Indagato Pignatone. C’entra, secondo i Pm nisseni, con mafia-appalti e Borsellino
Dopo l’ex membro del Csm, Gioacchino Natoli, la procura di Caltanissetta indaga anche l’ex procuratore di Roma, a Palermo all’epoca dei fatti. I due sono accusati di aver archiviato l’inchiesta, su cui puntava Borsellino, per favorire la mafia. Pignatone si dichiara innocente ma non risponde ai PM di Caltanissetta.
Misteri vanno e misteri vengono. A 32 anni dal periodo stragista, vengono fuori inchieste tutte da capire. La stampa integralista antimafia che ha sempre protetto i giudici come Saguto e altri su Pignatone si trova davvero spiazzata. Nelle bacheche social delle grandi firme del potere antimafia nessuna pubblicazione. Strano. Pignatone a Palermo ha sempre fatto carte. E non carte qualsiasi.
Figlio di Francesco Pignatone, deputato della Democrazia Cristiana negli anni ’50, Giuseppe Pignatone si laurea in giurisprudenza all’università di Palermo nel 1971. Entra in Magistratura nel 1974 e dopo una parentesi come Pretore a Caltanissetta, nel 1977 viene trasferito alla Procura della Repubblica di Palermo come sostituto procuratore.
Carriera a Palermo
A Palermo lavora a Palazzo di giustizia per oltre 30 anni. È stato uno dei collaboratori più vicini al procuratore Pietro Giammanco], insieme a Guido Lo Forte. Nel 1991 Giovanni Falcone nei suoi diari scrive di forti contrasti con lui, che lo costringono ad andare via da Palermo.
Collabora con Giancarlo Caselli nei primi anni della sua Procura (1993-1996) contribuendo con Francesco Lo Voi e Alfonso Sabella a catturare vari latitanti di mafia. Non toccherà più un solo foglio del dossier mafia e appalti e sarà molto vicino al giudice Saguto per il suo incarico alla sezione sequestri. Diventerà Procuratore di Roma e firmerà il processo di Roma su “mafia-capitale-in parte smontato dalla Cassazione
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L’ex procuratore Giuseppe Pignatone indagato per favoreggiamento ai boss. Questo è quanto stabilito nelle ultime ore dalla Procura di Caltanissetta. Si tratta del più recente sviluppo dell’inchiesta sulla mafia aperta nel lontano 1992.
Poche ore fa l’ex magistrato è giunto nel comune siciliano per essere interrogato e fornire la propria versione circa l’ipotesi di insabbiamento riguardante i rapporti tra tanti mafiosi. Coinvolte molte figure di primo piano della giustizia italiana. Non ha risposto.
Sono infatti tanti i nomi finiti nel mirino della Procura siciliana e sotto la lente di ingrandimento dell’indagine. Si va dall’ex sostituto procuratore Gioacchino Natoli, al finanziere Stefano Screpanti. Ricordiamo che l’inchiesta partì dietro volontà di Paolo Borsellino, ucciso poche settimane più tardi.
Pignatone è stato tra i fautori dell’intreccio procure- stampa per rafforzare il potere dell’accusa. Oggi si trova dall’altro lato della barricata. Borsellino e la sua scorta gridano vendetta. I depistaggi e le indagini farlocche dicono che qualche magistrato era poco attendibile. Chi e per quale ragione ha giocato con la giustizia?
Focus degli inquirenti del comune siciliano è orientato in particolar modo sulle figure dei criminali Antonino Buscemi, Francesco Bonura e Raul Gardini, presunta guida del gruppo malavitoso. Sotto la dicitura “mafia e appalti” partì peraltro l’indagine voluta da Paolo Borsellino.
Nelle ultime ore l’ex procuratore aggiunto di Palermo, Giuseppe Pignatone, ha ricevuto un avviso di garanzia e si è dovuto presentare a Caltanissetta per l’interrogatorio davanti al pm Salvatore De Luca. Oltre all’attuale presidente del tribunale della Città del Vaticano sono finiti nel fascicolo della Procura isolana anche il generale della Guardia di Finanza Stefano Screpanti, l’ex sostituto procuratore Gioacchino Natoli e il procuratore Pietro Giammanco, quest’ultimo deceduto nel 2018.