
Borsellino e il suo dossier sugli appalti archiviato il giorno dopo la strage
Fiammetta Borsellino continua la sua battaglia contro tutti i protagonisti , autori delle falsità sulla strage di Via D’Amelio. Fiammetta Borsellino mette in discussione anche il ruolo di alcuni magistrati come Giammanco e Tinebra. La Barbera non poteva “depistare” da solo e questo lo intuiscono anche i neofiti di investigazioni. Fiammetta Borsellino, non può dire tutto quello che sospetta. Lei, le regole le rispetta. Forse, la figlia di Borsellinospera che qualcuno dei vecchi politici che nel 92 stava al potere e qualche funzionario dello Stato sveli qualche verità nascosta negli anfratti dei palazzi di Stato. Troppo le falsità raccontate in questi anni. Anche i pentiti credibili non bastano più. Qualche testimone di quel periodo che occupava responsabilità di Stato è ancora vivo e parlando, potrebbe dare un grosso contributo alla verità sulle stragi
La vice presidente della Commissione parlamentare antimafia, Jole Santelli, insieme al capogruppo di Forza Italia, Luigi Vitali, hanno chiesto al presidente della Commissione Nicola Morra, di audire in commissione plenaria, Fiammetta Borsellino, figlia del magistrato siciliano, ucciso dalla mafia il 19 luglio del 1992. “Le sue parole – dice Santelli – meritano il rispetto e la considerazione delle istituzioni e non possono passare in cavalleria”.
Il silenzio della famiglia Borsellino finora “è stato dettato dalla fiducia nello Stato, la principale eredità morale che ci ha lasciato mio padre” ma “fin dai primi minuti” dopo l’attentato “non ci fu la volontà di preservare il luogo del’eccidio: la borsa per esempio fu consegnata senza avere cura di verificare l’identità delle persone a cui si dava” ha detto ieri sera Fiammetta Borsellino ospite della trasmissione Che tempo che fa, condotta da Fabio Fazio.
In un altro passaggio, Fiammetta Borsellino ha accusato il fatto che i processi “sono stati caratterizzati da fortissime anomalie” con le indagini affidate a Tinebra, molto vicino alla massoneria e a magistrati che dicevano apertamente che non avevano le competenze necessarie o erano alle prime armi”.
E ancora, la figlia di Borsellino ha accusato il fatto che le indagini furono delegate ad Arnaldo La Barbera “che da un lato era un poliziotto, dall’altra riceveva buste paga dal Sisde”. Rispondendo ad una domanda di Fazio se avesse avuto risposta ad alcuni degli interrogativi posti tempo fa sul quotidiano La Repubblica, Borsellino ha detto di non avere “avuto alcuna risposta neppure quando ho sollecitato il Csm. Eppure ho dato io stessa un contributo personale. Dopo 25 anni è stata quasi compromessa per sempre la possibilità di avere una verità, non si può lasciar passare neppure un giorno. Mi fido di chi ci darà risposte concrete, di chi, essendo esposto, svolge il suo lavoro con sobrietà. Non mi fido di chi si espone alle liturgie dell’antimafia”
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