FALCONE E BORSELLINO NEL MIRINO DI GLADIO
La ricostruzione del giudice Imposimato apre ampie riflessioni sul movente di molti omicidi eccellenti, stragi comprese. Viene fuori un articolato ragionamento investigativo che evidenzia la stretta collaborazione tra i boss mafiosi, Gladio, servizi deviati, politica e alta finanza. Il sistema viene messo in atto in piena guerra fredda tra Unione Sovietica e Usa. L’Italia era un Paese dove il PCI stava diventando fortissimo con Berlinguer. In quegli anni, la parola comunismo, faceva venire i brividi a tanti. Gladio verrà svelata agli inizi degli anni 90 dal duo politico, Andreotti e Cossiga che ne furono riferimento. Dietro Gladio c’era la CIA. Dietro Andreotti e Cossiga c’erano i servizi americani che dal dopo guerra avevano generato rapporti con politici italiani e anche con i mafiosi.Ormai ci sono vari documenti che dimostrano che gli uomini di Gladio avevano rapporti con i corleonesi ,tramite Vito Ciancimino e successivamente, anche con Angelo Siino. Una cosa è certa: molte azioni investigative, con la complicità di vari magistrati prezzolati, invece di cercare la verità hanno favorito il depistaggio
Pubblichiamo un articolo scritto dal giudice Imposimato prima della sua scomparsa
Ferdinando Imposimato, scomparso nel 2018 , è stato un magistrato, nonché presidente onorario aggiunto della Corte suprema di cassazione. La Camorra nel 1983 gli uccise il fratello sindacalista Franco Imposimato. Si è occupato della lotta a cosa nostra, alla camorra e al terrorismo in Italia: è stato infatti giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo, tra cui il rapimento di Aldo Moro del 1978, l’attentato a papa Giovanni Paolo II del 1981, l’omicidio del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Vittorio Bachelet e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione. Nel 1987 venne eletto al Senato come indipendente di sinistra nelle liste del Pci, nel 1992 fu eletto Camera e poi nel 1994 nuovamente al Senato.
L’articolo pubblicato da Imposimato
Conobbi Paolo e Giovanni ai primi anni 80 per indagini contro banchiere Michele Sindona, corruttore di politici con soldi di Cosa Nostra: indagini che io conducevo a Roma per sequestro simulato per estorcere denaro ai politici; e Paolo e Giovanni a Palermo per associazione mafiosa. A Palermo conobbi il consigliere Rocco Chinnici che creò il pool antimafia. Inviai a Paolo e Giovanni il procedimento romano contro i mafiosi Rosario Spatola, Salvatore Inzerillo e Giovanni Gambino su cui indagava il commissario Boris Giuliano, poi assassinato da Leoluca Bagarella.
Iniziò così la sinergia tra i pool di Roma e Palermo con scambio di informazioni e strategia antimafia, che favorì fenomeno pentiti con Tommaso Buscetta, Salvatore Contorno e altri pentiti. Ciò provocò grande preoccupazione di politici , governanti e imprenditori che temevano si scoprisse il rapporto mafia politica imprenditoria.
Paolo e Giovanni nel 1984 a un convegno di Fiuggi, in memoria di mio fratello Franco, accusarono il Ministro dell’Interno Oscar Luigi Scalfaro d’inerzia sulla legge a favore pentiti da lui promessa. Egli percepiva illegittimamente 100 milioni di lire al mese dai servizi segreti italiani.
Nel 1983 erano inIziati terribili omicidi e stragi opera di una struttura segreta creata negli USA da poteri massonici, che attraverso la CIA-servizi segreti americani-, Che si serviva della mafia e del terrorismo italiani , commetteva stragi e omicidi di magistrati, poliziotti, carabinieri e assassini di cittadini innocenti, come quello di Umberto Mormile e tanti altri, per creare paura e fare leggi liberticide . Ricordo alcuni di questi barbari assassini: gennaio 1983 venne ucciso il giudice Giangiacomo Ciaccio Montalto , ad agosto 1983 il consigliere istruttore di Palermo , Rocco Chinnici, ad ottobre fu ucciso dalla banda della Magliana mio fratello Franco Imposimato per fermare le mia indagini su Cosa Nostra e sul barbaro assassinio di Aldo Moro, nell’estate del 1985 furono uccisi a Palermo i commissari di Polizia Beppe Montana e Ninni Cassarà, e fu commessa a Trapani la strage di Pizzolungo contro il giudice Carlo Palermo, in cui furono uccise una mamma e due bambine, colpite dalla esplosione di una potente carica di esplosivo.
Dopo 2 anni dalla uccisione di Franco, per minacce di morte a altri miei fratelli e sorelle , fui costretto a lasciare l’Italia e ad andare a Vienna, sede dell’UNFDAC, e in America Latina alle Nazioni Unite per l’addestramento dei giudici colombiani, boliviani, ecuadoregni e peruviani . Non potevo fare l’eroe sulla pelle dei miei fratelli e delle mie sorelle. Paolo nel 1987 subì la ingiusta accusa di essere professionista dell’ antimafia, lui nemico del carrierismo e votato solo alla causa della giustizia. Era una calunnia , che non scalfì la reputazione adamantina di Paolo Borsellino ma preparò il terreno alla sua delegittimazione, preludio della uccisione.
Falcone-Borsellino-Caponneto
Il governo mondiale invisibile
Paolo e Giovanni continuarono da soli lotta a mafia. Ma dopo omicidi a Trapani del Giudice Alberto Giacomelli , 14 settembre 1988, e l’assassinio feroce del giudce Antonino Saetta e del figlio Stefano del 25 settembre 1988, Cosa Nostra alzò il tiro: nel Giugno 89 eseguì l’ attentato a Addaura a Falcone, fallito per l’eroico intervento degli agenti Emanuele Piazza e Antonino Agostino, assassinati asieme a Ida Castelluccio, moglie di Agostino, in attesa di un bambino.
Il Consiglio Superiore della Magistratura nel gennaio 88 aveva bocciato Giovanni Falcone come successore di Caponnetto alla guida dell’Ufficio Istruzione di Palermo e scelto Antonino Meli, che subito dopo sciolto il pool antimafia. Il CSM condusse contro Falcone 3 inchieste nell’ 89, 90 e 91.L’accusa a Falcone era di insabbiamento delle indagini per gli omicidi dell’onorevole Piersanti Mattarella avvenuto nel 1980 e dell’on. Pio La Torre nel 1982. Paolo Borsellino reagì in difesa di Falcone e fu ammonito da CSM. Paolo e Falcone si sentirono feriti dalle inchieste devastanti del CSM: Falcone rilasciò una intervista e disse a una giornalista: il CSM mi ha delegittimato , sarò ucciso.
Nell’agosto del 1990 il Presidente del Consiglio italiano Giulio Andreotti rivelò l’esistenza di una organizzazione paramilitare , Gladio Stay Behind, alla Camera dei deputati. La funzione ufficiale di Gladio era stata, secondo Andreotti, la difesa dell’Italia da una possibile invasione da parte della Unione Sovietica. Ma vedremo che ben altri erano gli scopi. Andreotti e il Ministro dell’Interno Francesco Cossiga erano capi della Gladio in Italia .
Giovanni e Paolo, che indagavano sui delitti politici di Palermo, intuirono una terribile verità : Gladio era coinvolta nei delitti politici commessi in Italia tra cui gli omicidi del Presidente della Regione Piersanti Mattarella, dell’onorevole Pio La Torre e del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e sua moglie Emanuela Setti Carraro.
Intanto nel settembre 1990 fu ucciso il giudice Rosario Livatino della Procura di Agrigento.
La Commissione parlamentare Stragi accertò la verità sulla vera natura di quella misteriosa associazione: Gladio – Stay Behind non serviva a difendere l’Italia da una possibile invasione da parte della Unione Sovietica; era associazione illegittima a guida Cia ( Central Intelligence Agency) che controllava i servizi segreti italiani e altri servizi segreti del mondo occidentale. Tutti i membri di Gladio avevano il Nulla Osta sicurezza NATO. Ma la NATO era anche la entità da cui provenivano gli esplosivi usati per tutte le stragi commesse in Italia.
A questo punto occorre inquadrare la vera natura di Gladio, il mistero dei misteri, l’enigma della Repubblica. Le analisi della Commissione Stragi non erano sufficienti, né quelle della stampa e degli storici. E mentre mi dibattevo per cercare di risolvere il segreto, la buona sorte mi venne incontro. Eseguendo ricerche storiche, trovai alcuni documenti allegati alla requisitoria del Pubblico Ministero Emilio Alessandrini sulla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Quella strage era stata lo spartiacque di tutte le stragi .A darmi un aiuto fondamentale fu il mio amico ex giudice istruttore Gerardo D’Ambrosio , napoletano , divenuto senatore. Egli mi diede, nel 2012, la requisitoria di Alessandrini, con tre allegati. Erano un documento del 1967 e due del maggio1969, nascosti a Montebelluna, in una banca locale, dal terrorista di Ordine Nuovo Giovani Ventura arrestato per le stragi di Milano . Essi descrivevano il governo mondiale invisibile, che aveva come struttura portante Gladio SB, parlavano della “guerra occulta”, cioè della strategia della tensione , alimentata dal world deep state da anni, in varie parti del mondo e di “gruppi di pressione internazionali”, tra cui Bilderberg che si valeva della CIA come braccio armato , e della necessità di compiere attentati con il sostegno di alcuni Paesi tra cui gli Stati Uniti. Il rapporto 1967 rivelò una verità sconvolgente <
Tornando a via D’Amelio e alle stragi che la precedettero , il gladiatore Francesco Elmo, studente universitario di destra, confessò ai PM di Trapani che di Gladio facevano parte uomini delle istituzioni, politici, civili, militari e mafiosi; disse che Gladio era coinvolta nella strage dell’ Addaura, contro Falcone – salvo per il coraggio di due coraggiosi agenti di Polizia , Emanuele Piazza e Antonino Agostino, poi uccisi – e negli omicidi dell’onorevole Pio La Torre, Piersanti Mattarella, nella strage del consigliere Rocco Chinnici, nella strage Pizzolungo contro Calo Palermo, e in altri delitti (A. Sorrentino: Chi ha ucciso Pio La Torre).
Nel 2008 scoprii che Aldo Moro era stato vittima di una operazione Gladio; la quale aveva agito attraverso l’agente della Cia Steve Pieczenik – inviato in Italia da Henry Kissinger consulente del Ministro dell’Interno Francesco Cossiga – i servizi segreti inglesi e tedeschi . Pieczenick accusò Andreotti e Cossiga di avere voluto la morte di Aldo Moro. Ma Kissinger era anche uno dei fondatori del gruppo Bilderberg .Il rapporto 1967 fa un’ammissione straordinaria “In un primo tempo, queste forze (Bilderberg, Cia ed Ada) appoggiavano i movimenti cattolici a tendenza liberal progressista che si andavano mnifestando in tutto il mondo. Ma a partire dalla Amministrazione Kennedy – con la quale la CIA conseguiva la maggiore età – la loro posizione (ADA e AFL-CIO) si orienta verso posizioni sempre più estremiste, fino a divenire un autentico governo invisibile che orienta a suo capriccio la politica governativa, con una potenza ed una abbondanza di mezzi che non hanno precedenti nella storia americana. La CIA, in origine progettata come organismo informativo per la elaborazione della politica estera del Capo della Casa Bianca, si è trasformata in una forza di sovversione che si insinua negli affari interni degli altri paesi”(all. RSD I Z n 230 5.VI.1967, oggetto: Gruppi di pressione internazionale in occidente)
La svolta: Gladio nel mirino di Falcone e Borsellino
Nel 1990 avvenne la svolta :Falcone decise di indagare su Gladio e sulla sua probabile implicazione negli omicidi Mattarella, LaTorre e altri. Il Procuratore di Palermo, Pietro Giammanco, amico di Andreotti , si oppose in modo frontale a quella scelta. Qualcuno disse che Giammanco faceva parte di Gladio, ma non c’erano prove certe. Falcone fu costretto a lasciare la Procura di Palermo e ad andare al Ministero della Giustizia . Il suo obiettivo era fare la legge sui pentiti , la Procura Nazionale Antimafia , la legge sull’isolamento dei mafiosi più pericolosi ( il famoso 41 bis) , ed altre leggi necessarie alla lotta alla mafia.
Alla Procura di Palermo, Paolo restò solo ma continuò a vedere Giovanni Falcone sia andando al Ministero in via Arenula, sia incontrandolo a Palermo, quando Giovanni Falcone tornava perché aveva nostalgia della sua terra.
La Procura di Giammanco con alcuni PM che lo proteggevano e i tanti misteri da chiarire
Nel 1991 Falcone scrisse nella sua agenda elettronica appunti sul ruolo di Gladio negli assassini di Palermo; e Paolo Borsellino era perfettamente d’accordo su questa diagnosi, ma entrambi trovarono ostacoli nel Procuratore di Palermo Giammanco che rifiutò di seguire la pista della connessione degli omicidi Mattarella e La Torre con la associazione Gladio, definita illegittima dalla Commissione Stragi: Giovanni ne parlò amareggiato con Paolo, che probabilmente annotò le notizie su Gladio su agenda rossa, quella agenda che poi scomparve dalla macchina di Borsellino perché prelevata e sottratta ai familiari di Paolo.
Il 25 giugno 92 a Palermo, Paolo Borsellino rivelò “di avere saputo molte cose da Giovanni Falcone prima della strage di Capaci ma non poteva parlare pubblicamente”, “parlerò col Procuratore della Repubblica di Caltanissetta (Celesti): circa i diari di Giovanni Falcone posso dire soltanto, e qui mi fermo affrontando l’argomento, e per evitare che si possano, anche su questi appunti innescare speculazioni fuorvianti, che questi appunti che sono stati pubblicati dalla stampa, sul Sole 24 ore dalla giornalista Milella, li avevo letto in vita di Giovanni Falcone . Sono proprio appunti di Giovanni Falcone , perché non vorrei che su questo un giorno potessero essere avanzati dei dubbi» (Giommaria Monti Falcone e Borsellino, la calunnia, il tradimento Editori Riuniti). Ma cosa dicevano questi appunti? Il cuore di questi appunti di Falcone riguardava Gladio.
“Si è rifiutato di telefonare a Giudiceandrea per la Gladio, prendendo pretesto dal fatto che il procedimento non era stato assegnato ad alcun sostituto” (il Procuratore della Repubblica di Roma indagava personalmente su Gladio nella Capitale e chiese l’archiviazione in cambio della proroga della permanenza in servizio fino a 72 anni decisa dai gladiatori Andreotti e Cossiga).
“Nella riunione di pool per la requisitoria Mattarella, mi invita in maniera inurbana a non interrompere i colleghi” (13 dicembre 1990).
“18.12.1990. dopo che ieri pomeriggio si è deciso di riunire i processi Reina, Mattarella e La Torre, stamattina gli ho ricordato che vi è istanza di parte civile nel processo La Torre di svolgere indagini su Gladio. Ho suggerito di chiedere al giudice istruttore di svolgere noi le indagini in questione, incompatibili col vecchi rito, acquisendo copia dell’istanza in questione”. Falcone voleva fare indagini su Gladio.
“19.12.1990. Altra riunione con lui, con Sciacchitano”. Insistono nel rinviare tutto alla requisitoria finale e , nonostante mi opponga, esclude il nesso con Gladio
“19.12.1990. Non ha più telefonato a Giudiceandrea e così viene meno la possibilità di incontrare i colleghi romani che si occupano di Gladio”.
Era chiaro che la ossessione di Falcone era l’indagine su Gladio.
Paolo sapeva di Gladio, costato la vita all’onorevole La Torre, come aveva accertato l’avvocato Armando Sorrentino difensore della moglie di La Torre.
Precisi elementi, ricavati dai tre predetti documenti, allegati alla requisitoria di Emilio Alessandrini, mi consentirono di scoprire che Gladio era responsabile della strategia stragista in Italia a partire dalla Strage di Portella della Ginestra. Stragi di Capaci e via D’Amelio ebbero stessi organizzatori ed esecutori: Cosa Nostra.
Ecco gli elementi che legano le stragi a Gladio.
1) I documenti 67 e 69 allegati alla requisitoria del PM Emilio Alesandrini parlavano di governo mondiale occulto di cui Cia, definita un mostro, era braccio armato, che si serviva di terrorismo nero e rosso e di Cosa Nostra
2) in tutte le stragi, comprese quelle di Capaci e via D’Amelio, c’era stato uso esplosivo T4 di tipo militare NATO , che non si trova in commercio
3) il mafioso Francesco Di Carlo disse ai magistrati: dopo Addaura agenti con accento inglese e il dott Labarbera, andarono più volte in carcere Full Sutton Londra e gli chiesero il nome di un esperto in esplosivi per uccidere Giovanni Falcone ,Di Carlo indicò agli agenti il nome di Antonino Gioè che indicò quello di Pietro Rampulla che partecipò a Capaci: e fu condannato all’ergastolo.
3) l’onorevole Rino Formica nel 2014 disse alla giornalista Stefania Limiti dell’arrivo a Palermo, il giorno dopo Capaci, di agenti FBI che avevano avocato le indagini e gestito al posto degli inquirenti italiani. Essi in realtà depistarono indagini secondo tecniche esposte in sentenza dal Giudice Istruttore Leonardo Grassi di Bologna che indagava sulla strage di Bologna. Lo stesso avvenne con Strage di via D’Amelio.
4) Pentiti di Cosa Nostra dissero: “ordine da America era di fare un botto enorme”. Per Falcone attentato Addaura era fallito perché volevano un attentato eclatante.
5) Elmo indicò la matrice Gladio per strage Addaura e altri delitti come l’uccisione del giudice Rocco Chinnici.
6) Totò Riina secondo una ricerca di una tesista della facoltà di scienze dell’Investigazione della Università l’Aquila, Luisiana Noviello, era un agente CIA , (che gestiva Gladio ndr)
7) L’ex Pubblico Ministero Luca Tescaroli, che era stato in servizio a Caltanissetta, accertò che Vito Ciancimino era membro di Gladio.
Nel settembre 2016, nella NY University, tenni diverse conferenze in cui ricostruii la strategia della tensione in Italia, che aveva condizionato in senso reazionario la vita politica del nostro Paese, e indicai nel Governo mondiale il mandante occulto dei massacri, a partire da Portella della ginestra per proseguire con Piazza Fontana fino alle stragi di Capaci e via D’Amelio e a quelle del 1993 a Galleria degli uffizi in via dei Georgofili a Firenze, a San Giovanni, a Roma, e a Milano.
Conclusione: i depistaggi istituzionali nelle indagini e nei processi per le stragi del 1992 hanno impedito per anni l’accertamento della verità. Tuttavia le Corti Assise di Caltanissetta e di Catania nel 2017 hanno riconosciuto i depistaggi istituzionali e hanno assolto Scarantino e tutti quelli accusati da lui su pressione del commissario La Barbera e altri. La Corte Caltanissetta , il 20 aprile 2017, ha quindi rilanciato la pista del depistaggio istituzionale e concluso che Scarantino fu indotto a mentire da altri, e trasmesso gli atti alla Procura nissena perchè riapra indagine che nel 2015 si era chiusa con l’archiviazione del Giudice Indagini Preliminari.
Grazie alla tenacia di Salvatore Borsellino e della sua nobile famiglia, di fronte alla quale mi inchino per la sua dignità e il suo coraggio, grazie alle indagini degli avvocati Fabio Repici, Stefano Mormile e di tanti altri, è stato dato un contributo formidabile alla verità e scongiurato un errore che avrebbe ostacolato le ricerche e offeso la memoria di Paolo. Solidarietà ad Angelina Manca, Vincenzo Agostino, Paola Caccia. Nunzia e Stefano Mormile, i coniugi Domino per la perdita dei loro familiari ad opera di feroci assassini.
Fonte: La voce delle voci