Lo 007 arrestato svelò l’indagine sul superlatitante Messina Denaro
Due ordini di custodia per Marco Lazzari, accusato di complicità col clan siciliano Rinzivillo. A Bologna per anni, poi ai servizi segreti, per la sua stazza era il terrore dei balordi di piazza Verdi
Se le risultanze delle indagini saranno dimostrate , il quadro che ne viene fuori è agghiacciante
Servitori dello Stato che fanno il doppio gioco
L’agente segreto Marco Lazzari sapeva che il boss di Gela Rinzivillo che frequentava Castelvetrano, era ritenuto l’obiettivo principale per arrivare alla primula rossa
Ascolta bene — diceva al telefono l’agente dei Servizi segreti Marco Lazzari all’avvocato romano Giandomenico D’Ambra — ciò che prevedevamo è stato confermato da Cristiano… ti devi allontanare da zio per un periodo, io già ci ho parlato». Lo “zio” era il boss gelese Salvatore Rinzivillo. L’avvocato chiedeva: «Allontanarmi radicalmente?». Lo 007 dell’Aisi spiegava: «Eh sporadicamente, io già ci ho parlato, già gliel’ho detto che ti avvertivo… non è nulla di particolare, è solo un’attenzione… capito per il noto che stanno cercando giù, si so n’cafoniti, perché… poi ti spiego a voce, tanto ci vediamo… si sono n’cafoniti e dagli anni 80 fino ad adesso hanno… vogliono controllare tutti capito».
Il “noto che stanno cercando giù” è il superlatitante Matteo Messina Denaro, non hanno dubbi il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone e l’aggiunto Lia Sava. Lo 007 finito in manette due giorni fa aveva rivelato l’ultima indagine sulla primula rossa di Cosa nostra. E la soffiata l’aveva fatta proprio al boss che gli inquirenti speravano potesse portare a Messina Denaro, Salvatore Rinzivillo.
Ma come aveva fatto lo 007 Marco Lazzari ad avere quella notizia così riservata? Nell’intercettazione del Gico della Guardia di finanza di Roma, che risale al 10 marzo 2016, l’agente segreto parla di una «conferma» ricevuta da Cristiano, ovvero Cristiano Petrone, un suo collega carabiniere in servizio alla sezione Anticrimine di Roma. Ma in quel momento il Ros non sta indagando su Rinzivillo. E, allora, da dove arrivava per davvero la notizia sull’ultima indagine su Messina Denaro?
Per mesi, Rinzivillo è stato un “obiettivo” caldissimo. I finanzieri del Gico lo pedinavano fino alla casa romana del boss Giuseppe Guttadauro, suo fratello Filippo è il cognato di Messina Denaro. Rinzivillo andava anche a Castelvetrano. È il 18 agosto dell’anno scorso. Il boss gelese posteggia l’auto e si dirige a piedi verso il centro della cittadina. Prima entra per qualche minuto da un fotografo di via Milazzo, poi si avvia verso via Mazzini e «si ferma a parlare con un uomo rimasto non identificato che a sua volta era giunto a piedi», scrivono gli investigatori della squadra mobile di Caltanissetta guidati da Marzia Giustolisi. Impossibile pedinare il misterioso uomo incontrato da Rinzivillo nel dedalo di viuzze
del centro di Castelvetrano. Di certo, c’è solo che il padrino gelese è stato compagno di cella del fratello del superlatitante, Salvatore. Ma l’uomo dell’incontro non sembra Salvatore Messina Denaro. E allora chi è? Agli atti è rimasta la descrizione: «Un soggetto di carnagione scura, di corporatura esile, alto circa 1,70, dall’apparente età di 55/60 anni. Aveva un grosso cerotto bianco sopra il sopracciglio sinistro».
Fonte : La Repubblica