Rostagno, l’omicidio resta un mistero: assolto l’uomo accusato di essere il killer
Confermato in appello l’ergastolo per il capomafia Vincenzo Virga: è considerato il mandante. Ribaltato il verdetto su Vito Mazzara, ritenuto il sicario
Chi ha premuto il grilletto? Dopo 30 anni dall’efferato delitto, gli esecutori materiali non si conoscono
Trent’anni dopo, l’omicidio del giornalista sociologo Mauro Rostagno è ancora un mistero. La corte d’assise d’appello di Palermo conferma l’ergastolo solo per il mandante, il capomafia di Trapani Vincenzo Virga, ma assolve Vito Mazzara, che in primo grado era stato condannato a vita con l’accusa di essere il killer. “Sentenza illogica – dice la sorella del sociologo, Carla – sono delusa. C’era una prova scientifica contro Mazzara. Una traccia di Dna su un reperto di fucile ritrovato sul luogo del delitto”.
Per il collegio presieduto da Matteo Frasca, fu un delitto di mafia, ma restano ancora molti punti oscuri, che tanti anni di indagini non hanno ancora chiarito. Vincenzo Sinacori, fino agli anni 90 capo della famiglia di Mazara del Vallo, ha detto: “Rostagno è morto per le sue trasmissioni televisive, non perdeva occasione di attaccare Cosa nostra”. Francesco Milazzo ha aggiunto: “Il via per l’omicidio era partito dalla Provincia, perché il giornalista aveva toccato qualche nome importante nelle sue trasmissioni”.
All’epoca, il capo della provincia mafiosa di Trapani era Francesco Messina Denaro, uomo di tante relazioni nel mondo degli affari e della massoneria, prima di morire le ha trasmesse tutte al figlio Matteo, ricercato numero 1. Ecco perché la storia di Rostagno è ancora attualissima. Perché nei suoi telegiornali, il battagliero direttore di Rtc denunciava ogni giorno quegli intrecci di potere fra mafia, affari e massoneria che sono ancora i misteri della provincia di Trapani.
Negli ultimi giorni di vita, Rostagno si preparava a un grande scoop: si era fatto dare una telecamera portatile dai tecnici della sua emittente. La cassetta con le riprese la teneva chiusa in un cassetto, in ufficio. E aveva fatto anche una copia, la teneva in borsa: fu la prima cosa che i killer cercarono la sera del delitto dopo aver eseguito la condanna a morte. E lo scoop fu rubato.
Resta anche il mistero su chi abbia depistato per anni l’indagine sulla morte di Mauro Rostagno.
Mazara resta comunque in carcere, sta scontando l’ergastolo per l’omicidio dell’agente della polizia penitenziaria Giuseppe Montalto. I sostituti procuratori generali Nico Gozzo e Umberto De Giglio lo ritenevano responsabile anche del delitto Rostagno. La corte di appello depositerà le motivazioni dell’assoluzione entro novanta giorni.
Fonte: Repubblica
Il Circolaccio