Il Fatto Quotidiano giorni fa pubblica la notizia del tentativo di di Nicosia di fare un partito finanziato dai servizi segreti. La notizia è stata pubblicata dopo la chiusura delle indagini sul caso Nicosia ex collaboratore della deputata oggi renziana ma eletta nella lista di sinistra Leu. Il tentativo di fare un partito viene sostenuto, secondo le intercettazioni ambientali dall’ex sindaco di Castelvetrano Tonino Vaccarino. L’ex sindaco era appena uscito dal carcere perchè coinvolto nell’operazione denominata dai carabinieri : “talpe”. Vaccarino, attualmente in carcere, era dunque sotto indagine e di certo sapeva che ogni cosa fatta in quel periodo, nonostante la sentenza del Riesame, poteva essere a conoscenza degli inquirenti . Ma, nonostante questo aspetto, di non poca importanza , Nicosia lo incontra e cerca di coinvolgerlo nel suo assurdo progetto. Forse , non sapeva di essere Lui stesso , più indagato dello stesso Vaccarino. Ci può stare . Ma parlando con l’ex sindaco indagato e in attesa di di esiti giudiziari, il rischio di farsi beccare nelle intercettazioni c’era eccome.
La questione del partito finanziato dai servizi segreti è molto inquietante. Chi poteva avere questo interesse e quali erano le finalità ? E poi, in modo così sciocco, sapendo che Vaccarino era sotto il mirino dei Pm di Palermo, fidarsi di un indagato a rischio processo per favoreggiamento, per avviare un partito e dare addirittura soldi all’ex sindaco che in quel momento era sotto i raggi x? Senza presunzione si può affermare che : o qui qualcuno è davvero coglione o scherza con il fuoco un pò come i bambini. Probabilmente Nicosia si sentiva troppo forte e non temeva di essere scoperto . Reso forte da chi? Forte al tal punto da sfidare i Pm di Palermo e le loro indagini, di andare in Tv e sul web e di puntare a scalzare Fiandaca con l’appoggio di uno scarcerato da giorni e sotto inchiesta dalla testa ai piedi? Sarebbe utile capire l’autore delle promesse di questi soldi a Vaccarino e a Nicosia .
Nicosia che la furbizia la conosce bene. (del resto entrava e usciva dalle carceri incontrando mafiosi di ogni grado e sotto gli occhi di tutti nonostante la sua condanna). Per uno che era stato in carcere e condannato a 10 anni , fare tutto questo, era “un gioco da ragazzi”. Tutti non sapevano di questo particolare: un condannato a 10 anni che gira dentro le carceri. Ancora si sentono le sue risate. Ha beffato tutti e per anni.Il problema, oltre all’inchiesta che lo vede coinvolto e che lo vedrà quasi certamente alla sbarra, rimane ancora quello di capire come Nicosia, nonostante la sua condanna, sia riuscito per mesi a far fessi quelli che dovevano impedire tutto questo giochetto assurdo e ad avere contatti con ambienti criminali. Le responsabilità di questo meccanismo perverso non possono essere solo della deputata Occhionero
dal Fatto Quotidiano
In un’informativa dei carabinieri del Ros vengono ricostruite le trame di Antonello Nicosia, l’ex collaboratore parlamentare della deputata Giuseppina Occhionero, eletta con Leu e poi passata con i renziani di Italia viva. Il 19 febbraio la procura di Palermo ha chiuso le indagini sia su Nicosia che sulla deputata, prima interrogatao come testimone e poi iscritta per falso nel registro degli indagati
Voleva incontrare il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. E nel frattempo attaccava il professor Giovanni Fiandaca, al quale voleva sottrarre l’incarico di Garante dei detenuti siciliani. Tanto da “organizzare un pullman di persone per protestare al palazzo della presidenza della Regione Siciliana per fare pressione su Musumeci”, scrivono i carabinieri del Ros in un’informativa riferendosi ad Antonello Nicosia, l’ex collaboratore parlamentare della deputata Giuseppina Occhionero, eletta con Leu e poi passata con i renziani di Italia viva. Il 19 febbraio la procura di Palermo ha chiuso le indagini sia su Nicosia che sulla deputata, prima interrogatao come testimone e poi iscritta per falso nel registro degli indagati.
Dallo scorso novembre Nicosia è indagato per mafia e tuttora si trova in carcere assieme al boss di Sciacca, Accursio Dimino. I pm della Dda di Palermo (aggiunto Paolo Guido, sostituti Francesca Dessì e Gery Ferrara) lo accusano di aver sfruttato gli ingressi in carcere per scambiare messaggi con i boss detenuti al 41 bis, veicolando informazioni dal carcere all’esterno e viceversa. Dalle informative dei carabinieri emerge come Nicosia, ex attivista radicale, puntasse a un incontro col guardasigilli. “Ora vediamo, intanto incontro a questo Bonafede”, diceva riferendosi ad “amici di Mazara” che avevano “parlato con la madre ed un certo Tancredi”, riferendosi al deputato regionale dei 5 stelle Sergio Tancredi. Quell’incontro non ci sarebbe mai stato.
L’episodio è emerso durante una conversazione con Stefano Genco, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa al quale la Cassazione ha recentemente respinto l’istanza di revisione del processo. “Gli ho detto ‘se ha bisogno di me, mi incontra’, non fate incontri che io ho bisogno di parlare con il ministro”, aggiungeva Nicosia: “Gli propongo il tavolo tecnico come osservatorio permanente per gli istituiti, dove ci si mette un magistrato, un avvocato, un comandante di carcere”. “No vabbè ma io mi devo fare spazio – diceva – e per farmi spazio devo cafuddare (essere violento)”. A giugno dello scorso anno pubblicò una lettera contro Fiandaca, attirando l’interesse di due deputati regionali grillini. Parlando con Gaetano D’Amico, storico esponente dei Radicali insisteva dicendo che “noi dobbiamo lavorare, se mi volete bene invece per fare nominare Garante per i diritti dei detenuti alla Regione ad Antonello Nicosia, dobbiamo fare la guerra a Fiandaca”.
Tra le conversazioni intercettate Nicosia parla con Gianni Melluso, passato alla storia per essere stato l’accusatore di Enzo Tortora, e con un amico impiegato nella Zecca dello Stato che chiama “padrino”. Quest’ultimo, in un messaggio vocale dice “che per fortuna che c’è lo zio Lillo che vede tutte cose”, riferendosi a Calogero Mannino, l’ex ministro della Dc recentemente assolto anche in Appello nel processo sulla Trattativa e completamente estraneo alla vicenda. “Zio Lillo è garantito, poi comunque io ho fatto quello che ha detto lui per quanto riguarda i toni riservati a Fiandaca, ho utilizzato toni bassi senza urlare”, sostiene Nicosia. L’attenzione riguardava anche la nomina del Garante dei diritti dei detenuti per il comune di Palermo, ruolo tuttora scoperto. Il radicale D’Amico diceva di aver gia “parlato della questione con il sindaco Leoluca Orlando” e l’idea entusiasmava Nicosia. “E perche no scusa? Mi dimetto poi e mi faccio nominare da Musumeci per fare quello regionale. A me piacerebbe quello regionale, ma quello comunale ci da un po’ di visibilità, garante dei detenuti a Palermo”.
Ma secondo i militari del Ros il vero obbiettivo era quello di costituire “un soggetto politico di rilevanza nazionale attraverso il quale raggiungere piu agevolmente i propri scopi”. Nelle indagini sono ricostruiti gli incontri con l’avvocato Michele Capano, esponente dei Radicali che il giorno dopo gli arresti rivendicò l’amicizia con Nicosia, e con l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, noto per aver intrattenuto nel 2007 una corrispondenza con il latitante Matteo Messina Denaro, sotto la copertura del Sisde. Recentemente l’ex politico Dc è tornato in carcere per favoreggiamento alla mafia in un indagine che riguarda anche due carabinieri. “Se ci prendiamo il partito tutti gli altri se ne possono andare a fare in culo, se il partito è nostro decidiamo noi cosa cazzo fare”, diceva Nicosia. “Ma i servizi non so se investono su questa cosa – rispondeva Capano-, oddio in astratto potrebbe pure essere”. Secondo Nicosia, l’ex sindaco di Castelvetrano avrebbe potuto mettere “trenta, quarantamila euro”. Rivelando infine i suoi piani: “Noi dovevamo fare l’operazione quando lui era disponibile, ma deve mettere mano al portafoglio, si deve fare dare i soldi da chi sa lui, ci da i soldi e noi facciamo le tessere”.
Fonte Il Fatto Quotidiano l’articolo pubblicato il 20 febbraio è di Marco Bova