PD: la rete di potere occulto che controlla il Paese
di Francesca Scoleri blogger
Non finisce mai di stupirmi la disattenzione della gente nei confronti dei fatti, soprattutto quando guarda al mondo politico che li considera optional, qualcosa di facoltativo e non la logica e onesta conseguenza di promesse elettorali.
Che i politici rappresentino questo è noto; la maggior parte di essi sembra ispirata da Napoleone Bonaparte che nel 1800 predicava: “Se vuoi avere successo a questo mondo, prometti tutto e non mantenere nulla”.
Puntualmente, smettiamo di vederli come i deputati alle scelte che determinano la nostra vita e iniziamo a vederli come giocatori di una partita dentro una squadra che, siamo certi, convinti, ci butteremmo nel fuoco, è una squadra migliore di quella avversaria.
Succede sempre. Il copione è il medesimo. Succede in questi giorni; Renzi ha avviato il suo tragicomico show itinerante e l’informazione, anche questa seguendo il medesimo copione di sempre, si convince di esistere al solo scopo di raccontare l’evoluzione della neonata “Italia Viva”.
Fin qui tutto drammaticamente normale.
Resto ingenuamente incredula invece, dalla puntina di “affettuosità” che viene riservata a quegli altri, gli abbandonati, i cornuti, i traditi…quelli che stanno al governo per grazia ricevuta da Salvini prima e dal M5S dopo.
Mi riferisco agli spettatori fedeli della politica, ai sostenitori del M5S, agli attivisti che hanno sempre marcato la differenza come unica ragione di vita politica. Chi sono gli uni? Chi sono gli altri?
Ecco che per capire la politica dobbiamo addentrarci nel mondo della magistratura. Anche questo drammaticamente normale ormai. Di pochi mesi fa lo scandalo CSM – scandalo nel nostro Paese equivale a “pubblico riconoscimento di quello che si è sempre conosciuto e taciuto” – che ha aperto una finestra sui protagonisti della giustizia manipolata, assoggettata e riservata a pochi.
Sentenze commissionate come la frutta al mercato; giudici scomodi e incorruttibili allontanati ed emarginati, riferimenti politici da custodire come monarchi intoccabili, funzionari pubblici che denunciano illeciti, sistematicamente archiviati dai magistrati e dall’informazione.
Da una parte abbiamo visto come i fedelissimi di Renzi avvicinavano pezzi di CSM in veste di imputati come ad esempio Luca Lotti di cui il pg Fuzio scrive: “Si è determinato l’oggettivo risultato che la volontà di un imputato abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ufficio di procura deputato a sostenere l’accusa nei suoi confronti”. Si tratta del caso Consip in cui Lotti è sotto processo per favoreggiamento.
Luca Palamara, il capro espiatorio dello scandalo, secondo intercettazioni, dice “Vado a fare l’aggiunto e chiudo Consip” ma Lotti dichiara di non aver fatto alcuna pressione in merito.
“Bugie, depistaggi, soffiate e favori. E in mezzo la centrale acquisti della pubblica amministrazione e i suoi ricchissimi appalti”
Su questo e molto altro, si sta istruendo il processo che vedrà fra gli imputati anche il padre dell’ex premier Renzi per traffico di influenze illecite.
Ma gli abbandonati sono esclusi da queste ombre giudiziarie? Al momento, sappiamo che la moglie di Palamara, Giovanna Remigi, ha ricoperto il ruolo di dirigente esterno della Regione Lazio guidata da Zingaretti, dal 2015 al 2017 con uno stipendio di tutto rispetto pari a 78mila euro l’anno più retribuzione di risultato che, siamo pronti a scommettere, era di altrettanto rispetto.
Non fa in tempo a scadere il contratto che la signora Palamara si ritrova già un altro incarico promettente affidatole da un dirigente nominato dalla neo piddina – all’epoca dei fatti Ministro della salute – Beatrice Lorenzin. Contratto ancora in corso nonostante il cambio alla direzione generale.
E questi sono fatti. Fatti che ti spingono a pensare come mai in questo Paese, a differenza di altri, concorsi pubblici di rilievo siano aggiudicati sempre col criterio del “nome importante alle spalle”. Ogni tanto potremmo raccontarci che il figlio di un muratore che so, di Frosinone, aiutato nel percorso scolastico dalla famiglia con pochi mezzi a disposizione, ha avuto un incarico prestigioso per i suoi meriti ma siamo in Italia e non possiamo che raccontarci questi fatti e non altri.
Potremmo raccontarci che, sempre nella regione Lazio, Zingaretti, che ha gestito 60 milioni di euro finalizzati alla ricerca – senza indire alcuna gara – ha premiato giovani talentuosi preparati e figli di perfetti sconosciuti senza redditi a doppi zeri ma non possiamo farlo perché l’organo che doveva valutare i progetti, aveva al suo interno persone dell’unico consorzio che ha presentato proposte.
Milioni di euro per la ricerca pubblica a un’azienda farmaceutica privata che ne è risultata la massima beneficiaria.
E che dire delle rivelazioni – vere? false ? – degli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore che, con politici e magistrati “formavamo squadre per condizionare giudici. Anche all’Antitrust e all’Anac”.
I due hanno patteggiato le proprie pene ma stando alle dichiarazioni che si susseguono, i loro vecchi amici hanno poco da stare tranquilli.
Da un articolo di Emiliano Fittipaldi su L’Espresso:
“Gli interrogatori depositati in sede di patteggiamento, riscontrati poi da magistrati e Guardia di Finanza con intercettazioni telefoniche e analisi dei flussi finanziari, hanno fatto scattare nelle ultime settimane le manette per pezzi da novanta del mondo imprenditoriale (qualche giorno fa il re del facility management Ezio Bigotti è finito ai domiciliari, e in un altro filone d’indagine – quello sull’Eni, di cui Amara è stato legale per anni – è stato arrestato l’ex tecnico petrolifero Massimo Gaboardi) e della magistratura ordinaria e amministrativa.
Il pm Giancarlo Longo ha patteggiato 5 anni di carcere e si è dimesso dalla magistratura. Il consigliere di Stato Nicola Russo è ancora agli arresti, insieme all’ex presidente del Consiglio di giustizia amministrativa per la Sicilia Raffaele Maria De Lipsis. Mentre il presidente di sezione del Cds Riccardo Virgilio è indagato a piede libero, anche lui sospettato di corruzione in atti giudiziari”.
E’ sull’onda delle loro rivelazioni che anche Silvio Berlusconi e Nicola Zingaretti, sono stati iscritti nel registro degli indagati; il primo per corruzione in atti giudiziari e il secondo per finanziamento illecito.
Il seguito lo vedremo strada facendo ma quello che emerge senza lasciar spazio ad alcun dubbio, è che questo ramo di classe dirigente ha messo in piedi una fitta rete di legami solidi in quanto costruiti sulla ricattabilità di ciascun soggetto. Una rete che devasta il concetto di giustizia.
Perciò, quando si attacca il gruppetto di scissionisti, lo si faccia ricordandosi che quelli rimasti nella “ditta” – per dirla alla Bersani – non sono migliori e non sarà il Conte bis a renderli tali. E’ vero purtroppo il contrario. Ogni minuto al potere, può significare nuovi possibili acquisti al mercato dei corrotti con estrema facilità di azione. E per noi, sempre meno giustizia.
Oggi, quando sento dire da imputati eccellenti che hanno fiducia nella magistratura, penso siano sinceri. Chi non ne avrebbe sapendo che i giudici sono al proprio servizio ?
di Francesca Scleri