
PATTI E AGNELLI :UNA STORIA DI TANTI AFFARI
INCHIESTA
Prima con l’antimafia, poi il sospetto di mafia . Patti e la sua storia tutta da comprendere.
La sua guerra con la Bertolino e la fine dell’impero creato alla corte della famiglia più potente d’ Italia
Mettendo tutto in linea : Agnelli-Patti- Bertolino- antimafia- mafia- Istitituzioni. Un vero casino dove è difficile capire chi dice la verità e chi depista
Si chiude con la morte e la confisca vicenda di un imprenditore legato ad altri industriali nazionali, dagli Agnelli a Berlusconi, a Basile, a Montante alla Bertolino, a Lo Bello e nei cui villaggi turistici hanno soggiornato i più noti politici italiani e forse anche mafiosi di alto rango.
Con Carmelo Patti , per decenni fecero affari grossi gruppi imprenditoriali tra cui gli Agnelli. Come dire i Patti sarebbero stati cos’ furbi da saper nascondere la loro vicinanza a Ciccio e Matteo Messina Denaro, aveva cominciato dal nulla, come venditore ambulante e aveva poi costruito un impero finanziario, pure ai lupi travestiti da Agnelli?Oltre la battuta, torna in mente l’insegnamento di Falcone: i soldi mettono tutti d’accordo e la grande mafia non sta attento al pelo. Pecunia non olet.
Il legame di Carmelo Patti con l’avvocato Agnelli era molto stretto. Addirittura, castelvetranesi che frequentavano i Patti negli anni 80 e 90 furono testimoni della stima che Agnelli nutriva per Patti. Furono tanti i castelvetranesi in quel tempo che trovarono lavoro al nord. erano tutti raccomandati dalla famiglia Messina Denaro?
Non stiamo parlando di un “testa di minchia” qualsiasi. Patti faceva affari con l’avvocato Agnelli e Cesare Romita amministratore della Fiat. Gente potente che era in grado di far cadere anche i governi
Creando la multinazionale “Cablelettra” che forniva alla Fiat gran parte dei suoi pezzi del settore dei cablaggi, degli accessori e delle maniglie entra a far parte del cerchio magico dell’imprenditoria italiana. Patti fu per quarant’anni uno dei più stimati industriali siciliani, tanto da essere nominato presidente della Gesap che gestisce i più importanti servizi dell’aeroporto “Falcone-Borsellino”. Una specie di industriale antimafia per antonomasia, finché non entrò in contrasto con la signora dell’alcool e di Partinico, Antonina Bertolino.
La guerra cominciò allorchè Patti rivolse la sua attenzione al settore turistico con i villaggi Valtur, si dice a seguito di una specie di transazione sui debiti che la Fiat, con interessi nella Valtur, aveva con Carmelo Patti e che non riusciva a pagare. In un certo momento si arrivò al sequestro di tutti i beni con l’accusa di collusione con la mafia. A incastrarlo fu Angelo Siino, “il ministro dei lavori pubblici di Cosa Nostra”, cognato della signora Antonina Bertolino, titolare di una megadistilleria ubicata a Partinico.
Angelo Siino fece nei suoi confronti alcune dichiarazioni, cominciando col dire che “Aiutava ed era aiutato da Cosa Nostra e, dalla sua, ha anche il fatto di essere un massone”. Secondo Siino, Francesco Messina Denaro, padre di Matteo, detto “mastru Cicciu u muraturi” “aveva tra le mani Patti, tanto che Bernardo Provenzano ci scherzava su, dicendogli che lui non aveva problemi a passare le vacanze alla Valtur”. Tra i beni sequestrati anche il villaggio di Favignana “Punta Fanfalo”, che venne acquistato nel 1998, dopo che la vendita all’asta gli era stata contesa da Emma Marcecaglia, ma senza successo, perché il villaggio era stato acquistato da Desy Ingrasciotta, una sconosciuta ragazza di 21 anni, di Castelvetrano, dietro la quale c’era Carmelo Patti.
Nel 2014 altra tegola giudiziaria per Patti, una condanna a dieci mesi per non avere versato quattro milioni e mezzo di Iva della Cablelettra nel 2008. In un certo momento Patti cercò di acquistare anche il villaggio turistico “Città del mare” che si trova a contatto della foce del Nocella, un fiume inquinatissimo a causa, a dire di molti, degli sversamenti della distilleria, la cui presenza diventava conflittuale con quella del villaggio, che successivamente venne acquistato da un altro magnate della finanza siciliana, Rosario Basile.
Il sequestro dei beni della Valtur, è stato poi affidato, in amministrazione giudiziaria, a un terzetto, uno dei componenti era Andrea Gemma, noto amico del ministro della Giustizia Alfano che, all’indomani della sua nomina, dichiarò di provenire dal “Dipartimento di Diritto Privato, il più rosso d’Italia, diretto dal prof. Alfredo Galasso” (cioè dall’avvocato della Bertolino).
Malgrado Patti avesse subito dichiarato di “sentire puzza di alcool” nelle accuse di Siino e della Bertolino, la magistratura trapanese lo incriminò per associazione mafiosa disponendo un sequestro che continua sino ad oggi, malgrado, a distanza di 15 anni, non sia ancora seguita nessuna sentenza di condanna. Anzi, un Gip di Trapani si era espresso in maniera piuttosto scettica, non confermando una richiesta dei Pm Trapanesi. Siamo in una zona, quella di Trapani, nella quale la Bertolino molti interessi e dove è stata sempre prosciolta o assolta in noti processi di inquinamento ambientale.
Da Castelvetrano a Robbio. Patti arriva alla Lomellina dell’ oca grassa, del riso e delle rane, più Vercelli che Pavia, in bilico tra Lombardia e Piemonte. Dall’ agricoltura carica di millenaree fatiche all’ industria ricca di quattrini e di prospettive. Da un capo all’ altro della Penisola per costruire, in poco più di quarant’anni, un piccolo impero industriale che toccò i 400 miliardi di fatturato delle vecchie lire
Perchè Carmelo Patti,secondo cronache dell’epoca riportate su giornali d’alta finanza, protagonista di questa avventura imprenditoriale da Italia del boom anni Sessanta, ha fatto all’ ombra della Fiat i quattrini con i quali ha comprato, tramite la Fincab, la Valtur, primo passaggio verso un’ alleanza con l’ Alpitour controllata al 30 per cento dalla Ifil non è mai stato bloccato prima? Se aveva in mente tanti altri progetti in questa direzione e con la complicità della Mafia si poteva già fermare quando negli anni 2000 un coraggioso maresciallo delle Fiamme Gialle di origini pugliesi riesce a mettere le mani nel groviglio malavitoso dei cablaggi nel Belice? Già, perchè quell’operazione condotta dalla locale caserma della GDF contro i cablaggi abusivi non toccò solo Castelvetrano.La rete dei “fili” era estesa anche a Partanna, Vita, Salemi, Gibellina, Campobello di Mazara e altri comuni
La storia è tutta qui, anche se mancano ancora alcuni tasselli per completare il mosaico di un gruppo che ha promesso di diventare uno dei colossi europei del turismo con la protezione della famiglia Agnelli. I Patti, famiglia alla quale fece capo la Fincab, finanziaria della Cablelettra di Robbio Lomellina, si organizzò come un grande gruppo industriale. Roba da manager non certo di strazzati. I Patti avevano forti collegamenti con la borghesia castelvetranese e anche con politici influenti e di tutti i partiti
Il capostipite, Carmelo, ha poco più di venticinque anni quando nel 1960 parte da Castelvetrano e risale l’ Italia fino a questa contrada della Lomellina dove lo attende un posto da operaio alla Philco, azienda di frigoriferi. Esperienza dura. Ha una moglie e arrivano anche tre figli, Maria Concetta, Paola e Gianni. E soprattutto non ha la benchè minima voglia di invecchiare in un’ azienda a caricare e scaricare prodotti fabbricati da altri.
L’ascesa imprenditoriale
Vuole misurarsi col mestiere di imprenditore, provare il brivido del rischio e l’ ebrezza del successo. Ha imparato come si fabbrica un cavo, ha capito che il cablaggio è un business con ottime prospettive e ha deciso che quella può essere una buona partenza. E si getta a capofitto nell’ impresa: un capannone artigianale, meno di dieci dipendenti, rame e plastica, qualche piccola commessa e tanta voglia di vincere. Ma è quanto basta per cominciare. Il resto arriva col tempo. Un altro capannone e poi, addirittura, gli stabili che lo hanno visto operaio, quelli che la Philco ha lasciato vuoti dopo la fine della stagione dell’ industria degli elettrodomestici. Con gli anni aumentano progressivamente i dipendenti, gli impianti, la produzione e, naturalmente, le commesse. In questa impresa Carmelo Patti, ormai affiancato dai figli, incrocia la Fiat. Ed è probabilmente questa una delle chiavi del suo successo. I cavi prodotti dalla Cablelettra vengono comprati dall’ industria automobilistica torinese e quando Paolo Cantarella accelera la mondializzazione, puntando sul Sud America, lui è pronto a portare anche laggiù a Belo Horizonte e a Cordoba, i suoi cavi. E’ uno dei fornitori Fiat da Torino a Melfi e dall’ Italia all’ area del Mercosur.
Il fatturato sale a 400 miliardi e proviene da fabbriche sparse oltre che in Lomellina, anche nel Mezzogiorno, Brasile e Argentina. Poi arriva il Premio Europeo per la qualità che gli viene consegnato a Torino, presente addirittura l’ avvocato Agnelli.
Ed è orgoglioso quasi come lo è per la villa nella quale viveva nel centro di Robbio, nel cuore della Lomellina, lui arrivato dal Sud senza il becco di un quattrino e senza conoscenze importanti premiato a Torino, capitale industriale italiana. Non sappiamo se erano presenti , in quell’occasione familiari dei Messina Denaro. Battute a parte, la vicenda Patti non può finire così.
ANNI 90: Successo, dopo successo, ecco che arriva l’ idea della Valtur.
Dicono che a lanciarla sia stata Maria Concetta,amica del re dell’antimafia Antonello Montante, oggi in carcere .
L’ operazione, che consiste nell’ acquisto, tramite la Fincab, della Sitim, una holding che controlla il 77 per cento di Valtur, viene a costare 300 miliardi, una cifra pari al 75 per cento del fatturato annuo della Cablelettra. Maria Concetta Patti pensa che ne valga la pena e non ne fa mistero. In realtà, Valtur era soltanto il primo gradino di una scala che può portare molto più in alto. Infatti la famiglia Patti tenterà la scalata con Alpitour e si sa che la società di Cuneo portava diritto all’ Ifil cassa forte degli Agnelli e ai suoi progetti in campo turistico .
A questo punto, si dovrebbe pensare che i castelvetranesi , compresi i mafiosi con la coppola e con le pecore sono stati in grado di trattare addirittura con i salotti alti della finanza italiana. Se è stato così, occorre riaprire molti processi e farne di nuovi perchè, obiettivamente , qualcosa non torna, in nome della verità e della giustizia
Fonte: Blog Lombardia, documenti, Repubblica, web news
Salvo Serra
Il Circolaccio