nostra Filippo e Giuseppe Graviano.
Mentre Filippo e Giuseppe stanno scontando, in regime di 41 bis, la pena dell’ergastolo per le stragi del 1992 e per l’omicidio di don Pino Puglisi il 16 dicembre 2017 Nunzia e Benedetto sono stati rinviati in appello dalla Cassazione con l’accusa di associazione mafiosa.
E’ opportuno ricordare la relazione dei fratelli Graviano e la mafia di Castelvetrano, dimostrata anche dalle dichiarazioni del pentito Ciccio Geraci. Il trade union di questo asse, oltre all’amicizia dimostrata tra, Ciccio Messina Denaro e Totò Riina è da ricondursi all’abile Filippo Guttadauro, esponente, come i Graviano, della famiglia di Brancaccio e attualmente in carcere. I Graviano , condannati per le stragi ,erano “mafiusi sperti” e, tramite Guttadauro cognato di Matteo Messina Denaro, portano la scuola mafiosa dei corleonesi già negli anni 80. Soldi e potere . Un connubio che è fondamentale per i clan che vogliono emergere. E’ da capire, attraverso certe vicende, la capacità della Mafia “sperta” di trovare sempre soluzioni alternative agli affari, prima che lo Stato arrivi. Dalla mafia degli appalti e del pizzo a quella delle società che vanno sui mercati emergenti. Già nel 2006 la famiglia Graviano aveva messo le mani nelle scommesse
Le attività di famiglia e le diversificazioni
Nunzia, che vive a Roma assieme a Benedetto e alla loro madre, aveva subito una condanna giudicata dalla corte d’appello di Palermo dopo avere già ricevuto , sempre in secondo grado, una condanna di tre anni di reclusione, contro i quattro comminati al fratello. Un giudizio rinviato dalla Cassazione.E’ stata assolta nel dicembre del 2017. Difesi dall’avvocato Restivo, secondo l’accusa i due avrebbero continuato a gestire il mandamento di Brancaccio per conto del fratello Filippo.Si attende la Cassazione ancora una volta per il giudizio finale
La sorella del boss viene ripresa in un video mentre si riunisce assieme agli altri capi mafia di Brancaccio. Considerata la donna manager di Cosa nostra, arrestata nel novembre 2011 nell’ambito dell’operazione Araba Fenice, Nunzia ha già scontato una precedente condanna per mafia.
Gli affari della Diapason 2007 srl
Da una visura camerale risulta che Nunzia Graviano, come già emerso nell’operazione Araba Fenice, è stata fino al gennaio 2018 titolare del 50% della Diapason 2007 srl, società con sede a Roma in Via Monte Bianco n.91.
Nello Statuto della Diapason 2007 si legge come l’oggetto sociale della società sia stato quello della gestione, del franchising, della concessione in gestione e l’acquisto di bar, gelaterie, la gestione di esercizi specificatamente individuati in ristoranti, pizzerie, rosticcerie, tavola calda, night club, pubs, birrerie, enoteche, tearoom.
A questi vanno poi aggiunti gli esercizi per la vendita di generi alimentari, freschi e surgelati, nonché macellerie, pollerie, pescherie, frutterie, articoli casalinghi per l’igiene e per la casa, market, supermarket, automarket, pasticcerie, panifici e panetterie, paninoteche, cornetterie.
E ancora le attività relative alla produzione, al commercio e alla distribuzione, sia all’ingrosso che al dettaglio, con vendita e somministrazione di alcolici e superalcoolici, oltre a forniture di catering per servizi mensa e ristorazione in genere anche a domicilio.
Ma anche la gestione di alberghi, villaggi turistici di tipo alberghiero, ostelli della gioventù, rifugi montani, residence, case ferie, impianti termali, agriturismo, camping, stabilimenti balneari, discoteche, parchi e parchi giochi, il tutto sia in conto proprio che di terzi, nonché tabaccherie con articoli per fumatori, valori bollati, riviste e giornali, enalotto, superenalotto, totocalcio.
Da una visura camerale risulta come l’altro socio al 50% nonché amministratore unico della Diapason 2007 srl sia stato Salvatore Bottone.
A partire dal 9 febbraio 2018, data di iscrizione sul Registro Imprese della procedura, la Diapason è in stato di liquidazione e la persona incaricata di assumere il ruolo di liquidatore risulta essere sempre Nunzia Graviano, investita anche del potere di rappresentanza nei confronti dei terzi.
Da un’ulteriore visura relativa all’amministratore Salvatore Bottone, risulta in effetti come a far data dal 2 febbraio 2018, data di registrazione dell’atto, questi abbia cessato la carica di amministratore unico della Diapason 2007 srl.
Originario di Napoli, Bottone attualmente risulta essere titolare di ELETTROMANIA, società individuale con sede a Roma specializzata nel commercio al dettaglio di PC, periferiche, attrezzature per le telecomunicazioni, nonché elettronica di consumo, audio e video.
Sempre Bottone risulta essere stato titolare di quote nelle seguenti società:
Auto Europea 92 sas, una rivendita di auto usate con sede a Napoli, e la Piadina Romagnola & C, sas, attività dedita alla ristorazione con sede in Roma. Entrambe queste ultime risultano attualmente cancellate dal registro delle imprese.
Il senso di Benedetto Graviano per il gioco
Anche l’altro fratello Benedetto Graviano ha esercitato per un certo periodo un’attività imprenditoriale a Roma. Da una visura risulta infatti come questi abbia avuto una particolare passione per il gioco e le scommesse online, essendo stato titolare di partecipazioni in diverse società che operavano nel ramo.
Facciamo riferimento alla GB Scommesse srl, società iscritta nel registro imprese il 5 maggio 2006 con un capitale sociale dichiarato di 100 mila euro, e della quale Benedetto risulta essere stato titolare di una quota pari al 88,64%, per un valore pari a 88.640 euro. A far data dal 24 novembre 2006 la società suddetta risulta essere in liquidazione. Da notare come il capitale sociale, trattandosi di una srl dove il limite richiesto di sottoscrizione è pari a 10 mila euro (corrispondente ai venti milioni delle vecchie lire), risulta essere stato particolarmente elevato (100 mila euro).
La seconda società della quale il fratello minore del boss di Brancaccio Filippo Graviano è stato azionista è la GB Oreto scommesse srl. Si tratta di una società a responsabilità limitata a socio unico di cui Benedetto ha posseduto, a far data della iscrizione sul registro delle imprese del 5 marzo 2009, l’intero capitale pari a 50 mila euro. A partire dal 14 novembre 2011 la società risulta essere in liquidazione.
In ultimo , una società, della quale Benedetto Graviano risulta ancora essere stato titolare di una quota del 10%. Si tratta della SGBET srl, con capitale sociale di 10 mila euro interamente versato, la cui data di iscrizione sul Registro delle Imprese è il 12 dicembre 2006 e la cui sede legale è in via Francesco Cornaro 15 a Roma. L’attività commerciale invece ha sede in via Zoe Fontana n.220 Ed B/2 (zona Tiburtina-Salone). All’atto dell’iscrizione la quota detenuta da Benedetto risultava essere pari al 40% del capitale, per un valore di 4 mila euro.
Oggetto dell’attività è quella di lotterie, scommesse e case da gioco, con un unico lavoratore dipendente dichiarato. Da notare come tale oggetto sia stato desunto dallo statuto depositato presso l’archivio del Registro, posto che questo non risulta essere stato dichiarato all’atto della registrazione. Essendo del 2011 l’ultimo atto societario in corrispondenza del quale Benedetto Graviano risultava ancora far parte della compagine societaria, l’ultimo bilancio presentato indicato dalla visura a lui relativa è quello del 2010.
Con un totale attivo al 31/12/10 2010 pari a 465.340 euro ed una perdita per lo stesso esercizio pari a 115.544 euro (l’anno precedente era stata di 97.032) ciò che balza subito agli occhi scorrendo le varie voci del bilancio è l’estrema liquidità sui cui la srl ha potuto contare. Infatti, alla voce attivo circolante disponibilità liquide, partendo da una consistenza iniziale di 140.975 euro si passa ad avere nel corso dell’esercizio un incremento di 877.020 euro, per poi arrivare sempre nello stesso esercizio ad un decremento di pari entità: 872.725 euro.
Se nel 2010 i ricavi dell’attività ammontavano a 576.924 euro l’anno precedente essi erano stati pari a 1.269.402, mentre nel 2008 raggiungevano la cifra considerevole di 1.535.627 euro.
Dunque dal 2008 al 2010 il volume di affari della srl si sarebbe ridotto di circa un terzo, passando da 1.536.627 a 576.924 euro.
Altro elemento degno di nota è l’estremo ricambio all’interno della compagine societaria. Al momento della costituzione i soci risultavano essere:
Graviano Benedetto, con il 40% del capitale, e Sansone Palmina con una quota del 25% (30% sottoscritto ma solo 25% versato).
Il restante 35% del capitale è stato inizialmente versato nelle casse della srl.
Originaria di Cosenza (Falconara Albanese) Palmina Sansone oltre che nella SGBET srl (10%) ha in precedenza detenuto diverse altre quote societarie. Tra queste ricordiamo fino all’aprile 2013 la titolarità del 51% della Defendi srl, società fallita nel 2011 attiva nella compravendita immobiliare e nell’investimento in immobili strumentali per natura da destinare alla locazione.
E ancora fino all’ottobre 2011 il 100% delle quote della BETIS srl, una srl a socio unico Punto di raccolta scommesse SNAI su eventi sportivi, ippici con sistemi di gioco VLT-spielo (Video lottery) e VLT-novo ech SNAI.
Quindi la BREMA srl, societa’ della quale fino all’ottobre 2014 la Sansone ha posseduto il 50% delle quote. Si tratta anche in questo caso di un punto di raccolta di scommesse SNAI su eventi sportivi e gare ippiche, nonché centro per sistemi da gioco VLT-spielo.
In ultimo segnaliamo la titolarità, fino all’ottobre 2014, del 25% delle quote della LILLE srl, punto di raccolta scommesse SNAi su eventi sportivi e gare ippiche, con la disponibilità di sistemi di gioco VLT-spielo.
Una strana coincidenza
Sarà sicuramente una coincidenza, ma forse no. Come abbiamo visto la SGBET srl, la società di scommesse di cui Benedetto Graviano ha posseduto fino all’ottobre 2011 il 10% del capitale, ha sede a Roma, in via Zoe Fontana n.220 (Ed B2).
Ora, si da il caso che sempre in via Zoe Fontana, e sempre al civico 220, abbia avuto sede la Arc Trade srl. Dichiarata fallita nel settembre 2012 a seguito di un’inchiesta condotta dalla Procura di Roma per bancarotta, riciclaggio e frode fiscale, la società è stata letteralmente svuotata attraverso una serie di false fatture emesse da società di comodo.
Società tutte intestate a personaggi vicini al principale azionista della Arc Trade, quel Marco Iannilli di professione commercialista, coinvolto anche nell’inchiesta Phuncard-Broker assieme a Gennaro Mockbel.
E proprio l’aver preso in prestito da quest’ultimo 7 milioni di euro, di seguito investiti nella società Digint, avrebbe messo il professionista romano nella condizione di dovere subire dal Mokbel pesanti minacce, tanto da dovere ricorrere alla protezione di Massimo Carminati.
La Arc Trade, che aveva come socio di maggioranza Iannilli all’85%, oltre a David Romano e Alessandro Corcioni entrambe con una quota del 7,5%, aveva quale oggetto sociale la produzione di studi di fattibilità nonché l’ideazione e realizzazione di impianti hardware, software, oltre a quella di sistemi multimediali.
Iscritta sul registro imprese nel novembre 2011, nel 2008 la società fa registrare un valore della produzione pari a 1.423.732 euro, oltre ad utili per 4.562 euro. Ma è nell’esercizio successivo, quello del 2009, che la srl fa letteralmente il “botto”, registrando ricavi per 23.792.281 euro e utili per quasi mezzo milione (495.271 euro).
L’exploit notevole è dovuto ai lavori in subappalto (senza gara) ricevuti dalla Selex Sistemi Integrati spa del gruppo Finmeccanica, la quale a sua volta riceveva commesse direttamente dall’ente di controllo di volo, ENAV, la cui maggioranza azionaria (53,37%) è detenuta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEDEF).
E chiaro che questi risultati non sarebbero stati possibili senza la complicità di qualche grosso dirigente di Finmeccanica. In alcune carte si addebitava alla Arc Trade i costi della casa in affitto ai Parioli di un dirigente così come quelli di ristrutturazione dello stesso immobile. Più che una società una mucca da mungere, per usare le parole del ras delle cooperative rosse di Mafia Capitale.
Interessanti le motivazioni giustificative della perdita d’esercizio indicate nella nota integrativa al bilancio presentato nel dicembre 2010: “La perdita d’esercizio è riconducibile sostanzialmente al notevole decremento del fatturato, la cui causa principale è sostanzialmente individuabile nelle problematiche (sembra la battuta di un film di Carlo Verdone) emerse a seguito dell’Audit interno “ingiustificato” eseguito da ENAV nei confrontai di Technosky srl, società partecipata al 100% da ENAV e nostro principale cliente, e conseguentemente nei nostri confronti, che ha bloccato le commesse in corso causando difficoltà operative gravissime che non ci hanno consentito una regolamentazione funzionale della nostra gestione, alterando in negativo e senza possibilità di ripresa i risultati economici dell’azienda”. Saranno tutte coincidenze?. Giovanni Falcone diceva sempre: “per colpire i mafiosi e i loro alleati occorre seguire i soldi”
Fonte : Claudio Meloni
Il Circolaccio