
Gela, imprenditore antiracket suicida: “Sconfitta per lo Stato”
Greco si è tolto la vita due giorni fa con un colpo di pistola alla testa dopo aver ricevuto un’interdittiva antimafia per la sua azienda
Una vicenda che sa dell’incredibile e che pone serie riflessioni su una legge nata all’indomani delle stragi e molto difesa da certe associazioni. si continua a giocare sulla vita delle persone spesso solo per segnalazioni o sospetti.
Mafia, Rocco Greco denuncia i boss, lo Stato lo punisce: suicida l’imprenditore antiracket
Quando denunci ti fai male .Quando cerchi la legalità non ti credono e allora chi ha ragione? Solo chi ha l’etichetta dell’antimafia ?
Il suicidio dell’imprenditore gelese Rocco Greco per l’ex presidente del Senato Pietro Grasso “è una sconfitta per lo Stato – commenta Grasso – Però le norme ci sono, ci sono tante misure, bisogna mettere a disposizione le risorse. La diminuzione delle risorse su questo aspetto è un elemento da rivedere”. Greco si è tolto la vita due giorni fa con un colpo di pistola alla testa dopo aver ricevuto un’interdittiva antimafia per la sua azienda. Un provvedimento che è conseguenza del processo nato dalla sua denuncia contro il racket di Stidda e Cosa Nostra. “Il problema del racket e soprattutto del venire incontro, attraverso l’assistenza, a chi subisce – continua Grasso – Questo è uno dei principi fondamentali di cui uno Stato si deve occupare”.
Una decisione, quella di Greco, messa in atto all’indomani del rifiuto opposto dal Tar di Palermo alla richiesta di sospendere l’interdittiva antimafia della prefettura di Caltanissetta che l’aveva fatto escludere dalla “white list” delle imprese. “Mio padre è stato ucciso da una giustizia ingiusta e superficiale perché nessuno ha mai letto i nostri ricorsi”. A parlare è Francesco, il giovane figlio primogenito dell’imprenditore antiracket. “Se non sei nella white list non lavori più”, sottolinea Francesco. “Di colpo, mio padre si è trovato da cittadino coraggioso che aveva denunciato, fatto arrestare e condannare 11 esponenti del racket, a imprenditore senza appalti, costretto a licenziare i suoi 50 dipendenti e chiudere i cantieri”.
Rocco Greco denunciò il pizzo nel 2007. Gli imputati si difesero accusando a loro volta l’imprenditore, che indicarono non come vittima ma come complice perché avrebbe pagato le tangenti in cambio dell’aiuto fornito dalle cosche mafiose per fargli vincere le gare d’appalto. Gli estortori furono condannati ma il pm aprì un’indagine a carico di Greco, conclusasi con l’archiviazione. La ditta continuò a lavorare e ad affermarsi in varie regioni. Ma alcuni mesi fa, quando chiese di partecipare alla ricostruzione post sisma nel Lazio, scoprì di non essere più nella “white list” delle imprese. Il Tar del Lazio esaminando il suo ricorso lo definì “soggetto debole” cioè ipoteticamente “avvicinabile” dai mafiosi. “In due mesi – dice Francesco Greco – mio padre perse 25 contratti e la stima dei fornitori che ci guardavano come se avessimo un marchio in fronte. La Raffineria dell’Eni ci ha cacciati fuori costringendoci a smantellare di sabato e domenica il cantiere”.
“Purtroppo, e ripeto purtroppo, capisco il gesto estremo di Rocco Greco. Io maledico il giorno in cui ho denunciato. Dovevo mollare tutto e scappare ed, invece, ho commesso il grande errore di restare. Quando denunci, firmi anche la tua condanna a morte. Se avessi saputo quello che poi mi è accaduto, non lo avrei mai fatto”. E’ l’amaro sfogo di Magda Scalisi, battagliera giovane imprenditrice che ha denunciato la mafia dei Nebrodi, parlando del suicidio di Rocco Greco. “Beh, visto quello che mi è successo e tutto quello che è accaduto dopo – dice la donna – posso dire di avere scoperto che nei Nebrodi non esiste la mafia…”.
La donna, fino all’agosto del 2018 gestiva con il padre un agriturismo nel cuore dei Nebrodi. Una struttura che sorgeva a 13 chilometri da San Fratello, in provincia di Messina, dotata di un ristorante e di 21 camere di albergo. Ma dopo poco tempo dall’apertura le hanno fatto sparire tutti i cani, alcuni rubati, altri morti misteriosamente. E, ancora, maiali privi di chip identificativo, dunque allevati abusivamente, sono stati fatti penetrare nell’area del Rifugio, per creare danni e disturbo. Al ristorante si erano presentati gruppi di avventori che si erano applicati un singolare ‘auto-sconto’. Ma non solo. Erano spariti anche alimenti e stoviglie destinati ai celiaci. E la giovane imprenditrice è celiaca. Per non parlare delle continue pressioni per le forniture, estorsioni mascherate, col sistema dei prezzi e del fornitore.
“La morte dell’imprenditore antiracket Rocco Greco getta un’ombra su come le nostre Istituzioni hanno inteso e intendono sostenere gli imprenditori che resistono alle mafie”. Lo ha detto il testimone di giustizia Ignazio Cutrò: “Rocco Greco ha avuto il coraggio civile di interrompere, in un territorio come quello di Gela devastato dalla violenza e prepotenza della Stidda e di Cosa Nostra, l’odiosa catena del pagamento del pizzo – dice – Il suo coraggio e la sua dignità di padre e di imprenditore ha dovuto dapprima subire l’onta delle accuse, poi dimostratesi false, dei suoi carnefici per poi vedersi negare dallo Stato quel doveroso sostegno che si deve a coloro che denunciano le mafie
Fonte La Repubblica