E’ in corso dalle prime luci dell’alba un blitz della Polizia di Stato volto al contrasto della criminalità organizzata nella Provincia di Trapani e in quella di Caserta. La Squadra Mobile di Trapani, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, sta eseguendo numerose perquisizioni e arresti nei confronti dei favoreggiatori di Matteo Messina Denaro.
Quindici gli indagati a vario titolo per associazione mafiosa, estorsione, detenzione di armi e favoreggiamento della
latitanza del boss mafioso. Perquisita anche l’abitazione di Castelvetrano, residenza anagrafica del latitante Messina
Denaro.
Gli arrestati sono Giuseppe Calcagno, 46 anni e Marco Manzo, ritenuti favoreggiatori del super latitante Matteo Messina Denaro. Calcagno, 46 anni, è considerato fedelissimo dell’anziano capomafia di Mazara Vito Gondola, che era stato arrestato anni fa e morto in carcere. Da quell’indagine era emerso anche il nome di Marco Manzo, considerato appartenente al clan già dal 2008 e accusato di aver fatto parte del commando che incendiò la casa al mare del consigliere comunale del Pd Pasquale Calamia.
In un pizzino del 2015 Matteo Messina Denaro – è uno dei particolari del blitz di oggi – si interessò di un terreno a Castelvetrano. Su sua indicazione la famiglia mafiosa intervenne per convincere i proprietari ed eredi a “venderlo”. Da qui la contestazione di tentata estorsione per il latitante. Il terreno era appartenuto anche a Toto Riina.
Le direttive giungevano in aperta campagna, tra Mazara del Vallo e Salemi. Una vecchia masseria in contrada Lippone è stata la stazione di posta del lattante. Fino al marzo 2010 il sistema di trasmissione della corrispondenza era stato gestito dai cognati del latitante, Vincenzo Panicola e Filippo Guttadauro, e dal fratello Salvatore. Sono stati tutti arrestati nel 2011. Poi nel 2015 toccò a Gondola, nome storico della mafia trapanese.
Intanto la Squadra Mobile di Caserta, con il coordinamento, per questa parte dell’ionchiesta, della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, sta eseguendo numerosi arresti nei confronti degli esponenti del sodalizio criminale con a capo un ex cutoliano, attuale reggente del clan dei Casalesi nell’agro Teano. Tra gli arrestati anche il referente di zona del federato clan “Papa”.
Appena un mese fa un altro blitz era stato condotto, inq uel caso dai carabinieri, contro la cosca della primula rossa. I Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Trapani, in quella occasione, hanno tratto in arresto, in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura della Repubblica – DDA – ordinanza 14 esponenti alla famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, per associazione di tipo mafioso, estorsione, furto, favoreggiamento, violazione della sorveglianza speciale e altro, tutti reati aggravati dal metodo mafioso. Altre 11 persone sono state denunciate a piede libero. Eseguite inoltre decine di perquisizioni.
Le indagini, coordinate dal Procuratore Capo Francesco Lo Voi, dal Procuratore Aggiunto Paolo Guido e dai Sostituti Procuratori Gianluca De Leo e Francesca Dessì, hanno permesso di disarticolare la famiglia mafiosa di Castellamare del Golfo, che nonostante i dissidi interni, vede saldamente al vertice il pregiudicato Francesco Domingo, soprannominato Tempesta, già condannato a 19 anni di carcere per associazione di tipo mafioso ed altro e ritornato in libertà nel marzo del 2015.
La famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, aggregata a quella di Alcamo dopo la prima guerra di mafia che vide la supremazia dei corleonesi, era stata ricostituita nel 1993.
Oggi il colpo inflitto dalla Polizia, invece, è ad un altro pezzo degli interessi criminali del latitante
Fonte: Blog Sicilia