“Io e mio marito colpevoli di trovarci nel posto sbagliato”
I PM QUANDO ROVINANO LA VITA ALLE PERSONE E NON PAGANO MAI
Spesso, perdono il loro equilibrio “super partes” per stare sui giornali e difendere le loro tesi
La vicenda di Falsomiele è costata la vita ad un innocente che si è tolto la vita per debolezza verso quello che gli è accaduto. E adesso? Chi paga?
I “talebani” dell’informazione “condizionata” dalle procure e dell’antimafia degli affari, diranno che se critichi i Pm favorisci la mafia, o peggio ancora sei “mezzo colluso”. BASTA CON QUESTE IDIOZIE
IN ITALIA SI E’ CREATA LA CASTA DEGLI INTOCCABILI: I PM E CERTI INQUIRENTI
E POI AVVENGONO CASI COME QUELLO DI CUCCHI A ROMA CHE, PER ANNI, HA VISTO Carabinieri e procure tentare di nascondere
La democrazia muore quando si violano i diritti umani. NON ABBIAMO BISOGNO DI PROCURE E POLIZIA POLITICA LO STALINISMO E’ MORTO
abbiamo bisogno di procure lontane dalla politica e che facciano il loro dovere senza la tentazione delle prime pagine
Assolta per non avere commesso il fatto. Con questa sentenza la seconda sezione della Corte d’assise di Palermo ha scagionato Adele Velardo, imputata del duplice omicidio di Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela, assassinati a Palermo, nella borgata di Falsomiele, il 3 marzo del 2016. Nei suoi confronti la Procura di Palermo aveva chiesto l’ergastolo.
All’inizio dell’inchiesta era imputato anche il marito Carlo Gregoli, geometra del Comune, che però si è poi suicidato in carcere. La donna sui cui vestiti furono trovate tracce di polvere da sparo, in realtà, era accusata di concorso morale nel delitto. Lei si è sempre dichiarata innocente.
L’accusa aveva messo agli atti il racconto di un testimone che dallo specchietto della sua auto avrebbe visto le fasi dell’omicidio e un video che riprendeva il Suv dei coniugi Gregoli vicino alla Fiat 500 con a bordo le vittime.
Secondo una perizia chiesta dal pm le tracce di sudore trovate su uno dei bossoli rinvenuti sull’asfalto erano compatibili col profilo genetico di Carlo Gregoli. Una tesi però smontata dal perito della difesa, gli avvocati Marco Clementi e Paolo Grillo, che ha contestato i risultati dell’accertamento.