Sul web l’attacco della trasmissione “Piazza Pulita” a Cancelleri e Di Maio “accusati” , da Formigli, di non aver comiziato a Castelvetrano , trova pronta la replica di molti sostenitori di Beppe Grillo che su Castelvetrano e la sua classe dirigente hanno scritto fiumi di parole.
Infatti, i deputati grillini trapanesi, probabilmente allertati dall’onorevole Giarrusso, non avevano avallato nessuna lista a 5 Stelle e neanche un possibile candidato a sindaco. Come molti ricorderanno, a Castelvetrano, non era stato riconosciuto il possibile candidato.
Le dichiarazioni dei grillini sono riscontrabili nell’interrogazione presentata a febbraio scorso al Ministro Minniti e che pubblichiamo , per dovere d’informazione. Molto della relazione si basa sulle dichiarazioni del cugino di Matteo Messina Denaro, Lorenzo Cimarosa scomparso a gennaio finito nel processo Eden e diventato collaboratore dei PM. La richiesta porterà alla relazione firmata dagli ispettori inviati da Minniti
Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-03473
Atto n. 3-03473 (con carattere d’urgenza)
Pubblicato il 8 febbraio 2017, nella seduta n. 757
GIARRUSSO , SANTANGELO , GAETTI , DONNO , MORONESE , AIROLA , BERTOROTTA , CAPPELLETTI , MORRA , PUGLIA , NUGNES , PAGLINI – Al Ministro dell’interno. –
Premesso che, secondo quanto risulta agli interroganti:
stando a quanto riportato da “la Repubblica”, in data 3 febbraio 2017, sarebbero stati sequestrati dalla DIA (Direzione investigativa antimafia) di Trapani beni per un ammontare di circa 5 milioni di euro agli imprenditori di Castelvetrano (Trapani) Marco Giovanni ed Enrico Maria Adamo, ritenuti vicini al boss superlatitante Matteo Messina Denaro;
in particolare, l’impresa di proprietà della famiglia Adamo avrebbe eseguito, negli anni, grandi opere pubbliche nelle province di Trapani ed Agrigento e tra queste le condotte idriche di Castelvetrano, il metanodotto tra Menfi e Mazara del Vallo e l’acquedotto Montescuro ovest;
inoltre, gli imprenditori Adamo avrebbero usato metodi malavitosi nei confronti delle imprese concorrenti, potendo contare sull’appoggio di organizzazioni mafiose vicine a Matteo Messina Denaro. “Il figlio, Enrico Maria, è diventato amministratore delle aziende di famiglia quando, spiegano gli investigatori, il padre temeva di poter essere raggiunto da provvedimenti giudiziari, perpetuando i rapporti con la mafia e consentendo l’infiltrazione mafiosa delle imprese di Lorenzo Cimarosa, all’epoca referente imprenditoriale di Cosa nostra” (“Ansa”, del 3 febbraio 2017);
il pentito Lorenzo Cimarosa (deceduto circa un mese fa) era considerato “l’imprenditore che faceva da bancomat al superlatitante Matteo Messina Denaro” (da “la Repubblica”, edizione di Palermo, del 4 febbraio);
le imprese di Cimarosa avrebbero eseguito i lavori per la realizzazione del centro polifunzionale comunale di Castelvetrano, ma la gara d’appalto di fatto sarebbe stata aggiudicata ad una ditta ragusana successivamente raggiunta da un provvedimento interdittivo della Prefettura di Trapani;
si apprende da notizie di stampa de “la Repubblica” del 4 febbraio che Lorenzo Cimarosa avrebbe raccontato ai magistrati della DDA (Direzione distrettuale antimafia) di Palermo di avere incontrato, durante la campagna elettorale del 2012 per le elezioni amministrative di Castelvetrano, l’attuale sindaco di Castelvetrano, Felice Errante, insieme all’imprenditore Enrico Adamo, anche lui candidato al Consiglio comunale nella lista “Futuro e Libertà”, nonché assessore della precedente amministrazione;
considerato che, a quanto risulta agli interroganti, dai racconti del pentito Lorenzo Cimarosa ai magistrati della DDA di Palermo emergerebbero alcuni nomi di esponenti dell’imprenditoria e della politica, in particolare il consigliere comunale Franco Martino, l’imprenditore Peppe Orlando (“indagato per essere stato prestanome del cognato e superlatitante Gaspare Como”), Nicola Clemente (fratello di Giuseppe “morto suicida in carcere, anche lui ritenuto vicino a Messina Denaro”), Pippo Fallica ex parlamentare, il consigliere comunale di Castelvetrano Lillo Giambalvo (arrestato in un blitz antimafia, poi assolto e quindi reintegrato in Consiglio dopo 13 mesi di carcere),
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
quali iniziative di competenza intenda assumere, affinché venga disposto l’invio presso il Comune di Castelvetrano di una commissione prefettizia di accesso, al fine di verificare l’operato dell’amministrazione;
se non intenda valutare i presupposti per attivare la procedura di cui all’articolo 143 e seguenti del testo unico sugli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267), al fine di verificare la sussistenza di fenomeni di infiltrazione mafiosa o elementi di condizionamento dell’amministrazione da parte di cosche mafiose;
quali iniziative, nei limiti delle proprie attribuzioni, intenda intraprendere, al fine di prevenire infiltrazioni mafiose negli enti locali e territoriali.