I terribili 26 anni di latitanza del boss Matteo Messina Denaro
Dalla strage di Capaci all’uccisione del piccolo Di Matteo, dalla nascita della figlia agli arresti di parenti e fiancheggiatori, le tappe della vita criminale del boss trapanese, latitante dal 1993
MAGGIO/LUGLIO 1992
È una delle “menti” delle stragi di Falcone e Borsellino. Matteo Messina Denaro «partecipava e ideava un programma criminale teso a destabilizzare le istituzioni e concorreva a deliberare l’esecuzione del piano di uccisione del dottor Falcone». Non solo. «Entrava a far parte di un gruppo riservato creato da Riina e alle sue dirette dipendenze» per organizzare a Roma un attentato che aveva come obiettivi Falcone, l’allora ministro Claudio Martelli
e il conduttore televisivo Maurizio Costanzo. Il boss partecipa alla “missione” del commando che doveva assassinare Falcone a Roma, azione che la mafia voleva mettere a segno alla fine di febbraio del 1992, ma che fallì.Messina Denaro , secondo alcuni pentiti avrebbe documenti molto delicati sulla trattativa Stato- Mafia. Alcuni incontri, addirittura, si sarebbero tenuti nel 1992 a Castelvetrano, alla presenza anche di noti politici di allora. Matteo, era considerato “spertu” e capace di gestire operazioni delicate come le stragi. Con chi si è incontrato Messina Denaro? Chi teme la sua cattura?
LUGLIO 1992
Uccide nel trapanese una ragazza incinta, Antonella Bonomo, fidanzata del mafioso Vincenzo Milazzo di Alcamo, assassinato durante la guerra di mafia. La ragazza «era incinta ma Matteo non l’ha risparmiata» ha detto il collaboratore di giustizia Gioacchino La Barbera.
14 SETTEMBRE 1992
Sul litorale di Mazara del Vallo il boss tenta di uccidere il vice questore della polizia Rino Germanà con la
complicità di due corleonesi: Giuseppe Graviano, di cui è molto amico, e Leoluca Bagarella. Aprono il fuoco alle 14,15 mentre Germanà è alla guida della sua Panda. Affiancato da una Fiat Ritmo, il poliziotto è raggiunto di striscio da una scarica di lupara. Il funzionario frena e scende dall’auto: apre il fuoco contro i killer e scappa verso la spiaggia, mentre i killer continuano a sparargli con i kalashnikov. Gemanà riesce a mettersi a riparo e il commando fugge.
2 GIUGNO 1993
Inizia ufficialmente la latitanza del boss. La procura di Palermo chiede ed ottiene l’ordine di arresto di Messina Denaro, accusato di associazione mafiosa e di diversi omicidi. Lo accusa il collaboratore di giustizia Balduccio Di Maggio. Il boss trapanese però è già irreperibile.
MAGGIO/LUGLIO 1993
Matteo Messina Denaro è fra i mandanti e gli esecutori di diversi attentati organizzati da Cosa nostra. A Roma in via Fauro,
il 14 maggio, Cosa nostra tenta di uccidere Maurizio Costanzo. Seguiranno sette attentati nell’arco di 11 mesi, dieci morti, 95 feriti, danni al patrimonio artistico e religioso. A Firenze (27 maggio), viene fatto esplodere un furgoncino Fiat Fiorino pieno di tritolo: cinque vittime in via dei Georgofili, dietro gli Uffizi, decine i feriti.
Alle 23.14 del 27 luglio, in via Palestro a Milano,
una Fiat Punto esplode davanti al Padiglione d’arte contemporanea: cinque vittime e dodici i feriti. Poco più tardi due autobombe esplodono a Roma: davanti alla basilica di San Giovanni in Laterano e davanti all’antica chiesa di San Giorgio al Velabro: 22 i feriti e gravi lesioni alle due chiese.
23 NOVEMBRE 1993
Viene sequestrato da un commando di mafiosi il tredicenne Giuseppe Di Matteo, figlio del mafioso Santino, per tentare di bloccare la collaborazione dell’uomo con la giustizia. Matteo Messina Denaro oltre ad organizzare e deliberare il sequestro mette a disposizione, nel trapanese, i covi in cui il ragazzo viene tenuto segregato.
Dopo quasi tre anni di stenti, legato sempre alla catena, l’11 gennaio 1996 Giuseppe Di Matteo viene strangolato e poi sciolto nell’acido dai corleonesi.
23 NOVEMBRE 1993
Uccide a Trapani l’agente di polizia penitenziaria Giuseppe Montalto.
Il poliziotto prestava servizio nel carcere Ucciardone a Palermo, nella sezione in cui erano rinchiusi i mafiosi sottoposti al 41 bis, e in quel periodo c’erano anche i boss Filippo e Giuseppe Graviano.
17 DICEMBRE 1996
Diventa padre, nasce Lorenza Alagna, avuta dalla relazione con Franca Alagna. La donna e la bimba vengono accolte a casa della madre del boss, con la quale convivono fino a quando la ragazza non diventa maggiorenne.
30 NOVEMBRE 1998
Muore durante la latitanza, per cause naturali, il boss Francesco Messina Denaro, 78 anni, padre di Matteo. Il suo corpo viene fatto trovare nelle campagne di Castelvetrano.
GIUGNO 1999
Gli investigatori sono ad un passo dal catturare Matteo Messina Denaro, ma
il boss si accorge – o riceve una soffiata – che davanti al suo covo a Santa Flavia, a due passi da Bagheria, è stata piazzata una telecamera e quindi riesce a fuggire indossando una parrucca bionda da donna.
Arrestato Salvatore Messina Denaro, fratello del latitante. Finisce in carcere dopo la condanna in appello per varie accuse legate al boss ricercato.
20 FEBBRAIO 2004
Arrestato Salvatore Messina Denaro, fratello del latitante. Finisce in carcere dopo la condanna in appello per varie accuse legate al boss ricercato.
18 LUGLIO 2006
Vengono trovate numerose lettere di Maria Mesi, amante del latitante, durante una perquisizione
a casa di Filippo Guttadauro, arrestato per associazione mafiosa e considerato il “portavoce” di Matteo Messina Denaro.
DICEMBRE 2006
Decine di poliziotti circondano una casa di campagna a Castelvetrano nel tentativo di arrestare Messina Denaro.
Il blitz viene effettuato da agenti del Servizio centrale operativo della polizia, in collaborazione con i servizi segreti. L’irruzione viene effettuata nella casa
di campagna di un pregiudicato di Castelvetrano mentre si trovava riunito a pranzo con i propri familiari. Del latitante, però, nessuna traccia. Gli investigatori avevano puntato all’abitazione del pregiudicato dopo aver ricevuto la segnalazione dai servizi segreti.
20 DICEMBRE 2007
Viene arrestato Giuseppe Grigoli, prestanome di Matteo Messina Denaro, considerato il re dei supermercati in Sicilia, ma anche uno dei più facoltosi imprenditori dell’isola. I suoi beni vengono confiscati. Le catene di grande distribuzione alimentare messe in piedi in Sicilia dal boss sono state una forma di finanziamento per Cosa nostra, ma anche un modo per offrire lavoro.
In questo modo la mafia ha continuato
a sostituirsi all’imprenditoria sana
e a guadagnarsi il consenso della popolazione.
15 MARZO 2010
Vengono arrestate 19 persone accusate di essere fiancheggiatori del latitante, fra loro Salvatore Messina Denaro, fratello del boss e il cognato, Vincenzo Panicola.
GIUGNO 2010
I servizi segreti mettono una taglia da un milione e mezzo di euro per chi riesce a dare notizie sul latitante.
13 DICEMBRE 2013
Viene arrestata Patrizia Messina Denaro, sorella del latitante. Con lei il nipote Francesco Guttadauro, e altre 28 persone, fra cui sei donne, che fanno parte della cerchia mafiosa del boss. Lei condannata a 13 anni, lui a 16.
19 DICEMBRE 2014
La leadership del clan passa a un altro parente del latitante, si chiama Girolamo Bellomo, detto Luca, che viene arrestato. È il marito dell’avvocato Lorenza Guttadauro, nipote di Matteo Messina Denaro. La penalista è figlia di Rosalia Messina Denaro e di Filippo Guttadauro, fratello dell’ex capomafia di Brancaccio Giuseppe Guttadauro.
13 MARZO 2018
Arrestato
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Secondo gli inquirenti era il collegamento tra Cosa Nostra e tutti gli appalti delle rinnovabili nel Mezzogiorno
il “re dell’eolico” o il “signore del vento”. L’imprenditore trapanese è finito in carcere insieme ad altre 11 persone sospettate di aver coperto e finanziato la latitanza del boss ricercato.
Fonte : L’Espresso
Il Circolaccio