La paura” dei partiti “è più grande della loro indecenza. Hanno svuotato le carceri in Sicilia per provare a battere Cancelleri”. Luigi Di Maio, in piazza Montecitorio per protestare contro il Rosatellum, ha lanciato un allarme che deve avere destato sensazione, perché, a primo acchito, chi ascolta, immagine che qualcuno abbia dato ordine alla polizia penitenziaria di aprire grate e celle, e far uscire i detenuti che scontano la pena nelle carceri siciliane.
L’allarme del candidato premier a Cinque Stelle fa da pendant all’annuncio di Di battista, vice leader, sul colpo di stato in corso nelle aule del parlamento.
Le parole sono una cosa, la realtà un’altra? Pare proprio di sì. Metafore audaci in un clima di guerra fredda sono destinate a suscitare onde emotive, le quale come le onde vere, sul bagnasciuga dopo avere compiuto il loro dovere si ritirano e lasciano le cose come stanno, o quasi.
Lo svuotamento delle carceri temuto da Luigi Di Maio come un espediente per vincere le elezioni in Sicilia, è per lo meno un allarme assai audace, visto che finora nemmeno il sovraffollamento nelle carceri siciliana, ha permesso di trovare una via d’uscita alla condizione talvolta tragica, dei detenuti, costreti a coabitare in celle piccole e insalubri.
Quanto al colpo di stato, è un ritornello che ormai ricorre assai frequentemente. Berlusconi premier ne paventò decine di volta l’arrivo e in qualche caso il successo, accusando di complotti le toghe rosse. Di battista, forse senza averne piena consapevolezza, continua questa tradizione, che non fa onore a chiunque la usi, perché il colpo di stato compiuto con un voto in Parlamento, come oggi accade con la legge elettorale, a prescindere dal merito del provvedimento, è un sospetto che non sta in piedi per niente, essendo le Camere il luogo della democrazia ed il voto, lo strumento con cui la democrazia si compie.
Si può e si deve combattere contro leggi che non si condividono, ma non al punto da costringere tanti padri e madri di famiglia a spiegare ai ragazzi, che il colpo di stato è un’altra cosa, e presuppone, proprio il contrario di ciò che si paventa, la chiusura delle camere con la forza delle armi e l’attribuzione di poteri speciali ad un uomo della provvidenza.