«Nell’inchiesta sulla strage Borsellino non ci fu mai alcuna iniziativa autonoma della polizia». La difesa del funzionario Mario Bò, accusato di aver depistato le indagini assieme a due ispettori, passa al contrattacco. «La sinergia fra la polizia giudiziaria e i magistrati per la ricerca della verità non venne mai meno in quel periodo», dice l’avvocato Nino Caleca. E ora il dottore Bò, che era il responsabile del Gruppo Falcone-Borsellino. I poliziotti chiamano in causa al processo i Pm dei processi delle stragi. Il copo di scena è dietro l’angolo. Non potevano essere solo i poliziotti a depistare. Certa magistratura non risponde all’ordine Costituzionale. Ormai è sempre più evidente che ci sono procure che assumono atteggiamenti controversi e che sanno di inquisizione. Chi sono questi PM e chi ha ordinato loro di depistare? I depistaggi sono avvenuti anche per altre inchieste? Sul caso Saguto chi garantisce i cittadini che non ci saranno depistaggi? Diversi pm, con l’aiuto di molti giornalisti “prezzolati” dal loro sistema, hanno generato processi mediatici spesso inutili, trascurando indagini più serie e contro il vero sistema-mafio-politico
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Il magistrato – applicato alla procura nissena subito dopo la strage – ha parlato davanti alla commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana. Il presidente, Claudio Fava, ha aperto una serie di audizioni dedicate all’eccidio del giudice Paolo Borsellino. Una decisione successiva al deposito delle motivazioni dell’ultimo processo, nata proprio per focalizzare l’attenzione dei commissari siciliani sul depistaggio della prima inchiesta
Fonte: Il Fatto
Il Circolaccio