La Mafia dei grandi appalti può funzionare senza la regia dei politici e dei burocrati?
I Morici negli appalti da decenni, insieme a progettisti e varie società
Tutti sapevano e tutti cercavano di acchiappare
I beni confiscati ai Morici ,ritenuti dagli investigatori appartenenti al cartello legato al boss latitante Matteo Messina Denaro e che per un decennio avrebbe condizionato appalti pubblici a Trapani, apre ancora una volta il capitolo poco esplorato dagli inquirenti e che potrebbe descrive quel rapporto pernicioso tra politici potenti , burocrati, progettisti con la camicia di seta, banche e mafia .
Negli ultimi 20 anni , i lavori pubblici più importanti come fatturato, sono stati realizzati tra Trapani , Marsala, Mazara del Vallo e Alcamo. A Castelvetrano e dintorni l’era ricca fu quella del post terremoto. Nel Belice sono arrivati molti soldi con i fondi comunitari e 488 per incentivare lo sviluppo. Soldi finiti in buona parte nelle maglie dell’asse mafio-politico-imprenditoriale. Molte le aziende finite sotto inchiesta e molte finite in Tribunale per fallimento
E’ sempre più evidente che, le grandi torte degli affari pubblici negli ultimi 25 anni siano stati gestiti attraverso una cabina di regia dove all’interno ogni attore interessato aveva il suo posto. Dai grandi lavori pubblici per infrastrutturazioni , alla sanità pubblica e privata e alle grandi speculazioni edilizie, in provincia di Trapani è stato tutto diviso secondo criteri di potere economico e mafioso. A questa gente non è mai interessato il piccolo lavoro comunale. Quelli li lasciavano ai piccoli pesci che si accontentavano delle briciole. Erano i grandi appalti che portavano “piccioli” .E li portavano a tutti. Imprenditori, politici, progettisti, consulenti, burocrati e mafiosi. Questo metodo lo hanno inventato i corleonesi. Nulla di nuovo. Angelo Siino, spiegò bene alla mafia trapanese come gestire i grandi affari e come corrompere politici e burocrati già negli anni 70 quando si cominciarono i lavoro dell’A29 e della diga Garcia. I Messina Denaro erano formati da Riina e lo fecero comprendere bene, il sistema, agli imprenditori e politici del Belice .a Trapani erano già “insignati” ma non erano nelle grazie dei coreleonesi. Furono necessari diversi omicidi per applicare il sistema
Poi , dopo le stragi ,i comandi decisionali per i grandi appalti passano da altri accordi. Matteo Messina Denaro , ricercato dovrà trovarsi altri canali e tutelare i suoi amici storici. A Trapani ci sono le banche e ci sono gli uffici che comandano . Senza autorizzazioni non si può lavorare. E’ evidente che la cabina di regia mafio-politica decide di differenziare il business secondo le esigenze del momento. A Castelvetrano crescono altri interessi: la grande Distribuzione, gli alberghi costruiti con soldi comunitari, la speculazione edilizia , il traffico di reperti archeologici. Nel giro di 10 anni a Selinunte e Triscina nascono oltre 4 mila posti letto . Tanti alberghi senza infrastrutture idonee A Trapani il potere dei grandi affari pubblici e anche delle speculazioni urbanistiche agisce su altri fronti
I Morici avevano società impegnate nel cantiere del porto di Trapani. Per gli inquirenti, nelle commesse venivano usati materiali non conformi, tali da pregiudicare la durata delle opere.
Sembra il segreto di pulcinella. Chi doveva controllare non lo faceva e il gioco è fatto. I burocrati rispondevano alla politica per certi incarichi e il cerchio si chiude
La cosa strana di tutta questa storia di mafia e appalti rimane quella che molti imprenditori vicini ai mafiosi o sono finiti in carcere o gli hanno tolto pure le mutande, ai politici, burocrati e progettisti neanche li sfiorano e per cui sono sempre nel giro
L’imprenditore non può essere considerato “vittima” . E’ certamente cosciente di quel che fa. Non può pagare solo l’impresa. Non ha senso. Se gli altri elementi sono ancora attivi cercheranno altri soggetti per riprendere il gioco. Magari un imprenditore in difficoltà ma con la fedina penale pulita e lo mettono in giro.
Non si possono fare lavori per centinaia di milioni di Euro senza la complicità pubblica. E’ una considerazione che anche un bambino farebbe. Occorre solo capire quanto c’entra la mafia e quanto l’atavica tendenza a “fottere” soldi con la corruzione da parte di certi politici e burocrati. Le campagne elettorali costano e anche le clientele costano. Negli USA i politici dopo due mandati si ritirano. In Italia e nel trapanese ci sono politici che da oltre 20 anni sono sempre li. o sono alla Regione, diventano presidenti di Provincia o si fanno un giro al Senato. D’alì e Turano sono stati entrambi presidenti della Provincia e in un periodo che, nel trapanese, sono arrivati soldi a palate. La politica trapanese ha avuto diversi politici di lungo corso. Anche Ruggirello, Papania , Gucciardi, Pellegrino ,Canino, Giammarinaro e altri, nel corso degli ultimi 30 anni hanno sempre condizionato la politica provinciale anche se non hanno mai avuto poltrone locali . E dietro di loro file di assessori, sindaci e consiglieri che si facevano “proteggere” politicamente. La buonanima dell’on. Culicchia si fece raccomandare da Raffaele Lombardo per chiudere la carriera nel 2008 . come vice di Turano alla Provincia. Giulia Adamo e Massimo Grillo pure essendo stati protagonisti della politica per molti anni si sono messi da parte. Sarà un caso che gira e rigira, alcuni potenti trovano sempre una poltrona e chiedono sempre voti per il potere?Troppi mandati non faranno montare la testa?
Lavori fatti male
Nel passato, smottamenti di un tratto della litoranea nord di Trapani e il danneggiamento dell’arco
storico di «Porta delle Botteghelle» hanno dato spunto agli investigatori, delle conseguenze tangibili della frode nelle pubbliche forniture e degli elementi di «pericolosità» insiti nelle grandi opere realizzate dalle imprese di Francesco e Vincenzo Morici, a cui oggi sono stati confiscati i beni .Secondo gli inquirenti, infatti, i lavori di riqualificazione della Litoranea Nord, aggiudicati nel luglio 2006 dai due imprenditori considerati vicini a Cosa nostra, quando d’Ali era presidente della Provincia con il sostegno del centro destra e di Mimmo Turano in particolare nella qualità di segretario UDC, sarebbero stati eseguiti in maniera anomala e difforme al capitolato d’appalto come documentano alcune riprese video terrestri e sottomarine dalla polizia. A Porta delle Botteghelle, l’associazione di imprese dei Morici avrebbe rimosso e abbassato il manto stradale sottostante per consentire il passaggio di escavatori di grandi dimensione invece di noleggiare mezzi meno voluminosi come imponeva il progetto esecutivo.
Sono stati realizzati dai Morici anche il ripristino della funivia Trapani-Erice, costato nel 2005 quasi 9 milioni di euro, e la costruzione della galleria di Favignana (appaltata tra il 2000 e il 2001 per un importo di 4 miliardi di lire quando presidente era Giulia Adamo) per cui i Morici avrebbero concordato una tangente di circa 80 mila euro con gli ex funzionari della Provincia arrestati nel 2003 per turbativa d’asta, Vito Giacalone e Giovan Battista Grillo. Nel «reticolo» di imprese utilizzate dai Morici figurarono tre società con sede a Roma: la partecipata «Coling spa», «Eumede – Società di consulenza e ingegneria srl» e «Trapani Infrastrutture portuali soc. consortile scarl». I sigilli, anche alle ditte Litoranea Nord scarl, La Funivia scarl, Sperone scarl e Torre ascensori scarl
Queste invece le quote societarie che finirono sotto inchiesta: quota della Coling spa della Trapani
Infrastrutture portuali; quota intestata alla Morici Francesco della Litoranea nord scarl; quota intestata alla Coling spa della Funivia scarl; quota intestata alla Coling spa della Sperone scarl, quota intestata alla Coling spa della Torre ascensori scarl, quota intestata alla Morici Vincenzo della Eumede srl; quota intestata alla Morici Vincenzo della Port service srl; quota intestata a Morici Francesco della Traghetti delle isola spa; quota intestata a Coluccia Lorena della
Touring service e consulting.
Agli atti dell’indagine ci sono anche dichiarazioni rese nel 2006 dall’imprenditore-collaborante Antonino Birrittella, il quale sostiene che la presenza dei Morici nei grandi appalti veniva vista come «un regalo del senatore D’Alì». Queste parole, secondo Birrittella, gli furono dette da un ingegnere di una delle ditte associate nella strutturazione del porto per gli eventi dell’Americàs cup. In un’intercettazione ambientale del 2001, agli atti del processo per concorso esterno in
associazione mafiosa a carico del senatore trapanese Antonio D’Alì, Francesco Morici avrebbe detto all’imprenditore valdericino Tommaso Coppola, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa: «qua ne ho un’altra… quella che il senatore mi ha promesso che me la faceva passare … quella di 20, 30 miliardi .. questa … la convenzione … questa per la cosa del porto». Il riferimento é a una presunta promessa, ricevuta dall’ex sottosegretario degli Interni, di agevolare una «convenzione» per alcuni lavori da effettuare al porto di Trapani.
Fonte: Edile territorio
Il Circolaccio