Assunzioni, prebende e vessazioni
Perché è stato bocciato il collegato proposto da Crocetta
Ufficio stampa e ticket, sanatorie e norme con copertura ‘fantasma’. L’impugnativa di Palazzo Chigi
Dentro quella legge, la presidenza del Consiglio dei ministri ha trovato di tutto: da assunzioni fuori regola, a potenziali prebende, da disposizioni che vessavano i cittadini a norme che somigliavano a mezze sanatorie. Per questo, nonostante avesse, in altre occasione, fatto passare indenni leggi regionali su cui si erano addensati serissimi dubbi dei tecnici dell’assessorato, stavolta Palazzo Chigi non ha potuto voltarsi dall’altra parte e ha impugnato la bellezza di undici articoli della “Finanziaria-bis”, il cosiddetto collegato.
I soldi non ci sono
Incostituzionali sarebbero, per il Cdm, norme di vario tipo: dalla creazione del nuovo Ufficio stampa della Regione, all’esenzione ticket per i minori in affidamento, dalla trasformazione dell’Arpa in un ente del sistema sanitario, passando per la creazione del comitato “Vie del vento” e la norma sui piani paesaggistici.
C’è di tutto, in quella legge. E i difetti sono tanti. Difetti che l’assessore all’Economia Alessandro Baccei ha legato in molti casi all’operato dei deputati e in particolare a quelli dell’opposizione, nonostante, a dire il vero, sia anche il governo, insieme alla commissione bilancio, ad avere il compito, ad esempio di verificare la “copertura finanziaria” delle leggi. E invece, alcuni articoli sono stati bocciati proprio per questo motivo. I soldi per finanziare quelle azioni non c’erano. È il caso ad esempio dell’articolo che riguardava i trasferimenti ai Comuni per i piani di dismissione dell’amianto e per quello che creava un fondo a sostegno delle imprese per la “defiscalizzazione”. Interventi che molti deputati, dopo l’approvazione della legge, hanno rivendicato come “grandi successi”. In questi casi, le somme per finanziarli erano state indicate dalla legge nel cosiddetto “Patto per il Sud”. Peccato che nell’elenco dei provvedimenti previsti dal Patto, quegli interventi non esistevano nemmeno.
L’Ufficio stampa “irregolare”
Bocciata anche la norma che prevedeva la creazione dell’Ufficio stampa della Regione, con tanto di assunzioni di nuovi giornalisti. L’articolo, così come è stato scritto, infatti, finisce per invadere la sfera esclusiva dello Stato: “La disciplina del trattamento economico dei pubblici dipendenti – ricorda il Consiglio dei ministri – è riservata alla competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile”. Impugnata anche la norma che prevedeva l’estensione dell’esenzione dei ticket per i minori affidati all’autorità giudiziaria: la norma esistente prevede l’estensione appunto per i piccoli al di sotto dei sei anni e di quelli affidati a famiglie con un reddito al di sotto di una specifica soglia. Il motivo dell’impugnativa? La norma approvata dall’Ars avrebbe finito per “ampliare ulteriormente il novero degli aventi diritto all’esenzione attraverso l’inclusione anche di quei minori per i quali il nucleo fiscale di appartenenza è facilmente individuabile”. Insomma, vengono inclusi anche i bambini “dati in affidamento o in adozione” e che “entrano a fare parte del nucleo fiscale dei genitori affidatari/adottivi e, pertanto, godono delle stesse detrazioni fiscali previste per i figli legittimi/naturali, alle medesimi condizioni reddituali”. Una norma illegittima anche perché la Sicilia risulta ancora impegnata nel Piano di rientro in Sanità e per questo motivo non può effettuare “spese non obbligatorie” aggiungendo ulteriori livelli di assistenza.
Bollo auto, “vessazioni” per i contribuenti
E tra le norme del “collegato” eccone anche una “vessatoria”. È quella che prevede una “procedura atipica di riscossione” per i siciliani che non hanno ancora pagato il bollo auto. La legge approvata prevedeva una “diretta iscrizione a ruolo delle domme dovute” per gli anni tra il 2017 e il 2019. Ma per il Cdm “non è legittimo l’intervento del legislatore regionale di prevedere procedure atipiche di riscossione della tassa automobilistica, omettendo la fase dell’accertamento, quale fase del procedimento impositivo prodromica alla riscossione coattiva, e riducendo cosi le garanzie partecipative in favore del contribuente. La norma regionale si pone pertanto in contrasto anche con le disposizioni a tutela del contribuente”. Una vessazione, appunto.
Il vento porta le prebende
Mentre Ars e governo si preparavano a “forzare la mano” sui contribuenti che non avevano pagato il bollo, discutevano e approvavano anche una norma che potenzialmente avrebbe potuto creare nuove prebende. È quella contenuta nell’articolo che istituisce le “Vie del vento”, un comitato promotore che avrebbe dovuto incentivare alcuni sport. Peccato che l’Ars (una norma, questa, apertamente sponsorizzata da pezzi del Pd, altro che opposizione…) si fosse dimenticata di specificare nella norma che la partecipazione al comitato dovesse essere gratuita, come la legge impone.
La “mezza sanatoria”
Avrebbe invece piegato le norme relative ai vincoli paesaggistici quella che prevedeva, nel caso di opere di “pubblica utilità realizzate da enti pubblici o società concessionarie di servizi pubblici”. La norma prevedeva una sorta di clausola che consentiva di “aggirare” i vincoli paesaggistici semplicemente aggiungendo la previsione di interventi di “mitigazione” dell’impatto sul paesaggio. Quale sarebbe stato il risultato? Lo spiega lo stesso Consiglio dei ministri: “Opere di potenziale forte impatto paesaggistico, quali i parchi eolici, gli impianti per produzione di energia idroelettrica, ma anche opere di ricettività turistico-alberghiera che fossero qualificate di pubblica utilità dalla legislazione regionale – si legge nell’impugnativa – risulterebbero, in base alla norma in esame, già autorizzate ex lege nel “se” possano essere realizzate, con svuotamento della pur necessaria autorizzazione paesaggistica (a valle del piano paesaggistico), in tal modo vincolata ad assentire l’intervento e, come detto, ridotta alla esclusiva possibilità di dettare misure di mitigazione”. Bocciata anche la parte della norma che destinava alla giunta regionale (cioè alla politica) e non ai tecnici il potere di “approvare” la richiesta avanzata.
E’ festa: ingresso libero sul demanio
Altra bocciatura su un tema non molto distante: quello delle concessioni del demanio marittimo. La legge regionale prevedeva che in caso di feste religiose o civili riconosciute dalla Regione, i canoni per l’utilizzo del demanio non fossero previsti. Tutto gratuito. Una norma illegittima, spiega il Cdm, visto che la Costituzione e il Codice della navigazione non prevedono “ipotesi di utilizzo gratuito del demanio marittimo da parte di privati”. Impugnata anche la norma che inserisce l’Arpa tra gli enti del sistema sanitario regionale (non è previsto un ente del genere nel Sistema sanitario nazionale) e la relativa norma che include anche il personale in comando tra i destinatati del contratto del comparto Sanità.
L’educazione fisica non è Sanità
E a proposito di Sanità, ecco anche la bocciatura della norma che prevedeva l’utilizzo dei laureati in Scienze motorie (o all’Isef) nelle strutture “sanitarie e sociosanitarie pubbliche e private sia ai fini del mantenimento della migliore efficienza fisica nelle differenti fasce d’età e nei confronti delle diverse abilità sia ai fini di socializzazione e di prevenzione”. Norma illegittima, spiega il Consiglio dei ministri: “I professori di educazione fisica, i cosiddetti diplomati Isef o i più recenti laureati in scienze motorie – si legge – in quanto operatori formati per il settore dell’istruzione e dello sport, non sono da equiparare ai fisioterapisti, che sono professionisti sanitarie”. È solo l’ultima, tra le centinaia di norme impugnate in questa legislatura di bocciature.
Fonte : Live Sicilia