Matteo Messina Denaro Dal Veneto a Forte dei Marmi, dalla Calabria a Bagheria. Tutti dicono ma nessuno lo fa prendere
Cresciuto a pane e mafia (il padre Francesco era un capomandamento mafioso stretto amico di molti notabili di Castelvetrano), è sparito da quasi 30 anni da Castelvetrano e ha raccolto, forse in parte, l’eredità dei corleonesi di Riina e Provenzano.
La sua latitanza ha fatto riempire le patrie galere e ha consentito di smembrare diverse organizzazioni affiliate alla mafia siciliana. Parlare di Messina Denaro è sempre pericoloso. Non sai mai cosa ti può succedere. Potrebbe farti ammazzare Lui o potresti subire un processo per mafia. Il rischio è alto. In particolare quando cerchi la verità. Secondo pentiti e indagini ufficiali, Messina Denaro è stato ovunque. Per alcuni pentiti è stato al mare della Versilia.
Per altri in Veneto, per altri ancora all’estero. Poi, le indagini più tradizionali, parlano di Sicilia e di Castelvetrano. Insomma, come latitante di “pregio” ,Messina Denaro non avrebbe fatto la vita di Provenzano. Lui, non solo avrebbe girato tanto, ma pure divertendosi. I pentiti lo descrivono come “furbo e amante della bella vita”. La confusione è tanta
Anche un ragazzino di scuola media , davanti a simili notizie ,farebbe questa semplice domanda a qualche magistrato o poliziotto:” Ma come è possibile che, tutte le polizie italiane e internazionali lo cercano con microspie e satelliti il suo volto ,con migliaia di servizi giornalistici e che parlano ogni giorno di Lui , facendolo diventare più famoso dei templi di Selinunte, si mette a girare per l’Italia o per altri stati, sfidando centinaia se non migliaia di poliziotti che gli danno la caccia? Uno “spertu ” come IDDU che rischia di finire “annaghiuatu” come un coniglio? I dubbi ci sono. Deve essere veramente un diavolo se, sopratutto gli ultimi 10 anni, il boss castelvetranese è riuscito sempre a farla franca.
Le tesi investigative , dimostrate anche dall’ indagini e da sentenze e che parlano del comportamento dei boss ,vengono sconfessate dall’atteggiamento di Messina Denaro. Di solito ,i capi mafia, non si allontanano dai territori, per non perderne il controllo. Lu zu Mattè,a quanto pare ha cambiato modo.
Va firriannu comu na briscula e in giro per l’Italia. Delle due l’una: o Messina Denaro ha abdicato perchè si è cacato sotto e ha lasciato il territorio e i suoi interessi ,o e ancora qui in Sicilia e comanda con i metodi antichi.
Se fosse vera l’ipotesi del Veneto o di altri luoghi,il boss non è più nel territorio, per legge di mafia qualcuno lo avrà sostituito. A chi questo onore? Chi avrebbe preso il suo posto?
Non è facile, con i tempi che corrono per mafiosi e affini, trovare qualcuno di cui fidarsi. Con tutti gli arresti e gli indagati , dei suoi amici non ce ne sono tanti in giro. O forse, qualcuno “spertu” come Lui, è riuscito a sfuggire, nonostante le tante azioni definite: “terra Bruciata” e “si stringe il cerchio”? Si potrebbe pure pensare che anche lo stesso Messina Denaro abbia dato ordine di “confondere” gli inquirenti, con l’uso di qualche collaboratore o depistatore di professione? Visto che è così astuto , si può anche ipotizzare che ci provi.Tutte teorie . Ma una cosa è certa: la mafia non cambia le sue regole. I capi devono stare vicino ai territori. Quando vengono arrestati i boss,si mandano lontani ,proprio per fiaccare il loro potere dai luoghi di azione criminale
Dai “viddani coi peri incritati” , “U siccu” ha ricevuto una formazione, tramite il padre di mafia con la M grande. E Lui non tradirebbe mai gli ordine del padre e dei suoi amici. Il lascito mafioso non si può disattendere.
Già, l’epopea dei corleonesi è terminata con l’arresto di Bernardo Provenzano e più o meno da quel giorno è lui, Matteo Messina Denaro, il capo dei capi, l’ultimo dei padrini. E’ Lui che ha lo spessore del comando. E’ lui che ammazzato senza pietà.L’uomo che regna su Cosa Nostra come carisma è Lui. Uno che è ricercato dalle polizie di mezzo mondo ma introvabile. Questo per i mafiosi è un valore?. Perchè nessuno gli fa la guerra nonostante i danni che ha fatto subire alle famiglie con la sua latitanza? E’ quasi un fantasma. Un’ombra che aleggia da anni e la cui oscurità. Come se avesse il dono dell’ubiquità.
LUI E’ CRESCIUTO A PANE , MAFIA E POTERE. La sua storia, mafiosa inizia sui passi del padre. Perché il papà, Francesco, era il capomandamento di Castelvetrano e poi di Trapani. Don Ciccio ha insegnato tutto al figlio, compresi i segreti della latitanza. Era un uomo che sapeva stringere rapporti con tutti: dai politici, agli uomini d’affari ,ai professionisti. Lui, lo dicono le indagini era “stretto” con tanti potenti del luogo. Gente con la cravatta e tanti piccioli. Capirono lo spessore di DON CICCIO oltre a Riina, anche Angelo Siino e Il Notaio Ferraro. il vecchio boss ,aveva tanti amici anche nella sanità. Lui , latitante da decenni, non sentì mai la mancanza di cure. Si dice che entrasse e uscisse dall’ospedale di Castelvetrano senza problemi. Era avanti negli anni quando divenne introvabile. Qualche malanno arriva. La latitanza ha suoi disagi. Ci vogliono i medici. Infatti, le cure le riceveva . lo sapevano pure gli inquirenti. Da uomo d’onore, si fece trovare solo nel 1998, quando un infarto tremendo lo aveva già stroncato e il corpo fu lasciato nelle campagne vicino al paese come ultimo gesto di sfida nei confronti di chi gli aveva dato la caccia. Da allora comanda Matteo.Il lascito è del padre. Nessuna indagine ha messo mai messo in discussione la sua leadership a Trapani e provincia.Quindi, si deduce che, o sono cambiate le regole tra mafiosi e Lui comanda anche da lontano, oppure, “lu siccu” è ancora nel territorio siciliano e continua a sfuggire a chi lo cerca e facendosi quattro risate quando arrestano gli altri per la sua latitanza.