Il Cimo: “Servizi rallentati a Neuroradiologia”. La replica: “Pronti a qualsiasi emergenza”
La chiusura dell’Unità di terapia intensiva coronarica, o Utic, avvenuta ieri per una disinfestazione straordinaria, ha causato secondo il sindacato dei medici del Cimo “il dirottamento presso altri ospedali dei pazienti infartuati acuti da sottoporre ad angioplastica coronarica. L’impegno dei posti letto di rianimazione con malati cardiologici inevitabilmente sottrarrà ulteriori posti letto sia all’emergenza da 118 che ai malati post-chirurgici con rallentamento/blocco delle attività chirurgiche maggiori”.
Il Cimo prosegue ricordando “il mancato funzionamento, da circa 10 giorni, dell’angiografo della Neuroradiologia, a causa di un guasto del gruppo di continuità. Ciò comporta il trasferimento a Messina dei pazienti con emorragia sub-aracnoidea da emorragia cerebrale”. Un problema a cui il sindacato aggiunge “la sistematica distruzione adoperata a carico del reparto di oculistica, per cui la patologia vitreo-retinica acuta viene costantemente dirottata a Catania. Ci chiediamo come un Hub di II livello come quello il Civico possa assolvere alla sua funzione istituzionale nel contesto di un simile degrado organizzativo”.
Interpellata da Livesicilia, Rosalia Murè, direttore sanitario dell’Arnas Civico, ha risposto ai rilievi del Cimo. “In seguito alla chiusura dell’Utic per sole 24 ore abbiamo chiesto agli operatori del 118 di dirottare altrove eventuali emergenze – spiega -, ma ovviamente abbiamo le sale operatorie funzionanti e se ci fosse un’emergenza chirurgica siamo pronti ad affrontarla”. Riguardo allo spostamento di pazienti dall’Utic ad altri reparti, Murè precisa che “si tratta di tre pazienti, che da domani o dopodomani torneranno nei locali di terapia intensiva coronarica”.
Sul mancato funzionamento dell’angiografo di Neuroradiologia Murè non smentisce quanto sostenuto dal Cimo, ma precisa che “il macchinario in sé funziona bene, è il gruppo di continuità a non funzionare, e mentre aspettiamo che arrivi il pezzo di ricambio siamo costretti, come misura precauzionale, a tenere fermo l’angiografo. Non possiamo accendere uno strumento diagnostico così importante senza sistema di continuità, per motivi di sicurezza”. Smentita, infine, quella che il Cimo chiama “distruzione” del reparto di oculistica: “Stiamo assumendo personale in quel reparto e questo è il contrario di distruggerlo”, conclude Murè.