Il Procuratore Teresa Principato oggi condannata per violazione del segreto d’ufficio, , disse senza esitare a Rai Uno: ” nel 2012 stavamo per arrestare Messina Denaro, poi la Procura di Palermo diretta da Messineo mi fece saltare l’operazione”
Riportiamo di seguito un articolo pubblicato dal nostro blog il 22 luglio del 2017 . A Parlare è Teresa Principato che dopo anni di caccia al latitante si trova una condanna sulle spalle per violazione del segreto d’ufficio. Nello stesso processo, anche il procuratore Marcello Viola che è stato assolto in primo grado
Nel corso dello speciale di Rai 1 “Cose Nostre” andato in onda venerdi 21 luglio 2017, in prima serata e dedicato quasi interamente alle vicende già conosciute del boss Matteo Messina Denaro , si evidenzia in modo particolare, la delusione di Teresa Principato procuratore aggiunto a Palermo che ha condotto per anni diverse indagini e attività investigative rilevanti contro la cosca diretta da “Lu siccu” , facendo “terra bruciata” per anni nel territorio di Trapani attorno al boss castelvetranese
Quando racconta la sua esperienza, il magistrato, narra il caso “Sutera” boss dell’agrigentino che dopo due anni di appostamenti gli uomini della Principato in modo astuto, avevano capito fosse il “pizzinaro” di fiducia di Matteo Messina Denaro.
“Eravamo certi- afferma la Principato che Sutera dialogava con Messina Denaro. Avevamo le immagini di quando Sutera in aperta campagna, leggeva i messaggi di Messina Denaro”.
Insomma, la lady di “ferro” della Procura di Palermo, aveva capito , in quel momento storico, che Messina Denaro si fidava solo dei “vecchi boss” e visto che il trapanese era stato devastato dalle operazioni a rastrello di Polizia e Carabinieri, lo storico latitante ,si era appoggiato su un boss di Agrigento.
Anni di indagini, appostamenti, soldi spesi per sofisticate tecnologie e quando la Principato e la sua squadra investigativa cominciavano a sentire i brividi della cattura di Matteo Messina Denaro, la stessa Procura di Palermo, diretta allora dall’ex procuratore Messineo attuale commissario a Trapani gli arresta “l’esca” più importante che stava portando al possibile arresto del boss e gli rovina tutto. ” Un’operazione per arrestare- dichiara la Principato- quattro scalzacani manda a monte anni di indagini e ci toglie la possibilità di arrivare , tramite Sutera al latitante di Castelvetrano”. Nel servizio di Rai 1 la Principato non nasconde la sua amarezza. Del resto, all’epoca dei fatti, ci fu una forte polemica alla Procura di Palermo. Il caso in specie, fuori dalle possibili gelosie tra magistrati, apre molte riflessioni. Oltre al fatto che le indagini costano e si tratta di denaro pubblico, l’altra domanda spontanea che parte in modo semplice dai cittadini che non sono servi sciocchi dei partiti di sinistra e che non fanno parte dell’antimafia di carriera e che sopratutto non si fanno “plagiare” da certi giornalisti “portavoce” di certi Pm , è questa: “come è possibile che all’interno della stessa Procura possa accadere un errore investigativo così grossolano? Casualità? O vi è altro dietro quest’ennesimo atteggiamento ambiguo da parte di pezzi delle istituzioni nel tentativo di arrestare Messina Denaro? Domande a cui qualcuno dovrebbe rispondere visto il prezzo carissimo che sta pagando questo territorio dopo 25 anni di caccia a Messina Denaro. Rimane sempre il dubbio:” qualcuno lo protegge nelle stanze del potere?”
Da Repubblica del 2012
“Con quegli arresti “è stata stoppata un’indagine su Messina Denaro che proseguiva da circa due anni”. Sono parole dure quelle di Teresa Principato, pm sulle tracce del pezzo da dieci di cosa nostra rimasto in libertà. Parole che il magistrato ha scritto in un documento inviato ieri pomeriggio ai 30 pm della direzione distrettuale antimafia e riportate stamane dal quotidiano “la Repubblica”.
Gli arresti cui la Principato fa riferimento sono quelli avvenuti ieri mattina in provincia di Agrigento. Tra i 49 arrestati, infatti, c’era chi, secondo il magistrato, poteva consentire agli inquirenti di arrivare al superlatitante. Il suo nome è Leo Sutera, detto “il professore”, un capomafia che dopo la sua scarcerazione è stato tallonato dai carabinieri del Ros.. Gli arresti ordinati da Messineo cancellarano tutto