I dati indicano una grave crisi economica del sistema che si riverbera inevitabilmente sull’occupazione. Tutti pronti a criticare a fare giustizialismo di bottega. La politica dell’inquisizione sfrenata ha generato ricchezza a pochi amici di palazzo, mentre la Sicilia e siciliani soffocano nella congiuntura attuale. Non basta solo l’attività di repressione , per ridare un futuro ai siciliani. Necessario far ripartire l’economia del libero mercato con un piano strategico con la super visione delle istituzioni libere e non politicizzate.
A fine 2016 le imprese attive in Sicilia erano meno di 366 mila, circa un migliaio meno dell’anno precedente. Nei dati di insieme, la flessione del numero delle imprese nell’isola iniziata nel 2007-2008 sembra ormai aver raggiunto il suo punto di minimo. Le variazioni nel periodo 2007-2016 rimangono negative (-7,3%), ma i dati mostrano importanti cambiamenti strutturali, in termini settoriali e territoriali. È quanto emerge dal rapporto congiunturale della Fondazione Res, presentato a Palermo. I valori persistentemente negativi degli investimenti, molto lontani da quelli nazionali, sono quelli che condizionano più pesantemente le prospettive di crescita dell’economia. Il 2015 dovrebbe rappresentare il punto di svolta anche di una ripresa della spesa in beni strumentali, che dal 2016 e nel biennio successivo potrebbe registrare incrementi nell’ordine del 4% per macchinari e attrezzature e dell’1,4% per le costruzioni, soggette comunque a una minore variabilità. Dopo l’aumento del Pil nel 2015 di +2,1%, le nuove stime prevedono un margine più modesto ma ancora positivo in Sicilia per il 2016 pari a +1,3% e per il 2017 del +1%. La lentezza della crescita si riflette sulla debolezza del tessuto produttivo dell’isola, in calo dal 2007 al 2014, e sulla creazione di lavoro.