Libero Futuro, Colajanni continua lo sciopero della fame
«Puniti per avere denunciato i problemi dell’antimafia»
Lo strano mondo dell’antimafia di sistema. Quando la ricerca della verità può diventare una malattia che distrugge gli avversari
E’ possibile che lo Stato possa “non rispettare e calpestare” in questo modo il diritto? Se è così diventa pericoloso pure prendere posizione e stare zitti davanti alle storture di certa antimafia
Il rischio è alto di finire impelagato in inchieste senza un briciolo di prova. Le dichiarazioni di Colaianni, seppur tardive sono molto inquietanti
Una decisione estrema, quella del presidente dell’associazione antiracket, per protestare contro l’esclusione dall’elenco prefettizio: «Realtà uccise sulla base di sospetti. Così potrebbe trasformarsi in una scorciatoia contro chi non si può perseguire penalmente»
In una intervista a Live Sicilia Colaianni apre scenari molto inquietanti e, , parla di sistema, quello dell’interdittiva che può fare male in ragione di leggi superate. Colaianna fa intendere che, l’intedittiva è scattata per avere attaccato il Sistema Montante e Saguto e avere appoggiato Il giornalista di Tele Jato , Maniaci. Accusse molto pesanti che, di certo, meriterebbero una inchiesta. E, infatti, Colaianna che con la sua associazione è stata parte civile in diversi processi di mafia , si è rivolto alla Procura di Caltanissetta per il caso da lui denunciato
Certo che, se ciò che ha detto Colaianni risulta a verità, In questa zona della sicilia si è agito come ai tempi della inquisizione spagnola. Meglio andare via piuttosto che è esporsi
Dall’intervista su Live Sicilia
Alla base dell’interdittiva ci sono i rapporti della sua associazione con alcuni imprenditori considerati border line. Lei ha sempre sostenuto che chi ha sbagliato va aiutato per rimettersi sulla retta via. Non c’è il rischio di prestare il fianco a rifarsi un’immagine?
“No, se le denunce sono genuine. Nell’interdittiva vengono citati i rapporti con imprenditori che hanno tutti denunciato e nessuno ha processi o indagini in corso. Non accetto che mi si dica che ‘Libero Futuro’ ha favorito la mafia con queste motivazioni risibili. Il caso più grave che ci vien contestato è il rapporto con i Virga di Marineo che si sono fatti cinque processi come vittime”.
Allora perché siete stati cacciati?
“Perché siamo stati fra le poche voci critiche di questi anni. Non si può fare la lotta alla mafia mettendo la polvere sotto il tappeto. Abbiamo appoggiato Pino Maniaci di Telejato (finito sotto processo per estorsione, ndr) quando denunciava le storture delle misure di prevenzione. Stessa cosa abbiamo fatto con il prefetto Giuseppe Caruso, il cui grido in Commissione antimafia non fu ascoltato. Ci siamo schierati contro l’interdittiva che aveva bloccato Sis, il consorzio di imprese che stava costruendo il passante ferroviario perché sapevamo con cognizione di causa che la mafia nel cantiere non c’era. Oggi scopriamo che a proporla fu il colonnello Giuseppe D’Agata che è sotto processo con Antonello Montante”.
Che c’entrano le due cose?
“Ho il sospetto che allora sia stata forzata la mano. Di sicuro i lavori hanno accumulato un anno di ritardo. Spero che la Procura di Caltanissetta indaghi anche su questo”.
Voi denunciavate Saguto, Montante e le storture dell’antimafia e oggi ne pagate il prezzo anche di fronte alla loro caduta. Ho capito bene?
“Paghiamo il fatto di avere protestato. Non bisognava aprire bocca su queste storture. Maniaci, Caruso, noi, ci faccia caso, siamo finiti tutti a gambe all’aria. Non bisogna parlare di certi argomenti. C’è chi ha deciso che va fatta fuori l’antimafia. Della serie tutti fanno schifo, nessuno fa schifo. Noi diciamo che le norme sulle misure di prevenzione e sulle interdittive sono da stato di polizia. Andavano bene quando c’era l’emergenza. Ma ora no. È un tema che dà fastidio, c’è chi abusa di questi strumenti. Qualcuno preferirebbe che si tacesse e ci considera troppo poco istituzionali”.
Cosa vuole comunicare con il suo sciopero della fame?
“Che siamo delle persone perbene. Ci sono decine di imprenditori delusi e scoraggiati”.
Quale segnale attende per smettere lo sciopero?
“Spero non quello del medico (accenna un sorriso, ndr). Abbiamo scritto al ministro Matteo Salvini e alle Commissioni antimafia, nazionale e regionale. Speriamo che ci rispondano, che si crei un dibattito sulla scia di quanto stanno facendo i Radicali in tema di Misure di prevenzione. La lotta alla mafia sta andando a rotoli. Se usi il napalm fai morti anche fra i civili. Non si può fare piazza pulita di un’intera economia”.