Giorgio Napolitano, il massone, intercettato con Bazoli, il banchiere inquisito: le mani sul Corriere della Sera. Come occupare abusivamente una nazione
Napolitano al centro di tanti misteri italiani
E’ stato pure fascista
Come fosse se una novità, uno dei peggiori intrallazzatori nazionali venduto sempre al miglior offerente, quello che poi tutti si sono dimenticati è che era a capo della “Corrente Migliorista” del PCI, quella che gestiva i fondi neri che arrivavano dall’URSS che facente parte del Patto di Varsavia e l’Italia della NATO è alto tradimento, si fecero l’ultima amnistia nazionale nel 1989 e finì tutto a tarallucci e vino come nella miglior tradizione di tutto quello che riguarda quella area politica che non so più nemmeno come chiamarla perchè sarebbe come insultare la sinistra, fu denunciato da Bettino Craxi in parlamento e anni dopo il simpaticone“Tonino er molisano”, Di Pietro, bel venduto pure lui, disse che forse aveva ragione Craxi.
Buio e smemoratezza nazionale sopratutto della magistratura, ovvio, che Falcone e Borsellino quando gli fu fatto l’ultimo “regalo” fatale è che stavano indagando su quei fondi neri.
Ma la storia dell’infame inizia da lontano :
Dopo aver devastato la nazione non a caso Henry Kissinger lo dichiarerà “my favourite communist” e nel 2015 lo ha premiato con il “Premio Kissinger” «in riconoscimento degli straordinari contributi al consolidamento dell’integrazione e stabilità europea».
Nel marzo 2016Giorgio Napolitano organizza un incontro tra il suo successoreSergio Mattarella eGiovanni Bazoli, all’epoca presidente di Intesa e attivo nella battaglia per il controllo del Corriere della Sera. Lo rivela Panorama in edicola oggi, riportando i contenuti di un’intercettazione sull’utenza di Bazoli, indagato nell’inchiesta su Ubi banca coordinata dalla Procura di Bergamo.
La telefonata parte da un’utenza in uso al Quirinale (Napolitano si era dimesso da due mesi). L’incontro Bazoli-Mattarella avrebbe dovuto affrontare “alcuni argomenti urgenti”, scrive laGuardia di Finanza che riassume la conversazione.
“Napolitano specifica di aver fatto riferimento (con Mattarella, ndr)anche al dialogo di questi anni tra loro (e cioé tra Napolitano e Bazoli, ndr) e prima ancora con Ciampi. Napolitano dice che questi (Mattarella) ha apprezzato, ed ha detto che considera naturale avviare uno stesso tipo di rapporto schietto, informativo e di consiglio. (…) Napolitano dicesperiamo bene, anche perché ha sentito fare (riguardo al Corriere)un nome folle, ovvero di quel signore che si occupa o meglio è il factotum de La 7″.
Quell’Urbano Cairo che poi le ha messe, le mani sul Corsera.
Dopo la conversazione, il banchiere, passando per la segreteria del Quirinale,fissa un incontro con Mattarella: il faccia a faccia avviene il 27 marzo. Dieci giorni prima, il 17 marzo, l’ex Capo dello Stato è anche oggetto di una conversazione tra Bazoli, azionista del Corsera, e l’allora direttore di Repubblica, Ezio Mauro, la concorrenza:
“Se tu lo tieni in mano (il Corsera, ndr) io sono tranquillo”, afferma Mauro.Dunque l’invito a Bazoli a“non lavarsene le mani di queste scelte”. Poi spunta Napolitano:”La situazione ha ancora un margine di incertezza e ti spiegherò se ci vediamo perché, niente, devo vedere Napolitano…insomma, devo, tengo rapporti con lui”.
Sempre lui. Sempre Re Giorgio, che dimostra di avere rapporti consolidatissimi con Bazoli. I due infatti si incontrano al Colle il 13 marzo 2014,quando Napolitano è ancora Capo dello Stato. E ancora, il 15 aprile dello stesso anno, in una telefonata tra il patron di Intesa San Paolo e Gian Maria Gros-Pietro, presidente del consiglio di gestione della stessa banca, Bazoli, notano gli inquirenti,
Tre giorni dopo, sempre al telefono con Gros-Pietro, Bazoli
Le mani di Napolitano, insomma, erano ovunque: Colle, banche, Corriere della Sera.
Fonte : Liberoquotidiano, Laverità di Ninconaco
Il Circolaccio
Cecco Angiolieri