Le “poltrone” della sanità in Sicilia, fanno scoppiare la bufera all’interno del Governo Crocetta.
L’imminente campagna elettorale “riscalda” le segreterie. La gestione della sanità pubblica al centro dei grandi interessi dei partiti di governo che cercano attraverso la gestione dei grandi ospedali e delle strutture convenzionate di arrestare l’avanzata dei pentastellati . L’imminente corsa delle regionali, alza le temperature di Palazzo dei Normanni. Tutto…sa di “Prima Repubblica”… e il PD sputa veleni sugli altri…
E, qualora ci fosse mai stata una maggioranza a sostegno del governo Crocetta, questa sembra definitivamente saltata in aria ieri, dopo la giunta che ha deciso gli incarichi dei commissari della Sanità.
E del resto, le tensioni erano state evidenti fin dalla riunione dell’esecutivo. Anzi, anche prima dell’inizio della discussione sui manager. Quando, ad esempio, l’assessore alla Funzione pubblica Luisa Lantieri ha deciso di lasciare la giunta per spostarsi all’Ars. Un segnale chiaro, la mancata partecipazione alla distribuzione degli incarichi, dell’assessore che è stato recentemente attaccato da Crocetta sull’esito del commissariamento di Trapani. Una querelle chiusa dall’Ufficio elettorale che ha dato ragione alla Lantieri: il Consiglio non può insediarsi. Il governatore, che la pensava diversamente, sbagliava.
Ma la tensione è alta. E la forza politica che ha indicato la Lantieri in giunta ha accolto con evidente insoddisfazione le scelte sulla Sanità: “Assolutamente incomprensibile la decisione del governo Crocetta – dice il deputato regionale Salvatore Giuffrida – di non riconfermare in toto i manager della Sanità siciliana, oltre che il disporre la rotazione di tre di loro. In pratica hanno trasferito in altre Asl chi, per cinque anni, aveva dimostrato di svolgere con capacità il proprio lavoro. Il tutto senza alcuna motivata giustificazione. Peraltro – aggiunge Giuffrida – la decisione arriva a pochi mesi da un appuntamento importante come le elezioni, il che imponeva il mantenimento di certi equilibri necessari a dare un assetto di stabilità ad un settore così delicato come quello della Sanità pubblica. Pertanto, c’è da chiedersi quali siano le reali motivazioni che hanno spinto il governo Crocetta – conclude – ad arrestare una ‘macchina’ che marciava perfettamente, proprio in prossimità del traguardo”.
E a dire il vero, al di là delle singole scelte, i dubbi sulla necessità di ruotare dei manager ad appena quattro mesi dalla fine della legislatura, mesi nei quali la nuova guida dovrà insediarsi e poi conoscere la nuova realtà amministrativa dopo anni di permanenza in altre strutture, sono assai diffusi, in ogni angolo della maggioranza di Crocetta. Qualcuno, a dire il vero, anche ieri ha sollevato palesemente la propria contrarietà. L’assessore al Territorio Maurizio Croce, espressione del movimento “Sicilia Futura” di Totò Cardinale ha deciso, unico tra gli assessori presenti, di non votare la delibera con gli incarichi. Una decisione, del resto, in perfetta sintonia con quanto dichiarato ieri dal segretario regionale della forza politica, Nicola D’Agostino, che ha sostanzialmente definito “chiusa” l’esperienza nel governo Crocetta: “Appare imbarazzante – dice – la decisione della giunta di ruotare tre manager. Chissà quali interessi hanno suggerito questa incomprensibile scelta, quando invece il buon senso imponeva di non creare situazioni di discontinuità a pochi mesi dalle elezioni che danneggiano le stesse aziende sanitarie coinvolte nella rotazione. Il Titanic è affondato, ma Crocetta & C. fanno finta di nulla. Non vediamo l’ora – conclude D’Agostino – di votare e metterci alle spalle questa incredibile stagione politica”.
E nel partito di Cardinale l’insoddisfazione è tanta. Anche Michele Cimino, che aveva espresso, prima della giunta, l’auspicio di una riconferma di tutti i manager in carica, parla di “criterio che non capisco e spero tanto non blocchi il processo avviato dal governo nazionale e dal governo regionale di rivitalizzazione della Sanità siciliana. Auguro buon lavoro ai nuovi direttori che conosco per il lavoro difficile svolto in questi anni e spero che queste rotazioni – ha aggiunto – siano delle promozioni e non missioni punitive da parte di qualcuno che pretende una sanità asservita”. Insomma, i dubbi e i malumori non mancano. E in questo caso, probabilmente, a indispettire il portavoce di Sicilia Futura è stato il trasferimento di Lucio Ficarra da Agrigento a Ragusa, dove ha preso il posto di Maurizio Aricò trasferito a sua volta al “Cervello” di Palermo.
Ma le tensioni tra la maggioranza e il governo, adesso, rischiano di produrre effetti “a catena”. Non è un caso, probabilmente, che proprio Cimino, oggi, lanci un attacco violento all’assessore all’Agricoltura Antonello Cracolici, “colpevole” di aver disertato la riunione della commissione bilancio di oggi: “L’assessore all’Agricoltura Cracolici – ha detto Cimino – si dimetta se non è in grado di dare risposte concrete sul futuro dei dipendenti dell’Associazione allevatori (Aras)”.
Ma lo stesso Cracolici, ieri, avrebbe protestato contro la gestione di un’altra vicenda relativa ai manager: la mancata conferma al “Papardo” di Messina del direttore generale Michele Vullo. Un “caso” in parte rientrato con l’indicazione, giunta dopo minuti di alta tensione, dello stesso Vullo come commissario del Policlinico di Messina. Una nomina che diventerà effettiva, però, solo dopo un processo di verifica dei titoli dello steso manager.
Ma nel Pd, ecco anche altre proteste. Sono quelle dei “nuovi renziani”. E in particolare del deputato Nello Dipasquale, contrario al trasferimento del manager dell’Asp di Ragusa: “E’ stato un errore – dice – spostare il manager Aricò in una fase così delicata, specie nella provincia ragusana, dove siamo nella fase di trasferimento al nuovo ospedale. Una scelta da incoscienti. E la cosa grave è che non esistevano ne’ motivazioni giudiziarie ne’ relative alle capacità manageriali, tanto è vero che Aricò di fatto viene anche premiato con questo spostamento. Qualcuno – conclude Dipasquale – si è prestato a qualche capriccio”.
E anche lo spostamento di Gervasio Venuti da Villa Sofia Cervello all’Asp di Agrigento avrebbe creato qualche altra ferita nella maggioranza. Il manager, infatti, è vicino ai renziani. E non a caso, la capogruppo all’Ars del Pd Alice Anselmo non esulta e si limita a una dichiarazione “in chiaroscuro”: “Se si guardano le singole realtà territoriali, – dice – probabilmente c’è chi si aspettava qualcosa di diverso. Ma in questi casi bisogna avere una visione generale e guardare gli interessi complessivi della sanità siciliana”. Frasi sibilline che non nascondono però il “gelo” col quale sono state accolte queste nomine.
Molto più calde, invece, le reazioni di chi oggi si trova un passo fuori dalla maggioranza. È il caso dei Centristi di D’Alia, che hanno deciso solo recentemente di lasciare il governo Crocetta: “Il governo Crocetta con la nomina a commissari dei manager delle Aziende sanitarie siciliane – ha dichiarato il capogruppo all’Ars Marco Forzese – ha messo sotto i piedi ogni valutazione sull’operato degli stessi direttori generali, trascurando persino gli esiti del lavoro svolto che, in tanti casi, hanno determinato anche un peggioramento dei conti della Sanità siciliana. Trovo grave – aggiunge – che si mantengano in carica gli attuali direttori generali, al netto della giostra sulla quale sono saliti in tre con il cambio di Azienda, senza riscontrare i dati dell’Agenas. Il governo Crocetta – conclude – ancora una volta perde un’occasione per mettere in bonis la Sanità pubblica regionale”. È questo, adesso, il clima che accoglierà il ritorno all’Ars della cosiddetta “Finanziaria-bis”, arenatasi ieri di fronte alle assenze di massa dei deputati. E l’impressione, adesso, dopo queste nomine, è che il disegno di legge zeppo di norme di ogni tipo, non abbia lunga vita.
Fonte Live Sicilia