Processo alla mafia di Brancaccio
Assolti Nunzia e Benedetto Graviano
PALERMO – Almeno stavolta Nunzia, la picciridda della famiglia Graviano, non è colpevole di associazione mafiosa. È stata assolta in appello, così come il fratello Benedetto che era imputato solo di intestazione fittizia di beni. Nel processo che tornava da un rinvio della Cassazione le accuse non hanno retto. Per Nunzia è venuta meno la condanna a tre anni in continuazione con una precedente sentenza, mentre Benedetto non sconterà quattro anni. Entrambi, difesi dall’avvocato Raffaele Restinvo, sono liberi da anni.
Il processo nasceva da un blitz del 2011. Secondo l’accusa, Giuseppe e Filippo Graviano, capimafia dell’ala stragista di Cosa nostra, nonostante il 41 bis, avrebbero continuato a reggere le sorti del mandamento di Brancaccio, servendosi di Nunzia, tornata in libertà dopo avere scontato una condanna per mafia. Nunzia, soprannominata la picciridda, si era trasferita a Roma, dove gestiva un bar. Viveva in un bell’appartamento ai Parioli.
Nello stesso processo d’appello sono stati condannati Giuseppe Arduino a 10 anni (pena confermata) e Giuseppe Faraone a 8 anni e 8 mesi (ha ottenuto un leggero sconto di pena). Arduino era stato indicato come il reggente del clan per conto degli storici capimafia. Ufficialmente faceva il portiere d’albergo al San Paolo, hotel confiscato ai Graviano e oggi struttura di eccellenza sotto amministrazione giudiziari. Anche Faraone avrebbe avuto un ruolo di peso nel clan.