Le ricerche storiche, serie, documentate e non strumentalizzate da appartenenze politiche di nessun genere dimostrano con ampi riscontri che, Castelvetrano, dal 1946 in poi è stata gestita da un comitato d’affari che ha praticamente messo le mani su ogni cosa portasse tanti soldi nelle tasche di politici, borghesi d’alto rango e ovviamente mafiosi, con l’occulta complicità di procure compiacenti o scaltre da fottere li “minchia” e proteggere i loro amici potenti.
Il metodo che non è solo castelvetranese, nella città dei Messina Denaro, Dei De Simone, Rizzo, Clemente , Nastasi , Caruana ,Cuntrera, e tanti altri, trova il suo alveo più rappresentativo
Non c’è stata azione economica in questo territorio che da 50 anni almeno, è stata gestita da questo comitato d’affari. La mafia, la politica e la burocrazia giravano tutti attorno di chi aveva il potere dei soldi. Dalle grandi lottizzazioni autorizzate sempre dalle amministrazioni comunali post piano comprensoriali agli appalti , ai contenziosi strani con Saiseb e altri, all’aiuto costante dato alle famiglie mafiose attraverso i tanti “favori”.
Di esempi se ne possono fare a go go.
Dalla morte di Vito Lipari, ucciso per fare uno sgarro ai Salvo che occupavano tutta l’economia trapanese che limitava l’azione dei corleonesi, a Castelvetrano si rompe un equilibrio consolidato. Quell’equilibrio che aveva gestito il potere dal dopoguerra in poi. Famiglie come i De Simone e i Taormina cominciano a perdere potere ma non i legami con il comitato e con la mafia.L’uccisione di Lipari sorprende tutti. Non sorprende però, Don Ciccio Messina Denaro e Nino Nastasi detto “Papase” che di fatto, collaborano all’eliminazione di Lipari. In Provincia di Trapani arrivano tanti soldi: appalti, droga, traffico di reperti archeologici e armi. Un pozzo senza fondo. I corleonesi e chi li sostiene in zona ,cercano nuove alleanze e nuovi sbocchi di mercato per i loro affari. Dopo un periodo di grande confusione , la politica castelvetranese trova un nuovo equilibrio. DC; PSI E PCI con i loro leader riusciranno a trovare una sintesi su molte cose. Anche Il PCI, allora all’opposizione chiuse gli occhi su diverse scelte sbagliate. Negli anni 80 , la mafia a Castelvetrano cominciò a farsi “furba” e si sostituì alle famiglie che avevano gestito il potere economico. Volle entrare direttamente in affari ,
L’esempio calzante avviene sulla gestione dei rifiuti. Altri comparti saranno monopolizzati e con altri attori. Chi pensa che tutto era gestito direttamente da Messina Denaro fa un grosso errore investigativo e lo dicono le stesse indagini.
Gaspare Spallino avvocato e figlio di imprenditori legati all’uso di mezzi agricoli, decide di entrare nella gestione dei rifiuti urbani. Aveva il piglio degli affari
Dietro a questa scelta, diranno le indagini, c’è la mano Nino Papasè(attualmente in carcere) e quindi anche i Messina Denaro.
Papasè era stretto parente di Spallino. Infatti, l’avvocato imprenditore si muoveva molto bene tra le relazioni con don Ciccio e Matteo Messina Denaro e con i politici come Enzo Leone di cui era sostenitore politico.
Ma Gaspare Spallino aveva buone relazioni anche con le correnti DC e con l’ex sindaco Giovanni Cascio del PCI.
Non potevano mancare anche le ottime relazioni con i burocrati comunali. Con l’ingegnere Mariano Palermo grande amico di Enzo Leone, con l’ex segretario Finotti e con l’ex dirigente Simanella. Spallino aveva una buona relazione amicale con molti della borghesia comunale.
La forza dell’Ecolsicula, nonostante le varie crisi comunali dovute alla DC, non conobbe sosta. L’Ecolsicula, gestiva appalti miliardari (in lire) e assicurava un servizio eccellente. Pure la gestione della discarica di Via Palermo, oggi chiusa. Già negli anni 80 l’Ecolsicula era una potenza e anche se, le informative di Carabinieri e Polizia indicavano la presenza di Papasè come mafioso vicino ai Spallino, l’azienda continuava a lavorare con il comune. E intanto Spallino e Nastasi compravano terreni ovunque. A Papasè saranno confiscati ettari di terreno edificabili , molti dei quali nell’area presso il nuovo comune, condivisi, come da inchieste, anche con Matteo Messina Denaro. Nel 1992, altro colpo di scena. Viene arrestato il prof. Vaccarino. Un arresto che si aggiungeva a quello dell’ex sindaco Enzo Leone avvenuto tempo prima. Castelvetrano è sotto choc. Poco dopo i consiglieri comunali decidono di dimettersi tutti. Il primo fu Gianni Pompeo ,allora manniniano, che sentendo puzza di scioglimento per mafia preferì abdcare. Nel 1993 “acchiana” Beppe Bongiorno. Inizia il nuovo corso della serie” giù le mani dalla città”. Una frase più volte usata dal nuovo che avanzava. Un nuovo però, che si portava dietro i difetti del vecchio. Infatti, l’Ecolsicula, anche con Bongiorno , come altre aziende “monopolio” di cui parleremo successivamente, continuò indisturbata. L’avvocato Spallino trovò subito il nuovo modo di operare. Cambiare tutto per non cambiare niente. Spallino sapeva di poteva contare sull’aiuto dell’ing. Palermo rimasto amico suo, del fratello Nino ingegnere capo al comune e su amici socialisti e democristiani eletti all’opposizione. Non poteva più contare sui Messina Denaro finiti sotto mandato di cattura. Nel nuovo corso Bongiorno , aveva anche nuovi amici burocrati. Il segretario scelto dal nuovo sindaco di Alleanza Cittadina fu per un certo periodo imparentato con la figlia dell’avvocato. Il segretario “nuovo” firmava anche i mandati di pagamento , un vera comodità. L’Ecolsicula non la ferma più nessuno. Anche nel 1996 , quando viene arrestato Papasè. Tutti sapevano delle relazioni con Spallino ma nessuno dentro il comune si fece scrupoli. L’Ecolsicula continuava a fatturare miliardi di lire in modo indisturbato fino alla nascita di Belice Ambiente(2005) e fino alla morte dell’avvocato Spallino ( per malattia) avvenuta poco prima dell’accordo con Belice Ambiente. Quando arrivano gli inquirenti a sequestrare i beni dei Spallino trovano macerie.Tutto era già stato in parte venduto. L’Ecolsicula in 20 anni di attività ha girato decine e decine di miliardi di lire . Soldi che non poteva gestire solo Spallino con la sua famiglia . Molti altri hanno guadagnato sulle loro spalle e non sono mai stati colpiti dalla Giustizia. Chi era a libro paga dell’avvocato che annotava tutto nella sua agenda forse non lo sapremo mai. Una cosa è certa: i tanti soldi dell’Ecol sicula non sono andati solo alla mafia
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Fonte: Documenti, Blog web, testimonianze