Matteo Messina Denaro non avrebbe più alcun ruolo all’interno di Cosa nostra. È quanto emerge dalle parole del questore di Palermo, Renato Cortese, che ha rilasciato un’intervista al Sole 24 ore.
Secondo quanto dichiarato al quotidiano, nelle indagini attualmente in corso sulla mafia nel capoluogo siciliano e nelle altre province dell’Isola, non emergerebbe un ruolo attivo del latitante nel panorama criminale e mafioso
Motivo per il quale, il questore che ha fatto arrestare Provenzano, ipotizza che Messina Denaro potrebbe non avere più un ruolo nell’organizzazione, mantenendosi defilato: secondo Cortese, infatti, il boss non parteciperebbe alle riunioni, non avrebbe strategie criminali e gli affiliati non renderebbero conto a lui.
Conclude Cortese: “Per cui far diventare prioritario l’arresto di un latitante non vuol dire strategicamente sconfiggere definitivamente la mafia sia perché è latitante, e l’organizzazione già mette in conto che prima o poi sarà catturato, secondo perché questo latitante in modo particolare non ha alcun ruolo all’interno di Cosa nostra”.
Il questore di Palermo, che diresse le indagini che portarono alla cattura di Bernardo Provenzano, aggiunge che probabilmente Matteo Messina Denaro sta trascorrendo la sua latitanza fuori dalla Sicilia.
La stessa considerazione , si può paragonare a quanto affermato dal procuratore aggiunto Guido subito dopo l’ultima operazione “Cupola” avvenuta a Palermo a cura dei Ros e che ha portato all’arresto del presunto nuovo capo mafioso Settimo Mineo. Queste posizioni , tuttavia, contrasterebbero con altre linee accusatorie delineate sempre dalla Procura di Palermo. Di recente, nel chiedere, il il rinvio a giudizio di 33 indagati coinvolti nell’operazione “Anno Zero” i PM, puntano ancora ogni accusa al “capo” Matteo Messina Denaro ,riconoscendo al boss sanguinario un ruolo centrale. Il problema non è di facile soluzione. Da 26 anni si è detto tutto e di più.
Negli ultimi 10 anni, nonostante le decine di operazioni all’interno del territorio e portate avanti nel trapanese e a Castelvetrano , e in modo specifico il periodo investigativo definito :”Terra Bruciata”, Matteo Messina Denaro che ha visto, oltre alla sua famiglia, un intero territorio purgato da sequestri e confische con a seguito centinaia di anni di carcere appioppati a mafiosi e affiliati più o meno importanti , continua la sua latitanza e, sopratutto , sembra non reagire al feroce attacco dello Stato che, in certi casi, ha proprio rastrellato tutto, un pò come si fa con la sabbia per pulirla , toccando anche gli affetti familiari del boss.
A Palermo, i pentiti hanno subito portato i Carabinieri a bloccare il nuovo presento capo Mineo. Nel trapanese, dove si è detto e si è scritto di tutto , non si riesce ancora a capire come questo maledetto boss non venga preso e sopratutto, quale è la sua complessa rete di protezione che nonostante centinaia di arresti, perquisizioni a go go e confische a tonnellate ancora regge, visto che gli investigatori attuali continuano a cercarlo nel trapanese. E’ possibile che Messina Denaro, abbia sentito puzza “d’accarpo” o di carcere e sia andato via? E chi, eventualmente ,ha favorito questo viaggio?
Dopo questo attacco al fulmicotone ,difficile pensare che Messina Denaro continui a fidarsi di scazzacani , mafiosi controllati o mafiosi di bassa lega . Gli saranno serviti in passato . I 26 anni di latitanza sono tanti . E’ evidente che chi è stato già pizzicato per lui ,diventa un rischio. Anche la sua stessa famiglia devastata dalle inchieste è un rischio. E’ talmente codardo e vigliacco che non si costituirebbe nemmeno se la madre andrà in galera
Gli investigatori hanno impegnato e ancora lo fanno, centinaia di uomini , e per anni , scandagliato in lungo e in largo il territorio di Castelvetrano . El boss? Ancora niente. I vecchi mafiosi, secondo i pentiti , rimangono capi fino a quando difendono il loro territorio e lo governano anche per gli affari. Si dovrebbero preoccupare delle famiglie dei detenuti e garantire lavoro . Il maligno boss, dopo tutto quello che c’è stato in questi anni , continua a vivere nella sua città, sfidando ancora l’azione cruenta dello Stato? Un quesito che è stato più volte oggetto di attenzione. Probabilmente, la nuova linea investigativa dettata da Cortese potrebbe avere una sua valenza. Chi è stato vicino al maledetto boss , almeno secondo le recenti inchieste finisce in galera e Lui , rimane sempre l’imprendibile. Continua a garantire i suoi sodali facendoli arrestare e facendo in modo che a loro si tolga ogni bene? Del resto, anche Riinà, prima di morire lo aveva criticato il figlio di suo compare Ciccio. Il vecchio boss, sapeva di essere intercettato e l’unico modo per far arrivare il messaggio che sa di ordine mafioso a chi all’esterno lo ascoltava , era quello di commentare durante l’ora d’aria il modus operandi di lu Siccu.
In quel messaggio, Riina ,prende le distanze dal modo di comportarsi del boss di Castelvetrano e nel suo linguaggio ermetico, probabilmente ,ha mandato anche il suo testamento mafioso ai suoi amici fidati ancora in circolazione. Messina Denaro, per la mafia dei grandi soldi e degli affari , dopo tutto quello che è accaduto, è solo un grande rischio. E siccome la mafia, si interessa solo ai grandi soldi . L’ipotesi Cortese ha un senso
Così come è successo a Palermo, probabilmente nel trapanese, qualcuno , sta pure cercando di prendere il posto di Messina Denaro. E chi potrebbe ambire a questa poltrona? I vecchi mafiosi amici del padre , sono quasi tutti morti o in carcere. Un lascito così importante potrebbe avvenire senza una possibile guerra di mafia? O c’è ancora qualche vecchio insospettabile, “magari” con le mani senza calli, che può ancora dire la sua e magari, è riuscito sempre a sfuggire alle maglie della giustizia ? Potrebbe essere interessante chiedere a Mineo che la mafia la conosce fin dagli anni 70 che fine ha fatto Messina Denaro e che ruolo ha ancora nell’organizzazione. Forse a Palermo, probabile che la nuova cupola, avesse già affrontato la questione
Fonte : New Sicilia
Il Circolaccio