- Quelle parole di Paolo Borsellino che non devono essere dimenticate: “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”.
Dalla rivista storica “In trasformazionE”
Il fenomeno dell’antimafia è, ovviamente, vecchio quanto quello della mafia stessa. La rivelazione, dopo l’unificazione italiana del 1860, dell’esistenza in Sicilia (specie nella parte occidentale) di un’associazione criminale di «facinorosi» particolarmente pericolosa ‒ chiamata allora solo mafia ‒coincideva con la volontà dello stato di contrapporsi ad essa; ciò non esclude che in altre fasi ci sia stata tra le due istituzioni un’alleanza ovvero una reciproca strumentalizzazione. Così mafia e antimafia si presentarono come due vicende parallele In questi ambiti l’antimafia è stata portata avanti con uomini, mezzi e fini ben diversi, seppur convergenti verso lo stesso obiettivo: il politico userà l’antimafia per ottenere consenso attribuendo ai suoi concorrenti un protettorato
Borsellino non poteva mai immaginare che, in questo strano gioco di potere, si potesse infiltrare l’antimafia di sistema e clientelare. Quell’antimafia che ha avuto tra le proprie fila molti arrivisti e tanti speculatori. E’ tempo di avere il coraggio di puntare il dito contro questa antimafia che ha fatto male a tanti innocenti e ha soprattutto tradito chi ha sempre creduto negli insegnamenti di Chinnici, Falcone e Borsellino. La vera antimafia non gioca con le logiche del sospetto, non cerca carriere e soprattutto lotta per l’affermazione dello Stato di diritto. La mafia è forte perchè è lo Stato che l’ha resa tale. L’antimafia che oggi è sotto accusa è stata molto “machiavellica”. Il fine giustifica i mezzi e qualsiasi mezzo. Il fine, però, spesso, lo dicono le inchieste non è stato distruggere la vera mafia ma averne vantaggi. Nel territorio siciliano si è creato un altro sistema di protezione : quello dell’antimafia. Se eri amico di qualcuno di loro nessuno ti toccava. E che cosa cambia dal comportamento mafioso? Se devi “appartenere” a qualcuno o a qualcosa per non essere distrutto che cazzo di libertà è?Le persone non si uccidono solo con le pistole e le aziende non si azzerano solo con le bombe. L’uso mediatico dell’antimafia di potere ha fatto centinaia di vittime, lasciando macerie su cui la mafia dei soldi ha sguazzato. Già, perchè la mafia, gode quando sa che un popolo e alla canne del gas e non ha speranza. La mafia gode sapendo che lo Stato , con la sua mano legale ha fallito. Quando si toglie il lavoro e la dignità alle persone , lo Stato ha perso e la mafia brinda. Il diritto alla libertà e alla libera intrapresa non deve passare da nessun tunnell che non sia quello dello Stato di Diritto. Viva la Costituzione! Il coraggio è libertà
Dal Circolaccio
Quell’antimafia del sospetto che uccide ogni speranza di rinascita
Sono numerosi i comuni siciliani che sono rimasti per anni, “oggetto” di interesse dell’agire antimafioso di sistema. Castelvetrano è tra questi. E’ stato solo amore per la legalità? Le recenti inchieste fanno pensare altro.
L’antimafia conosciuta in questi anni e una parte politica che l’ha sostenuta ha ottenuto enormi vantaggi dall’attività che, in “teoria” doveva contrastare la sub cultura mafiosa e i criminali. Molti i vantaggi economici e politici. Tra i vari “regali” fatti, anche quello del salvacondotto di alcuni magistrati per arrivare ad ogni costo all’obiettivo di demolire i nemici
Il prezzo pagato dalle comunità è altissimo. Sospetti e strategie mediatiche hanno fatto il loro gioco impoverendo territori interi e facendo guadagnare molti soldi ad amministratori e associazioni
I mafiosi in galera e le loro aziende distrutte. Aziende che davano lavoro a molti.
Miliardi di Euro di fatturato andati a finire nel buco di misteriosi affidamenti giudiziari. Migliaia di posti di lavoro azzerati e quintali di sospetti e indagini su chi si permetteva di contrastare l’antimafia. Chi paga tutti questi danni? Chi doveva controllare?
Castelvetrano città massacrata per colpa del boss Messina Denaro e dello Stato che ha trattato con la mafia. Anni di sospetti e arresti , risultato: Castelvetrano sull’orlo del baratro e il latitante e i suoi veri complici in vacanza chissà dove
Rosy Bindi iniziò un tiro incrociato su Castelvetrano nel 2016 . Gli fu chiesto di visitare la città e la sua comunità Non è mai venuta
Che la vita che scompare una volta per sempre, che non ritorna, è simile a un’ombra, è priva di peso, è morta già in precedenza, e che, sia stata essa terribile, bella o splendida, quel terrore, quello splendore, quella bellezza non significano nulla
I castelvetranesi? Per molti antimafiosi, o sono stati collusi con la mafia o comunque hanno chiuso gli occhi nascondendosi dietro il muro. Esclusi i “proprietari” di salvacondotto , tutti gli altri rimangono nell’ampio spazio del sospetto. Ogni atteggiamento, ogni azione, relativa a questa città , ormai, parte da questo inaccettabile presupposto.Con l’agire dei “salvacondottisti” autorizzati, è stato pure negato il diritto di libero pensiero. Se provavi a dire qualcosa contro l’antimafia per l’onore della verità documentata, finivi tra i sospettati e li dovevi rimanere anche con il rischio di finire sotto inchiesta.
Volevi o vuoi fare qualcosa per svegliare la città dal torpore? Vuoi dire la tua sulla grave crisi e sul disastro degli ultimi anni ? Vuoi dire che la colpa non è tutta dei castelvetranesi se Messina Denaro è da 27 anni latitante? Vuoi affermare che questa latitanza ha fatto comodo a certa antimafia e a pezzi dello Stato? Occhio, puoi finire inevitabilmente dentro l’area del “sospetto” che dice: “favorisce la famiglia mafiosa” con le conseguenze del caso. Oppure , scatta l’altra opzione: e ti mettono subito dentro il “TRITACARNE DELLA GOGNA MEDIATICA”
Non ha importanza come la puoi favorire questa cazzo di mafia o se non hai mai avuto nulla a che fare con la vera mafia e i loro potenti amici. Scatta la punizione, punto e basta! Una valutazione che può apparire superficiale ma non lo è nei fatti reali.
Da qualche tempo è partita una sottile strategia che , oltre a distruggere quel poco d’immagine della città, tende a generare quintali di sospetti . Sia chiaro: solo su una parte dei castelvetranesi.
Quei castelvetranesi scartati dall’antimafia e che hanno avuto un pensiero diverso. E’ nata la “prigione” mediatica. Tutti coloro che non “appartengono” agli amici dell’antimafia e affini a Castelvetrano emanano il nauseabondo puzzo della mafia.Chi stabilisce questo criterio strategico? Fatevi qualche domanda. Vi può servire leggere quello che dice Bolzoni o il Procuratore Gratteri
Il risultato di tutta questa antimafia, lontana chilometri dagli insegnamenti di Falcone e Borsellino e che dice di aver “lottato” contro i mafiosi ha generato solo devastazione, odio e lacerazione sociale.Bombe mediatiche sui territori e cattiva gestione dei beni che hanno distrutto ogni speranza di riscatto
Gli americani per vincere la guerra contro il Giappone usarono le bombe atomiche. Almeno loro riuscirono a battere i nipponici .Vinsero facendo morire centinaia di migliaia di vittime innocenti . Tra di loro bambini e anziani. Nonostante le bombe “atomiche” tirate negli ultimi anni, dalle parti di Castelvetrano la guerra non è ancora vinta. Il boss è latitante e con lui i suoi veri complici che sanno che “LUI” sa molto sulle stragi e può essere pericoloso. Meglio gettare altre bombe al “sospetto” e al “depistaggio”
L’ultimo epiteto, contro Castelvetrano in ordine di tempo , lo scrisse Rosy Bindi nel 2017
” Castelvetrano città grigio antracite”
Sono passati quasi tre anni da quella dichiarazione e la città ancora attende di sapere chi sono stati gli amici dei mafiosi dentro il Comune di Castelvetrano