Nicolò Giuseppe Rizzo l’uomo d’onore compare di Don Ciccio amico dei corleonesi
Sono tanti gli articoli di mafia che parlano di collegamenti e di storie legate alla famiglia di Castelvetrano. Molti articoli sono ispirati dai Pm che spesso, per dare ragioni alle loro tesi, anche se a Castelvetrano non hanno mai messo un piede, bucano la verità e vanno dietro ai “si dice”. La conoscenza cronologica degli accadimenti può servire a raggiungere l’obiettivo dell’arresto di Matteo Messina Denaro
La mafia, quella vera, quella che ha gestito soldi e potere, controllo del territorio e ogni forma di abuso, conosce molto bene le mosse dell’avversario. lo Stato, in passato,molte volte ha pure chiesto aiuto ai mafiosi per interessi di vario genere. Non si deve mai dimenticare l’assassinio di Salvatore Giuliano proprio a Castelvetrano e la visita del presidente USA , Delano Roosevelt in piena guerra mondiale all’aereoporto Fontanelle
E i mafioso furbi e l’intellighenzia intellettuale a loro collegata sanno come non farsi fottere dai coraggiosi servitori dello Stato. E la storia lo dimostra.
Solo un’attenta lettura della vera storia recente della mafia locale può aiutare i Pm coraggiosi e che non fanno politica a capire chi collabora per la verità o per altre strategie che sono lontane dalla ricerca della vera Giustizia.
Oggi è determinante trovare il covo di Matteo Messina Denaro che, evidentemente, in virtù di quell’ipotetico “papello ” lasciato dal padre, sa molte cose che fanno paura a molti
Uno dei momenti cruciali della storia mafiosa di Castelvetrano del dopoguerra che va ricordato è l’accordo tra un boss, o meglio, un uomo d’onore vecchio stampo come don Pippino Rizzo e Ciccio Messina Denaro padre del super latitante e sostenitore con i corleonesi della mafia degli affari e stragista. Questo passaggio di consegne avviene negli anni 70.
Don Ciccio si era guadagnato i gradi sparando anche a gente alto locata come il Notaio Craparotta che si mise contro i latifondisti amici dei mafiosi.
I vecchi mafiosi della generazione di Rizzo accettarono l’incoronazione di Ciccio Messina Denaro a capo della famiglia. Non ci fu una guerra tra i boss. Solo qualche regolamento di conti con qualcuno che rompeva i cabbasisi o eliminazioni dovute a richieste specifiche palermitane.
Fecero uccidere Vito Lipari nel loro territorio per ragioni legate ad altri interessi. Gli omicidi eccellenti fanno molto rumore e i Messina Denaro non cercavano casini
Ub maior minor cessat: la droga prima di tutto
E’ naturale che questo accordo avrà avuto un costo per don Ciccio che doveva garantire pure la successione al figlio al comando della mafia castelvetranese
Ma chi era Nicola Giuseppe Rizzo?
Negli archivi di Polizia dal dopo guerra in poi, Rizzo risulta uomo d’onore potente e molto influente nell’intera Valle del Belice. Potente all’interno di quel mondo rurale , legato alla mafia del controllo del territorio e a difendere gli interessi dei padroni che pagavano campieri e lacchè
La potenza di Rizzo si misura sul fatto che superò indenne molte guerre di mafia e morì , come si dice in gergo , nel suo letto.
Secondo alcuni, fu Rizzo che fece salvare il Barone Di Stefano detto “Sciacca” dalla morte per mano mafiosa, dopo aver ucciso per errore un figlio di un uomo d’onore reo di aver rubato della frutta , nel suo giardino privato . Erano gli anni 40. I mafiosi pretendevano vendetta e Rizzo, con l’aiuto dei suoi fidati vecchi mafiosi, riuscì a negoziare un esilio permanente a Palermo del barone che aveva molti collegamenti con la mafia americana
Rizzo sapeva anche gestire le buone relazioni con politici e borghesi.
I fatti dicono che suo fratello fu ragioniere capo al comune per diversi anni , sua figlia dipendente del comune, poi trasferitasi. Il genero del defunto Rizzo, famoso architetto castelvetranese che ha firmato grandi opere come il nuovo comune di Castelvetrano ha avuto sempre molto lavoro.
Secondo alcune relazioni di Polizia degli anni 70. Rizzo, malato e senza figli maschi, davanti alle pressioni che arrivavano dai corleonesi che puntavano sulla droga e sugli appalti appoggia , dopo aver convinto gli altri componenti mafiosi, la candidatura a capo indiscusso del compare d’anello, Ciccio Messina Denaro. Il passaggio non è di poco conto. Senza benedizione dei vecchi boss non si diventava capi.Senza accordo scattano le guerre. Don Pino Rizzo non era un boss qualunque. Tutti lo rispettavano e sapeva comndare
Come si dice in Sicilia “nuddu fa nenti pi nenti”. Le vicende di mafia dicono chiaramente che le consegne di un uomo d’onore si rispettano e sopratutto non vanno comunicati a “picciotti” o gente poco affidabile . Sarebbe interessante sapere cosa Rizzo chiese in punto di morte a Don Ciccio come dote post mortem per gli amici e familiari
Rizzo rappresentava la vecchia mafia. Quella che sparava solo per difendere principi legati alla tradizione mafiosa e agricola e poco si interessava di grandi traffici internazionali sporchi. Rizzo muore e a quel punto cresce il potere dei Messina Denaro che attivano ogni strategia condivisa con il gruppo dei corleonesi senza ostacoli. O con loro o contro di loro
Don Ciccio che nel frattempo aveva costruito la sua base di relazioni con gente molto ricca e potente , trasformò con l’aiuto di altri mafiosi emergenti e con i colletti bianchi contigui alla mafia fin dal dopo guerra , l’era dei soldi facili. Droga, appalti, cemento, reperti archeologici, speculazione edilizia , traffico d’armi. Don Ciccio, forse aveva la 5 elementare. Un semplice “camperi” dei D’alì non poteva avere competenze economiche da poter ordinare un sistema d’affari complesso come quello imposto dai coreleonesi e dai loro affiliati. I soldi dovevano girare con le banche e farli sparire con sistemi d’alta finanza. La droga era americana non castelvetranese. Con l’avvento di Don Ciccio nella valle del Belice arriva e parte di tutto
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