
Un 1 milione e 840mila, ieri sera su Italia 1, a vedere il film “il “Sindaco, italian politics for dummies”, il primo film de Le Iene che vi hanno raccontato con Ismaele La Vardera le magagne e gli accordi sottobanco della politica italiana. Un grande successo di pubblico, per uno share del 7.7%. E tutto questo dopo il grande successo che la pellicola aveva già fatto registrare nelle oltre 230 sale di tutta Italia, a fine novembre. Alle date del 26 e 27 novembre, infatti, si era aggiunta una terza serata di programmazione, in quanto al suo esordio in sala il film era stato il secondo più visto in Italia.
In tanti, non appena il nostro Ismaele La Vardera aveva raccontato pubblicamente di aver filmato in telecamera nascosta tutta la sua campagna elettorale, avevano provato a fermare la pellicola. Con reazioni e metodi diversi.
Come chi ha chiesto ai giudici di bloccarne la proiezione, o chi ha parlato di una operazione puramente commerciale, o ancora chi ha chiesto di ottenere il pagamento del proprio cachet come attore del film.
La pellicola, realizzata da Davide Parenti e Claudio Canepari, ha come protagonisti inconsapevoli i big della politica siciliana e italiana: da Rosario Crocetta a Totò Cuffaro, da Matteo Salvini a Giorgia Meloni. E quasi tutti, come vedremo tra poco, hanno voluto dire la propria su questa vicenda. Con toni molto diversi.
A partire da Giorgia Meloni, che al nostro Cristiano Pasca (tra l’altro voce narrante del film) si era detta amareggiata da questa storia, convinta del fatto che si sia trattato di un’operazione puramente commerciale. Solo per fare soldi invece, e non per smascherare le magagne che stanno dietro la politica del nostro paese.
E quando Cristiano Pasca era andato da lei per farle vedere il trailer del film, stizzita aveva detto: “L’operazione di La Vardera è una cosa schifosa, la gente ti sta votando per farti fare una cosa, non per fare i soldi. Se mi dice che non ci fa su i soldi bene, altrimenti io ho fatto la campagna elettorale a uno che stava facendo una cosa per la sua professione, per farci su i soldi, prendendo in giro migliaia di cittadini che lo hanno votato”.
Dalle accuse di Giorgia Meloni all’ironia di Gianfranco Micciché, presidente dell’Assemblea regionale siciliana, che ospite di un’emittente televisiva locale aveva detto: “Io sono il protagonista del film e non ho firmato la liberatoria. A questo punto chiederò i soldi come attore. Oggi voglio essere pagato come attore”. “
Ironica, ma anche sottile, la reazione dell’ex governatore della Sicilia Totò Cuffaro, che al momento della richiesta della firma sulla liberatoria per le riprese aveva candidamente dichiarato. “Ti sembro preoccupato? Sono abituato ad essere registrato”.
A prenderla decisamente male era stato l’attore Francesco Benigno, uno dei candidati della lista civica di Ismaele, che aveva provato a fermare il film prima che arrivasse nelle sale presentando addirittura un’istanza di sequestro della pellicola alla Procura di Palermo. L’attore palermitano ha chiesto il sequestro del film “per difendere la sua immagine”.
“Benigno non ha smesso di sentirsi in colpa nei confronti di tutti quei palermitani che ha coinvolto e che ha convinto a fidarsi di lui e di La Vardera. Adesso invece è costretto a difendersi da chi vuole ledere la sua immagine”, aveva spiegato il suo legale.
Più discreto il candidato del centrodestra Fabrizio Ferrandelli, nella cui squadra (come addetto stampa o come assessore) prima Marianna Caronia e poi Totò Cuffaro avevano provato a “sistemare” Ismaele La Vardera (in cambio di un suo passo indietro e dei suoi voti, ovviamente).
Ferrandelli si è tenuto lontano dalle polemiche scoppiate sulla campagna elettorale di Ismaele, e il suo team ha pubblicato (pochi giorni dopo la prima del film Il Sindaco) un suo docufilm, “Ferrandelli for dummies”, rivendicando una campagna elettorale “francescana” e “alla luce del sole”.
Molto signorile è stata la reazione di Leoluca Orlando, che non potendo partecipare alla proiezione palermitana del film ha lasciato al nostro Ismaele il biglietto di scuse
Fonte: Le Iene