Ad ogni iniziativa della magistratura ci dicono che “il cerchio si stringe”. Però il boss resta sempre latitante
Lo dice Giuseppe Del Basto DI “Buttanissima Sicilia”
Non è quello che spesso viene definito da alcuni operatori mediatici, il piagnisteo di gente di Castelvetrano. Un articolo lucido ed estremamente attuale e che tiene conto del caro prezzo che sta pagando la città ,per oltre 25 anni di attacco al boss. Attacco che ha prodotto anche danni inutili alla città, nel tentativo di fare terra bruciata al boss
Per combattere la mafia bisogna per forza schierarsi?
Esiste anche gente che è schierata con la Costituzione e si riconosce solo nella forza del diritto non inquinato da interessi politici o di altra origine. Più volte si è detto della stanchezza dei castelvetranesi che da oltre 25 anni sono al centro dell’azione investigativa dello Stato con l’obiettivo di catturare il boss Matteo Messina Denaro. Azioni investigative che di certo hanno tolto ossigeno alla famiglia mafiosa locale. Cosca locale che ancora, nonostante l’uso di bombe atomiche, non hanno aperto le porte al ritrovamento del boss. L’azione di repressione non ha sortito l’effetto desiderato. Molti castelvetranesi che non hanno mai trovato interessante dialogare con i mafiosi e neanche con politici o professionisti loro amici si sentono ormai senza speranza. E , ormai, nei bar si aspetta l’ulteriore operazione “terra bruciata” che non vedrà Matteo Messina Denaro in carcere. Forse, in tutti questi anni i veri amici di Matteo, esclusi i parenti e compari non sono stati toccati. Quei sodali che hanno trovato vantaggio dalla sua latitanza e che magari hanno tesori nascosti chissà dove. La cosa strana e che a Castelvetrano, nonostante l’azione forte dello Stato non c’è stato un pentito in grado di farlo trovare. Se ad una persona gli togli tutto dovrebbe tradire anche nel mondo mafioso. Invece, su Messina Denaro questo non è ancora successo. Gente distrutta per essere stato suo fiancheggiatore o presunto tale, e tutti rimangono zitti. Oppure, sono altri che sanno dove si trova e non sono stati ancora toccati
Scrive Del Basto sulla Terra Bruciata di Castelvetrano:
Non c’è arresto o sequestro che non venga sbandierato come l’ennesima tappa di un cerchio che si stringe ogni giorno di più. Stringi, stringi ma il boss resta latitante. L’ultima confisca ha colpito nei giorni scorsi gli imprenditori Francesco e Vincenzo Morici, padre e figlio. Allo Stato sono passati beni per 21 milioni di euro.
Delle due l’una: o il cerchio era larghissimissimo oppure non è vero che si stringa per come si dice. In compenso senza il capomafia di Castelvetrano il lavoro investigativo perde l’appeal necessario per finire in prima pagina sui media nazionali o in onda durante i telegiornali delle 20.
Senza il boss di Castelvetrano di mezzo le notizie restano confinate alle cronache locali dal deserto Sicilia. Perché di deserto si tratta. Negli ultimi anni sono state sequestrate e confiscate centinaia di imprese edili, grandi alberghi, oleifici, strutture sanitarie, aziende vitivinicole, impianti di energie alternative, cooperative varie. Dov’è l’economia sana nel Trapanese? Boh.
Osservazione condivisibile.. Può essere che il grande Matteo Messina Denaro aveva le mani su quasi tutto e su tante altre realtà, magari vicine a certi potentati politici non ha mai messo le mani? Sono rimaste poche attività ancora non toccate da indagini o sequestri.
Castelvetrano è diventata un deserto con le luci virtuali dell’area commerciale. Il centro storico è quasi in agonia. I locali chiudono perchè non ci va più nessuno
Il Titolo di “Buttanissima” è appropriato. Anche per lo scioglimento del comune è stato adottato lo stesso criterio . Nel tentativo di “metterla” a qualcuno e non rovinare la carriera ad altri, è stato fatto passare il messagio che Matteo Messina Denaro avesse legami solo con certi politici mentre gli altri vicini a Minniti erano tutti vaccinati.E’ chiaro che a Castelvetrano non c’è stata una mafia qualsiasi. Dalla morte di Giuliano molte i punti rimasti oscuri sulla mafia locale. Ma quanto può sopportare una comunità una pressione investigativa e mediatica senza raggiungere lo scopo? Troppo tempo è trascorso. “6 anni di indagini, depistaggi, scelte investigative non funzionali e che paga il conto? La comunità di Castelvetrano e soprtutto dei ragazzi che si devono cercare il futuro altrove dovendo scrollarsi di dosso con fatica il marchio di “mafioso” perchè di Castelvetrano. La legalità deve affermarsi in tutti i territori e non solo a Castelvetrano. La mafia è un fenomeno diffuso in molte zone ma è a Castelvetrano che lo Stato sta giocando la partita più importante dopo Corleone. E se non dovesse vincerla questa partita? Cosa si farà? Si continuerà a bombardare il deserto? I mafiosi e i loro amici potenti locali è da tempo che hanno capito che qui i loro soldi non possono più stare. Forse lo avranno già capito quando è stato tolto tutto a Grigoli
A certe teorie su Castelvetrano, non ci crede più neanche il più giovane castelvetranese che comincia ad interessarsi di politica e che deve avere il coraggio di lottare con altri giovani, per sapere la verità di quanto fatto e sul perchè, in 25 anni di investigazioni antimafia Messina Denaro è ancora libero. Vorrebbero sapere perchè le inchieste non hanno toccato quasi mai , la politica e la burocrazia . La mafia ha messo le mani sul sistema economico quando giravano montagne di soldi. Lo ha fatto da sola o attraverso l’azione ad ampio spettro che aveva bisogno di politici, professionisti e tecnici?Tutti hanno parlato di colletti bianchi ma sono ancora tutti nei cassetti beati e tranquilli. Gli anni d’oro sono passati da tempo. Hanno provato, dopo l’arrivo del Governo Monti a gestire soldi ma non ci sono riusciti. Con 25 milioni di Euro di debiti , maturati negli ultimi anni, il comune è alla canna del gas e lo era anche prima. I veri mafiosi se ne intendono di queste cose. La pacchia era finita da tempo. Non si poteva giocare più con i bilanci
Scrive Ancora DEL BASTO
Molti dei beni apparterranno davvero a Messina Denaro, altri sono di sicuro dei suoi vecchi compari, ma la verità è che l’ombra del latitante ha fatto comodo a una generazione di boss per fare affari e soldi. E poi ci sono coloro che, non è da escludere, sono finiti dentro un gioco più grande di loro. Vittime inconsapevoli, ma non per questo incolpevoli, di quei contatti azzerati dall’operazione terra bruciata che si è fatta attorno a un capomafia che resta un fantasma in casa propria.
Sono stati arrestati sorelle, cognati, cugini di primo, secondo e terzo grado del latitante, ma di lui neppure l’odore. O meglio qualcosa si subodora, ma sembra la scia di un olezzo che arriva da lontano. La sua presenza resta impalpabile. Silenzio assoluto, almeno fino al prossimo blitz o al prossimo sequestro che sarà ricondotto al latitante. Perché, ricordiamocelo, il cerchio si stringe.
Tutte le colpe per il mancato arresto del boss sono state scaricate ai castelvetranesi. Questo concetto non è più utile alla cattura
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