
L’ultima “trovata” per usare il brand “Messina Denaro ” arriva dal giornalista Klaus Davi che è stato consulente del governatore Crocetta.
L’ultima delle serie: “Messina Denaro è femmina”
Cazzate a gogo . Tutti a darsi visibilità, basta parlare del boss di Castelvetrano. Succedeva anche con Salvatore Giuliano negli anni 50. Tutti pronti a “sfruttare” il nome del latitante. Dai magistrati poco attenti, poliziotti in cerca di carriera ad abili scrittori e giornalisti, Messina Denaro un pò di gloria la offre a tutti. Una notizia di mafia vera o falsa non è notizia se non ci infili il nome del boss latitante da 25 anni.
Sul fronte delle indagini nessuna notizia seria. Probabilmente, si brancola nel buio dopo tutte le fesserie dette dal falso pentito Tuzzolino e a cui ha creduto Teresa Principato e alcuni PM antimafia. Giocate pure con il nome del boss, se vi fa piacere e vi porta vantaggi, sappiate però, che state giocando con la pelle di tanti giovani castelvetranesi che nessuna colpa hanno tranne quella di essere nati qui.
Cari “esperti di mafia” sappiate, anche se non ve ne importa un fico secco, che state giocando con le sorti di una comunità che è ormai piegata su se stessa, dopo le tante indagini, le milionarie confische di beni mafiosi finiti al fallimento , un comune commissariato e centinaia d’arresti, non sempre utili al tentativo di catturare il boss. Siete riusciti pure a far “bere” ai beoni che a Castelvetrano siamo tutti “vicini” al boss.
Del resto, dire così ,buttando fango su tutti, si possono aiutare i furbi potenti che continuano a gestire i grossi interessi del territorio probabilmente ,”futtennusinni” pure di Messina Denaro. Oltre agli operatori di marketing, sull’attività criminosa di “Matteo” ci ha “lucrato” e speculato anche la politica e l’antimafia vicina alla politica del Pd , di certa sinistra radicale e dell’ area populista.Tutti a cercare visibilità e nel concreto nulla, lasciando i castelvetranesi in braghe di tela e senza speranza. Come dire:”noi ci divertiamo ad usare il boss e il resto sono cazzi vostri”. I castelvetranesi onesti e stanchi di accuse vi chiedono di smetterla con questo sciacallaggio di bassa lega e se avete informazioni concrete, invece di far pubblicità inutile, suggeriteli agli inquirenti seri e che stanno veramente lavorando per arrestare questo infame delinquente
Klaus Davi. è uno degli ospiti fissi nei talk show. Tuttologo, polemista. Fa scena. Ed ha buone relazioni. Il suo mestiere è quello di esperto di comunicazione. In questa veste ha avuto alcuni incarichi. Per esempio ha assistito Rosario Crocetta, a Gela, quando il governatore era sindaco della sua città. Mafiaville aveva bisogno di uscire dall’incubo. Davi non ci andò gratuitamente, com’è normale che sia, ma non pare che abbia appesantito più di tanto il profondo rosso delle casse comunali.
La fama di Klaus è cresciuta. La sua prima cura è comunicare se stesso, tenere alta la visibilità. I talk sono un mezzo insostituibile per raggiungere questo obiettivo primario. Gli è andata bene finora. Ma ogni tanto ha bisogno di qualcosa di eclatante. Tutta salute per restare in cima.
E’ sua l’iniziativa di tapezzare alcune città importanti – Palermo fra queste – con dei manifesti, un po’ raffazzonati invero, che mostrano due volti di Matteo Messina Denaro: uno in sembianze naturali, l’altro acconciato con capigliatura e tratti del viso femminili. Lo scopo, riferito da Davi, sarebbe quello di permettere il suo riconoscimento nel caso in cui cambiasse i connotati di genere. Davi, infatti, ricorda che altri latitanti hanno usato questo espediente per non essere riconosciuti. E’ vero.
I manifesti sono stati regolarmente affissi, con l’eccezione di due città, per quanto ne sappiamo: la capitale, Roma, e Castelvetrano. Ci sarebbe stato un veto da parte delle municipalità. Motivo? Il dileggio degli omosessuali.
Ci siamo posti la domanda, se avesse ragion d’essere questa preoccupazione insorta a Roma e Castelvetrano. Confessiamo di avere qualche difficoltà nel condividerla. Se così fosse, dovremmo vietare agli uomini di indossare abiti femminili al fine di non turbare la suscettibilità dei gay. Ci sembra, bene che vada, eccesso di zelo. Che potrebbe nascondere altro. Che cosa? Non lo sappiamo. Mettersi di traverso da parte delle burocrazie è istintivo, non è detto che debba avere una spiegazione.
Davi, tuttavia, non ce la racconta giusta. Il suo espediente, non può non saperlo, ha anche risvolti diversi da quelli riferiti. Non si può fare un torto più grave ad un boss, specie se di vecchia generazione, che quello di mostrarlo come una “femminuccia”.
Pico della Mirandola
Fonte : Sicilia Informazioni