La leggendaria lista della Commissione nazionale antimafia degli “impresentabili” candidati alle Regionali del 5 novembre potrebbe arrivare “la prossima settimana”. Lo ha reso noto il Presidente dell’organo parlamentare, onorevole Rosy Bindi, parlando ai cronisti a seguito del maxi-sequestro operato dalla Guardia di Finanza di Messina nei confronti della famiglia Genovese – con la contestuale notizia di indagine a carico di Luigi, figlio di Francantonio, neo-eletto a Palazzo d’Orléans con una valanga di preferenze (oltre 17.000).
Da destra a sinistra gli impresentabili con condanne sono ovunque
Da lunedì l’elenco dei candidati “a rischio” potrebbe essere finalmente diffuso. Era il 4 ottobre quando la Commissione annunciava che avrebbe vigilato sul voto siciliano, su richiesta del candidato presidente Giancarlo Cancelleri e dell’allora Presidente dell’ARS Giovanni Ardizzone. Dopo aver deliberato di intervenire, l’organo guidato dalla Bindi si era recato in missione a Palermo per audire Prefetti e presidenti di commissioni elettorali. Le indiscrezioni della seduta parlano di una quarantina di “impresentabili” al vaglio della Commissione, tra cui alcuni nomi inediti. Da allora, dell’elenco si erano perse le tracce. La Bindi aveva comunicato che non sarebbe uscito prima del voto, complice la farraginosità delle procedure.
Intanto le elezioni si sono svolte e gli “impresentabili” hanno cominciato ad essere indagati. Ad un ritmo vertiginoso, al punto che sono ben cinque (quasi) i deputati eletti all’ARS oggetto di indagini giudiziarie. Numero destinato ad aumentare se si guarda anche ai non eletti (l’elenco dell’Antimafia dovrebbe riferirsi a tutti i candidati). L’8 novembre è stato arrestato Cateno De Luca, eletto a Messina con 5.418 voti di preferenza nelle fila dell’Udc, Nello Musumeci presidente. Associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale l’accusa nei suoi confronti. 1.750.000 euro la cifra frutto del reato.
L’11 novembre viene indagato Edy Tamajo, eletto a Palermo con 13.984 preferenze con Sicilia Futura, Fabrizio Micari presidente. Il deputato è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale. Avrebbe pagato fino a venticinque euro per un voto. Il 14 novembre è il turno di Fabrizio La Gaipa, primo dei non eletti del Movimento Cinque Stelle ad Agrigento con 4.357 voti, Giancarlo Cancelleri presidente. L’aspirante deputato è accusato di estorsione. Il 15 novembre arriva una notizia di indagine a carico di Tony Rizzotto, eletto a Palermo con 4.016 nelle fila di Alleanza Siciliana, in quota Noi con Salvini, Musumeci presidente. L’onorevole sarebbe accusato di peculato per la gestione di un ente di formazione.
Il 17 novembre tocca a Giambattista Coltraro, candidato a Siracusa con Forza Italia, Musumeci presidente. L’ex deputato, non rieletto nonostante le 2.752 preferenze, è indagato insieme ad altre sei persone con le accuse di falsità materiale ed ideologica, abuso d’ufficio, soppressione di atti pubblici, uso di atti falsi e tentata truffa aggravata. Il 21 novembre viene indagato Riccardo Savona, eletto a Palermo con 6.554 preferenze con Forza Italia, Musumeci presidente. Savona è indagato insieme alla moglie per truffa e appropriazione indebita. Secondo i pm, avrebbe compiuto finte compravendite immobiliari intascando le caparre dei clienti. Ieri, infine, l’indagine a carico di Luigi Genovese. Che sarebbe il quarto o il quinto degli eletti all’ARS ad essere raggiunto da inchieste giudiziarie, a seconda della posizione di Rizzotto che non avrebbe ancora ricevuto l’avviso di garanzia.
Alle notizie di indagine andrebbero poi aggiunti i “casi” sollevati da alcune trasmissioni televisive, sui quali la magistratura ha aperto indagini. Il 7 novembre Striscia la Notizia solleva il caso dell’anziana interdetta fatta votare in una casa di cura di Sant’Agata Li Battiati, nel catanese, su cui la Procura di Catania indaga contro ignoti per i reati di falso e corruzione elettorale. Secondo le accuse di Enzo, figlio della donna, il voto sarebbe andato al candidato del PD Luca Sammartino, eletto con 32.623 voti nelle fila del PD.
Il 21 novembre Le Iene parlano invece di un caso di voto di scambio ad Acireale, ancora in provincia di Catania. Una persona viene mostrata nell’atto di pagare cinquanta euro per il voto al candidato Antonio Pio Castro, 1.437 voti di preferenza nella lista di Forza Italia. Sulla vicenda, la Procura di Catania avrebbe aperto un fascicolo. Questo il quadro sintetico di quanto accaduto nei circa due mesi di lavoro sugli “impresentabili” della Commissione nazionale antimafia. Chissà se da qui alla pubblicazione del leggendario elenco ci saranno altre notizie.