La maggior parte degli investigatori che seguono il traffico illecito di opere antiche sanno bene chi è Gianfranco Becchina. Un nome spesso legato a Giacomo Medici, Robin Symes e Bob Hecht , grandi trafficanti d’arte internazionali , abilissimi nel promuovere il commercio illecito di antichità e sfuggire alle polizie di mezzo mondo per decenni
Le indagini non hanno mai chiarito come, Becchina è riuscito ad ottenere la fiducia di questi professionisti del malaffare. Meno conosciuto forse, almeno tra l’elenco di chi dei criminali coinvolti di arte ha fatto la storia , sono i componenti della famiglia di Matteo Messina Denaro. Il padre Ciccio era “camperi ” nelle terre dei D’alì. Don Ciccio era era anche “figlioccio” prediletto di Giacinto DE SIMONE e dei suoi fratelli. I De Simone erano personaggi che contavano molto anche negli USA, già prima delle seconda guerra mondiale . Esistono diversi documenti in merito.
Giacinto fu espulso dagli Usa, per avere intrallazzato con i boss americani . Si trasferì a Castelvetrano e con i fratelli dominarono l’economia locale dagli anni 30 e per almeno 30 anni . I De Simone godevano insieme ai Taormina, di tante amicizie nella New York degli anni 30 e 40. L’anello di congiunzione tra i De Simone e Becchina potrebbe essere stato don Ciccio Messina Denaro . Secondo alcuni anziani di Castelvetrano i De simone sapevano bene dell’importanza del mercato dei reperti archeologici trafugati e venduti in USA. Con i “cocci” di Selinunte si facevano molti soldi e con il minimo sforzo . Altro che vino e olio. Una cosa è certa: il furto dell’Efebo da Palazzo Pignatelli, avvenuto agli inizi degli anni 60 non poteva essere idea di Ciccio Messina Denaro . Lui fu l’esecutore. C’è una relazione , partendo da questo furto , che mette insieme la famiglia De Simone con il rampante giovane Gianfranco ? Sarebbe molto interessante saperlo . Becchina, nel frattempo ,si era accasato in Svizzera , sposando la figlia di un antiquario. Il giovane Gianfranco ridotto sul lastrico non aveva fatto il Liceo Classico e neanche la scuola d’arte. Eppure, Becchina diventerà espertissimo d’arte antica e avrà porte aperte nei migliori musei americani e sarà accreditato presso i maggiori gestori del traffico internazionale di reperti rubati, come accertato da FBI e Polizia Svizzera. Strano che, un picciotto castelvetranese venga accreditato in un mercato dove, se non hai certe credenziali non puoi metterci piede
Come avviene il coinvolgimento con il cerchio del traffico delle opere d’arte con il cerchio interno del boss di Cosa Nostra Messina Denaro?
I fratelli De Simone(molti dei quali defunti) lo potevano spiegare . Lo possono ancora spiegare , tutti quelli che hanno trafugato per decenni migliaia di tesori da Selinunte. Lo potrebbe spiegare anche chi, in questa città ha guadagnato in silenzio . Becchina potrebbe dire molto . Farebbe un grande favore alla giustizia e alla storia. Lui sa molte cose su chi si è arricchito sul mega traffico di reperti rubati a Selinunte dal 1950 in poi.
Il prof. Vincenzo Tusa ci provò a fermare questo schifo nei primi anni 60 ma non ci riuscì del tutto .
Lo disse nei suoi scritti. Fece assumere i tombaroli che saccheggiavano tutto per un piatto di pasta. E dove andarono questi reperti?
Il traffico di reperti rubati ha fatto guadagnare montagne di soldi alla famiglia Messina Denaro e a tutti i loro complici. Miliardi delle vecchie lire che in buona parte sono finiti a Becchina e il resto dove si trova? Forse è il tempo per i magistrati che fanno antimafia concreta di cominciare a scandagliare i patrimoni di famiglie locali che hanno sempre fatto finta di non esserci ,ma hanno sempre saputo tutto sulla vita pubblica cittadina. Per anni si sono cercati i soldi della famiglia Messina Denaro nelle aziende e tra gli imprenditori. Confische a palate e Lui ,sempre latitante. Terra bruciata che è diventata deserto. Forse è il momento di riflettere su altre possibili fonti economiche mai esplorate dagli inquirenti e con una logica di collegamenti familiari e storici mai valutata .Matteo Messina Denaro potrebbe solo fidarsi di chi ha aiutato suo padre e non ha mai tradito? Può essere credibile il lascito di consegne del padre Ciccio a qualche amico fidato, per aiutare la latitanza del figlio? A queste domande, in città, qualcuno potrebbe aiutare i magistrati a trovare opportune risposte.
La redazione del IL CIRCOLACCIO
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