
San Giuseppe Jato (Palermo) 25 marzo 1944. Pentito, a suo tempo mafioso. Mafioso da parte di madre, figlia del boss Giuseppe Celeste (ucciso nel 1921). Consigliere comunale della Dc a San Giuseppe Jato, poi imprenditore (la ditta di famiglia), massone, nella loggia Camea, col grado 33. Ma non affiliato alla mafia («sono stato legato a Cosa Nostra da un lungo sodalizio, ma non sono un uomo d’onore.
Angelo Siino, boss di elevato spessore mafioso ,collaboratore di giustizia, ha parlato tante volte delle sue relazioni con Castelvetrano . Ha parlato dei suoi contatti con il mondo mafioso, imprenditoriale e politico. Con le sue dichiarazioni ha evidenziato la possibilità per i corleonesi di avere, a Castelvetrano “campo libero” con il bene stare dei Messina Denaro
E Siino a Castelvetrano ci veniva eccome. Fino al giorno del suo arresto, avvenuto nel 1991, aveva un bel da fare su Castelvetrano
Nel corso del processo sul sequestro dei beni al cavaliere Patti , Siino rispondendo al pm Andrea Tarondo circa i rapporti tra l’imprenditore originario di Castelvetrano e gli esponenti di spicco di cosa nostra di cose ne dice.
Le dichiarazioni di Angelo Siino che racconta agli inquirenti pesanti particolari lasciano a dir poco perplessi. “Don Ciccio Messina Denaro, padre di Matteo mi disse che Patti avrebbe fatto guadagnare alla mafia belicina un sacco di soldi”. Patti , in città aveva relazioni con molta gente: politici, imprenditori e vari amici
Siino negli anni ’90-secondo quanto detto agli inquirenti- frequentava spesso i covi di don Ciccio Messina Denaro, allora latitante indisturbato. Ha raccontato infatti che le riunioni avvenivano in tutta tranquillità anche nel periodo della latitanza dell’allora capomafia di Castelvetrano. “Mi stupivo di come non riuscivano ad arrestarlo né a trovarlo i sicari mafiosi di Partanna che a quanto pare volevano ucciderlo, eppure lui a Castelvetrano si muoveva indisturbato”, ha raccontato Siino.
Siino lascia intendere che all’interno delle forze dell’ordine ci fosse una talpa quando racconta di una riunione che doveva concludersi prima delle 13, “perché poi scattavano i posti di blocco”. E in quel periodo secondo Siino ci sarebbero stati gli incontri con il cavalier Carmelo Patti e altri illustri castelvetranesi.
Don Ciccio sapeva pure come si muovevano gli sbirri
“L’ho conosciuto,-disse Siino- l’ho visto, in una riunione a casa di Filippo Guttadauro (cognato di Matteo Messina Denaro, ndr) con Francesco Messina (capomafia di Mazara del Vallo) erano presenti anche un certo Saverio Furnari, che poi fu quello che mi diede informazioni su Patti e c’erano anche dei personaggi di Campobello di Mazara.
Devo dire che Patti era presente e mi fece impressione, parlava ad alta voce e in maniera molto arrogante”. Ma sarebbe stato Ciccio Messina Denaro a far capire a Siino la vera importanza per l’organizzazione di Patti.
Siino: “Messina Denaro mi disse che Patti aveva in mente di costruire una serie di villaggi turistici in provincia di Trapani ‘cu niatri’”.La riunione avvenne dopo le stragi. E infatti, da allora a Castelvetrano , politici, imprenditori e tecnici non parlavano d’altro che di costruire alberghi. Il comune di Castelvetrano non poteva disattendere questa intenzione. con una serie di interventi crea le condizioni , all’interno del piano regolatore approvata dalla Giunta Bongiorno e dal consiglio comunale, le aree edificabili a destinazione turistico-alberghiera
Altri particolari delle riunioni a casa Messina Denaro riguardano le forniture che le imprese di Patti, come la Cablelettra o la Cablesud, avrebbero fatto alla Fiat in materia di cablaggi. “Questi cablaggi venivano costruiti da nuclei familiari di Castelvetrano individuati da Patti, c’erano intere famiglie che la sera si riunivano nei magazzini e nei garage che preparavano per conto di patti questi ingranaggi elettrici poi destinati alla Fiat. in alcuni verbali Siino parlò anche delle relazioni avute con politici di Castelvetrano e sull’accordo Saiseb che costò a comune di Castelvetrano 15 milardi delle vecchie lire . soldi speso per fognature da terzo mondo e che hanno generato un contenzioso che il comune sta ancora pagando per oltre 3 milioni di Euro. sarebbe interessante sapere con quali politici Siino dialogava e quali erano i suoi riferimenti dentro il comune. lui stesso disse agli inquirenti che a Castelvetrano i soldi piacevano a molti
Fonte : Blog Antimafia, Repubblica
Il Circolaccio