
Il cemento, tanto caro a mafiosi, politici, burocrati e imprenditori taroccati e’ stato l’ elemento fondamentale che ha unito gli interessi di cosche e imprenditoria nel Belice, con l’ avallo di istituzioni e tecnici consulenti. Il mercato del cemento e’ stato un pozzo senza fondo per decenni. Dalla costruzione della Diga Garcia, alla autostrada Palermo- Mazara del Vallo , alla ricostruzione di 12 comuni terremotati con annessi collegamenti stradali, alla grande stagione della speculazione edilizia , abusiva e lottizzata.
In tutto il Belice , dal 1970 al 1990 sono state costruite, Triscina compresa, oltre 30 mila abitazioni di cui il 50 % totalmente abusive
A queste vanno aggiunte le case della ricostruzione del terremoto.
Ogni giorno si muovevano centinaia di bitumiere.
Dal 1970 in poi, le famiglie mafiose del belice sguazzarono nel grande mercato del cemento con la super visione delle cosche palermitane.
Il potere politico, amministrativo e mafioso, trovava la sua sintesi a Palermo.Era nel capoluogo la sede del potere e da li doveva partire tutto.
Le aziende vicine a Riina, ai Salvo di Salemi e alle famiglie del Belice dovevano lavorare. Non c’ era scampo. Chi si opponeva moriva.
Milardi di metri cubi di cemento che diventavano miliardi di lire.
I Cassina di Palermo, furono autorizzati alla costruzione dell’ autostrada A/29. Tutto quello che era in zona dovevano acquistarlo nelle aziende amiche di mafiosi e politici coinvolti.
Stessa cosa vale per la Saiseb che farà molte opere pubbliche nel Belice con la simpatia dei Salvo di Salemi e di Angelo Siino, amico di Riina e di Giovanni Brusca. Siino, non era uno qualunque. Era ” studiato” e sapeva come gestire gli affari. Dalle carte di informative fatte da poliziotti e carabinieri molto seri e non depistati, viene fuori uno tacito collegamento di affari tra , Angelo Siino, Filippo Guttadauro e Sarino Cascio.
Tre uomini d’ affari che sapevano gestire molti rapporti. Tre moschettieri della mazzetta facile e dalla capacità di tenere spesso a bada le armi di mafiosi istintivi e poco intelligenti. La linea dei soldi non cerca rumore. Ma il loro giro d’ affari, sebbene grande e ricco , viene superato dal traffico della droga e delle armi. La droga porta attriti.
Prima delle stragi del 1992 , la mafia del cemento andava a gonfie vele. I cementifici erano veri centri d’ affari. Sarino Cascio era lo stratega n. 1.
A Castelvetrano , nonostante le stragi di Capaci e Palermo, la mafia del cemento sembra non preoccuparsi.
Matteo Messina Denaro, giovane rampollo di famglia, biscazziere, latin lover e ” studiato” si dilettava a sparare quando serviva , senza pensare tanto a come far soldi. C’ erano suo padre, suo fratello e suo cognato che ci pensavano. Le guerre di mafia e gli omicidi, non fanno bene agli affari.Messina Denaro doveva allenarsi e lo fecero correre un po’ per diventare capo. Suo padre, con l’ aiuto di famiglie parlemitane, aveva tolto di mezzoil rivale, Lillo Santangelo ucciso a Palermo a soli 25 anni. Sbrigati alcuni affari di famiglia, a Castelvetrano si uccide solo per stretta necessità.
Ecco che nasce il metodo ” Castelvetrano” ovvero, poco rumore e molti soldi. Il primo progetto del silenzio mafioso , con la complicità di politici e consulenti anche massoni, nasce nel 1986, quando il vice questore di Trapani, Montalbano, scopre la loggia Scontrino a Trapani.
Troppi omicidi importanti. Troppi casini.
Qualcuno suggerisce la via del silenzio. Il cemento e gli appalti coinvolgono molti potenti.
Guarda caso, alla fine degli anni 80 ,nasce l’ Atlas cementi. Dietro c’ è Sarino Cascio già potente nel suo settore. La società nasce con Gianfranco Becchina, e altri. Dalle ultime indagini si evidenzia amche la presenza della famiglia Savalle.
Un mercante d’ arte finito sotto processo successivamente ,per traffico di opere archeologiche, che entra nel mercato del cemento? Perché nasce questa società? Che interessi aveva Cascio a fare una società con Becchina a Castelvetrano e Mazara del Vallo, che di cemento ne capiva quanto di calcio? Cascio, con le sue aziende , copriva ogni zona. Chi diede la stura? Quale notaio fece l’ atto? Tutti indizi importanti su cui i pm di Palermo non hanno mai indagato.
Eppure , nonostante i conflitti,la società nasce. Importa cemento greco. Dalla Grecia, il cemento veniva stoccato a Mazara del Vallo in silos al porto e poi trasferito nei luoghi di produzione di Mazara del Vallo e Castelvetrano, nella sede di Becchina ,in via Sapegno a due passi del quartiere Batia roccaforte dei Messina Denaro.Una domanda nasce spontanea: Mariano Agate, faceva passare tutto questo tesoro dalla sua città senza pretendere nulla? Noi non ci crediamo. Invece, crediamo ad una relazione di alcuni poliziotti che descrissero l’ operazione come l’ entrata ufficiale della mafia vicina a Toto Riina nel grande business del cemento. Dove andava a finire il cemento dell’ Atlas sarebbe una pista da seguire. Il cemento non parla ma potrebbe collegare tante vicende misteriose di Castelvetrano.
Dati storici di indagine , cronache dell’ epoca
GDF SEQUESTRA BENI PER OLTRE 100 MLD AI CASCIO Nel 1993
Il Gruppo investigazioni sulla criminalita’ organizzata (Gico) della Guardia di Finanza blocca il patrimonio costruito con la ricostruzione del Belice e gli appalti. Al boss Rosario Cascio sono stati sequestrati beni per oltre 100 miliardi di lire. Il nucleo di polizia tributaria di Palermoaveva ottenuto il sequestro , dopo un complesso accertamento che ha riguardato le attivita’ imprenditoriali e le disponibilita’ di Rosario Cascio, della moglie Maria Accardo, e dei fratelli Luigi, Vitino e Agostino Cascio, questi ultimi due rispettivamente già assessore al Comune di S. Margherita Belice e consigliere al Comune di Montevago.
Quella dei Cascio e’ una nota famiglia, originaria del Belice. Nato a Santa Margherita del Belice (Agrigento) il 3 ottobre 1934, Rosario Cascio, imputato per reati di mafia.
Rilevante per la sua ascesa verso la posizione di vertice dell’attivita’ imprenditoriale e nel meccanismo di controllo degli appalti pubblici in Sicilia, e’ la sua affiliazione alla famiglia Accardo di Partanna detta dei ” Cannata” che scatenò la guerra alla famiglia Ingoglia per il dominio assoluto nella zona.
L’operazione della Guardia di finanza , portò già allora,al sequestro di un complesso di quattro immobili, tre ville, nove fabbricati, oltre 200 ettari di terreno, 15 autovetture di grossa cilindrata, 12 societa’ e un’impresa individuale. Il patrimonio personale di Rosario Cascio, nonche’ quello intestato ai prestanomi, fu valutato intorno ai 70 miliardi delle vecchie lire,mentre quello gestito dalle sue imprese superava i 30 miliardi.
continua
Fonte : Adnkronos
Redazione
Il Circolaccio