Correva l’anno 1984′ quando il commissario Corrado Cattani, interpretato da Michele Placido faceva l’ingresso nelle case degli italiani con la Piovra, dieci miniserie terminate nel 2001. Un viaggio che attraversava tutti gli affari delle mafie per toccare temi quali la loggia massonica, la corruzione, la concussione e che ha tenuto ben 15 milioni di italiani incollati davanti il televisore.
Poi si è arrivati al 1992′ l’anno delle stragi di Capaci e via D’Amelio e arriva il primo film che racconta la storia di Falcone. E’ 1993′ a interpretarlo è sempre Michele Placido diretto da Giuseppe Ferrara. Ma anche nel mondo televisivo e cinematografico Borsellino sembra aver un ruolo secondario. Il telespettatore dovrà attendere “Gli Angeli di Borsellino” regia di Rocco Cesario per rivivere la strage di via D’Amelio e quei fatidici 57 giorni che intercorsero con quella di Capaci, entrando quasi in un rapporto empatico con i ragazzi della scorta, messi in scena come qualsiasi figlio o figlia di una famiglia italiana chiamata a confrontarsi con il dolore.
E questo l’istante in cui l’antimafia televisiva prende il sopravvento. E così che le reti Fininvest poi Mediaset, dopo anni misero in cantiere ( forse presa d’invidia dall’ampia produzione delle Reti monopolio di Stato, la serie di due puntate ” Paolo Borsellino” regia di Tavarelli il cui protagonista principale è interpretato da Giorgio Tirabassi. Qui ne esce un Borsellino centrale e umano, dove l’amore per la famiglia e l’amicizia fraterna per Falcone prendono il sopravvento. Ebbene anche questa volta le stragi, Cosa nostra, le scene di sangue, continuano a coinvolgere registi, attori e spettatori. Una voglia spasmodica di verità che trova un appiglio nella cattura di Bernardo Provenzano, 11 aprile 2006 ma prima ancora il 15 gennaio del 93′ di Riina.
E allora per non cadere nel solito connubio fiction- eroi positivi- mafia arriva la svolta, senza questo non aver alimentato critiche tra giuristi, familiari di vittime autorevoli giornalisti, registi ecc.
E’ il 2007 ed è la volta di mettere in scena i cattivi, gli anti eroi per eccellenza, sulla scia dell’inchiesta a firma D’Avanzo – Bolzoni arriva il “Capo dei Capi” dove nella lotta tra il bene e il male sembra che tutto sia riconducibile alla figura apicale e sanguinaria di “Totò U Curto”. Si pensava che gli italiani fossero stanchi della solita solfa e invece come ebbe a sottolineare l’entourage Mediaset, si registrarono (oltre 7 milioni e il 31.10% di share).
Accanto a Riina l’amico Provenzano protagonista di due fiction una Rai e l’altra Mediaset con l’interpretazione la prima di David Coco e per Canale5 di Placido, a concludere il filone “eroe negativo”.
In mezzo a questo escusur una riflessione va fatta, siamo nel 2018 e solo a Palermo a pochi chilometri sono stati girati ben tre film su vittime di mafia, andate in onda nella serie ” Liberi sognatori” , dal giornalista Mario Francese, passando per Libero Grassi e Emanuela Loi e Renata Fonte . Storie sempre costruite a misura del piccolo schermo forse per raggiungere più pubblico possibile rispetto al cinema che ha visto come grande successo ” La mafia uccide solo d’estate” di Pif.
Ma al di la dello strumento di divulgazione mafia e fiction sono andate sempre a braccetto nella storia e nella sceneggiatura anche a volte con la scelta dei personaggi. Ricordiamo il famoso ” Mary per sempre” tra i protagonisti Francesco Benigno, slavato dalla strada e diventato attore.
E sul tema è intervenuta in una recente intervista rilasciata al giornale ” Secondo Tempo” il regista Franco Maresco.” A cavallo degli anni 80′ e 90? non esisteva un film senza Enzo Castagna: con Ciprì gli dedicammo un cortometraggio ” Enzo domani a Palermo” . Era il numero uno nel gestire le comparse, dal Padrino film di Damiano Damiani, alle Piovre. Finì in galera per rapina oggi è ammalato ma sul set per anni gestiva gli uomini del quartiere Noce di Palermo, tanto caro a Riina, portava le facce migliori, le più carognesche. Ecco il paradosso il cinema antimafioso si è sempre servito di comparse che provenivano da un brodo di cultura mafioso, e le produzioni romane lo sapevano. Mi fa incazzare questa ipocrisia cinema e criminalità hanno sempre vissuto in simbiosi. E’ un’ipocrisia scoprirlo oggi”.
Un matrimonio mondo dello spettacolo e mafia che fin ora ha dato i suoi frutti ma che sembra che adesso abbia bisogno di nuova linfa, magari raccontando storie di eroi dimenticati per davvero, un modo per non andare in soffitta e rimanere sulla cresta dell’onda.
Fonte : Sicilia Informazioni
Ambra Drago
Il Circolaccio