Tuzzolino parlando di Messina Denaro ne sparò di grosse
Teresa Principato credette per alcuni anni alle cavolate di Tuzzolino.
Tuzzolino riferì che il boss era protetto da massoneria e politica; poi disse che era in Brasile.
Tuzzolino accusò decine di persone e fece eseguire indagini costose e molto lunghe. Fece riempire pagine di cronaca e accusò pure Patrizia Monterosso, offuscandone l’immagine
La vicenda Tuzzolino riapre la solita questione sulla veridicità delle dichiarazioni dei pentiti e collaboratori. Come disse Giovanni Falcone: “occorre cercare sempre i riscontri prima di definire attendibile un pentito”. Il rischio è anche di perdere tempo su ipotesi investigative inutili e costose. I magistrati hanno il dovere di capire chi realmente si pente e chi invece gioca con la giustizia per proprio tornaconto
Il dubbio di possibili depistaggi mirati nasce spontaneo
Dichiarazioni di Tuzzolino, naufragate nella calunnia
Messina Denaro è protetto da una rete massonica. Riteniamo che il boss abbia ormai rinunciato ad esercitare il suo governo mafioso sulla provincia di Trapani”.
A dirlo, secondo quanto è riportato da Antimafia2000 che riporta quanto scritto da La Repubblica, è il procuratore aggiunto di Palermo Teresa Principato, audita la scorsa settimana in Commissione antimafia.
Tema dell’audizione, che nella sua interezza è stata ovviamente secretata, lo stato delle indagini sulla primula rossa di Castelvetrano.
È da ventiquattro anni che Matteo Messina Denaro ha fatto perdere le sue tracce.
Le forze di Polizia, carabinieri, Guardia di Finanza e Dia sono impegnate costantemente nella sua ricerca e in questi anni hanno fatto davvero terra bruciata attorno al superlatitante.
Una pista investigativa porterebbe ad una presenza del boss lontano dalla Sicilia, in Brasile, grazie ad una falsa identità. È in Sud America, dunque, che si sarebbe nascosto. Sarebbe stato visto in compagnia di una donna quarantenne e si farebbe chiamare signor Polizzi.
A parlare di Messina Denaro e delle sue protezioni è in particolare il collaboratore di giustizia agrigentino, Giuseppe Tuzzolino. Numerosi gli accertamenti compiuti su sua indicazione.
PALERMO, 2 APRILE 2015 – Il neo pentito, Giuseppe Tuzzolino, lancia pesanti dichiarazioni sconquassando la Sicilia.
Parla a ruota libera l’architetto Tuzzolino, coinvolgendo svariate sfere della società siciliana, dalla politica, alla magistratura ad “importanti burocrati”, tocca il tema delle connivenze tra queste sub strutture e la mafia e ancora tra la stessa mafia e la massoneria, senza lesinare notizie in merito all’argomento centrale della latitanza mafiosa siciliana, la localizzazione del boss Matteo Messina Denaro.
LE DICHIARAZIONI DI TUZZOLINO
Tuzzolino, era finito nei registri degli inquirenti nel 2013, durante un’inchiesta riguardante il rilascio di concessioni edilizie nel comune di Palma di Montechiaro, inchiesta in cui venne condannato al carcere per poi patteggiare una riduzione della pena e divenire collaboratore di giustizia verso i pm di Agrigento. Attualmente, il tribunale interessato alle dichiarazioni del trentacinquenne Tuzzolino è il Palazzo di Giustizia di Palermo, dato che le ultime informazioni, da lui rilasciate, atterrebbero a movimenti non localizzati nel solo agrigentino ma variegati, spazianti da Palermo, a Trapani e Caltanissetta. Il procuratore aggiunto, Teresa Principato, occupantesi della ricerca del boss latitante, Messina Denaro, sembra voler seguire le tracce indicate dal Tuzzolino, ma gran parte della magistratura interessata, e non solo, si chiede quanto possano essere attendibili le dichiarazioni del neo pentito, affermazioni già definite “fantasiose”.
IL BOSS LATITANTE MATTEO MESSINA DENARO “A CASTELVETRANO”
In merito alla figura di Messina Denaro, sembrerebbe aver indicato un ristorante di Castelvetrano, dove alcuni anni fa avrebbe scorto il boss. Dei contatti tra il super latitante e la massoneria, già si avevano delle conoscenze, notizie che lo stesso Tuzzolino avrebbe confermato indicando un palazzo, situato nel centro di Trapani, sede di un’imponente loggia e il simbolo stesso della loggia, simbolo che venne riscontrato anche nel cellulare di un membro della famiglia Guttadauro arrestato per mafia, parente del boss. Sempre in ambito massoneria avrebbe narrato di intrecci particolarmente tortuosi, e illeciti, che vedrebbero coinvolti magistrati, politici, e “importanti burocrati” siciliani.
Fonte: Grand. Ag, Palermo Mania
Il Circolaccio