“Soldi al senatore antimafia?”
Le vicende poco chiare del senatore antimafia Lumia con licenza di far finire sotto inchiesta per mafia chi si fosse permesso di rompergli i cabbasisi
Un imprenditore inquisito a Caltanissetta lanciò accuse contro Lumia e altri esponenti della sinistra già nel 2011 . Un costruttore lo tira in ballo per alcune vicende che i Pm non hanno mai chiarito. Imediatamente scattò il sistema giornalistico vicino al senatore accusando tutti di mafiosità contro il potente senatore.
Dopo l’«amico/conoscente» Francesco Agnello indagato a Monza (nel caso Penati) e coinvolto in indagini a Catania (sull’ipermercato Katanè) un’’altra brutta notizia per Beppe Lumia
Sul caso Montante, il senatore Lumia ci è dentro politicamente dalla testa ai piedi, insieme al suo amico Rosario Crocetta.
Insabbieranno tutto?
Anche noi del Circolaccio, scrivendo di Lumia, sappiamo di rischiare qualche avviso di garanzia o altro.
Per il trionfo della verità questo ed altro
Nel parlare di mafia, di mafiosi e di contiguità fra politica e mafia, il presidente dei costruttori siciliani Pietro Di Vincenzo – arrestato per vicinanza a Cosa nostra e poi assolto in appello (salvo essere arrestato di nuovo nel 2010 per finanziamenti sospetti e false fatturazioni) – ai pm di Caltanissetta punta l’indice anche contro Lumia. Questo Di Vincenzo è un personaggio chiave dell’economia e della politica malata siciliana, avendo distribuito finanziamenti a pioggia. «Dazioni, non tangenti», le definisce l’interessato. Pagava per vincere appalti e per ingraziarsi i politici cui saldava pure il conto dei manifesti e delle cene elettorali.
Fra i tanti, d’ogni partito, Di Vincenzo si concentra su Giuseppe Lumia, dopodiché per alcuni «contributi» sul deputato catanese dello stesso partito, Giovanni Burtone (pure lui componente dell’Antimafia) e sul collega Mirello Crisafulli (già sfiorato da indagini per esser stato filmato dai Ros, con il boss Bevilacqua, in un hotel) e molti altri. A ogni nome, Di Vincenzo dice sì o no, a seconda dei ricordi sui contributi versati. Su Lumia, a verbale, spiega di avergli fatto arrivare un presente da 100 milioni di lire. Regalo che, a sentire Di Vincenzo, il parlamentare avrebbe dimostrato di aver gradito. Agli inquirenti l’imprenditore spiega che nel corso della costruzione del depuratore di Carini, a nome di Lumia, si presentò a battere cassa «tale Tomasello, presidente del consorzio Asi di Palermo, che si occupa di pastificio». Testuale: «Io non lo conoscevo, ci siamo conosciuti e, per farla breve, mi ha chiesto soldi che a quanto mi diceva lui… sarebbero andati all’onorevole Lumia, che chiamava con un soprannome… se non ricordo male… u pumiddu (…). Lumia era parlamentare… Lumia… gli ho ottemperato, penso, di trovare nelle carte… 100 milioni o più di 100 milioni».
Il senatore Pd non presa bene le accuse. Descrisse Di Vincenzo «un mafioso e una canaglia». Lo definisce così «perché sono stato il primo politico, insieme all’onorevole Crocetta, a definirlo colluso con la mafia e lui lo sa bene perché polemizzò con me».
Da PANORAMA DEL MARZO 2017
Quanti favori da Lumia, il senatore dell’Antimafia
La Procura di Termini Imerese mette in luce un caso di voto di scambio in Sicilia. Che coinvolge pure l’ex presidente della Commissione parlamentare
In nome dell’antimafiosità, è diventato il cardinale Richelieu della politica siciliana. Da quasi un decennio, il senatore del Pd Giuseppe Lumia fa e disfa: governi, alleanze e strategie. E’ stato l’artefice dell’appoggio dei democratici all’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Ed è il puparo che muove i fili dell’attuale giunta, guidata da Rosario Crocetta. I due, in vista delle imminenti elezioni regionali, hanno lanciato a Palermo un nuovo movimento: Riparte Sicilia. Ancora nel nome della giustizia e delle magnifiche sorti che attendono l’isola. A Castelvetrano Lumia e Crocetta hanno sempre avuto ottime relazioni con Pasquale Calamia loro riferimento provinciale
La Procura di Termini Imerese ha già chiuso le indagini su Giuseppe Volante, primo degli eletti nelle file del Pd alle amministrative termitane del 2014. Un atto che solitamente è il prodromo della richiesta di rinvio a giudizio. L’accusa è corruzione elettorale: Volante avrebbe promesso posti di lavoro, trasferimenti, intercessioni. Assieme a lui, sono indagate altre cinque persone: in cambio di «utilità», avrebbero dirottato il loro voto su Volante, già assessore alle Attività produttive a Termini Imerese. Di tutto questo, la stampa rossa antimafista non parla
Ma cosa c’entrano queste presunte clientele locali con Lumia?
E’ presto detto. L’ultralegalitario senatore del Pd è proprio di Termini Imerese. E Volante è un suo uomo di fiducia. Raccoglie curriculum, documenti, messaggi, richieste di assunzione e domande di trasferimento. Che poi gira a Lumia. Le carte dell’inchiesta svelano l’arcinoto copione delle elezioni siciliane. Voti in cambio di supposti favori. Niente di nuovo. Se non fosse che il collettore delle richieste è la segreteria politica di un senatore che è stato presidente della Commissione parlamentare antimafia.
«Legalità è sviluppo. Sviluppo è legalità». Lo slogan elettorale di Lumia, a leggere le carte della Procura, potrebbe aver goduto di un momento di stasi nella primavera del 2014. A Termini Imerese è in pieno svolgimento la campagna elettorale. In corsa per diventare sindaco c’è Salvatore Burrafato, pure lui fedelissimo del senatore. Tra i candidati al consiglio comunale c’è poi Volante. Il 9 aprile 2014 invia alla mail personale di Lumia la richiesta del maresciallo Emanuele Brucato, anche lui indagato. Il militare, scrive il pm Giacomo Brandini, «accettava le offerte e promesse di Volante di interessamento presso la segreteria di Lumia per una domanda di trasferimento già presentata, in cambio del suo voto elettorale». Il 21 maggio 2014, a quattro giorni dalle elezioni, Volante invia un sms a Lumia: «Puoi vedere per Brucato Emanuele? Alessandra sa tutto: uscita graduatoria trasferimenti, lui e 100esimo…». Alla fine, il maresciallo ottiene quanto sperato. I documenti dell’inchiesta confermano: «La domanda di trasferimento ha trovato accoglimento nel mesi di giugno 2015, consentendogli di essere trasferito presso la stazione dei carabinieri di Bagheria».
Montante, “Lumia chiese soldi in nero per la campagna di Crocetta”. Nelle carte l’interesse per le telefonate di Napolitano
Nelle intercettazioni dell’inchiesta sull’ex paladino dell’antimafia Antonello Montante c’è un dialogo nel quale si parla di una richiesta di 20mila in euro dell’ex senatore Pd Beppe Lumia. E spunta l’interesse di Giuseppe D’Agata, colonnello con un passato nei servizi, per duplicare le intercettazioni di Giorgio Napolitano. Il gip: “La moglie era preoccupata, ne parlano a mesi di distanza. Occorre continuare ad interrogarsi sulle possibili ragioni di un simile stato d’animo”
“Passata la segretaria di Crocetta”
I presunti finanziamenti in nero per la campagna elettorale di Rosario Crocetta spuntano in un dialogo tra l’ex capo dell’Irsap Alfonso Cicero e l’ex assessore Marco Venturi. I due sono negli uffici della Sidercem e parlano di 20 mila euro in nero richiesti nel 2012 dall’ex senatore dem Lumia a Venturi. Cicero e l’ex assessore ne discutono durante la preparazione di un documento per cristallizzare i ricordi di Venturi prima di rendere dichiarazioni ai magistrati. La richiesta apparve strana a Venturi perché arrivava a fine della campagna elettorale. Lumia, andato a Caltanissettaper incontrare Venturi, gli avrebbe detto che poi “sarebbe passata la segretaria di Crocetta”.
Montante Crocetta e Lumia “tris d’assi” degli ultimi anni in Sicilia
LE PENOSE “PORCHERIE” EMERSE
Nelle intercettazioni effettuate degli investigatori è registrato un dialogo tra l’ex capo dell’Irsap Alfonso Cicero e l’ex assessore Marco Venturi, negli uffici della Sidercem, in cui si parla di un finanziamento per la campagna elettorale di Rosario Crocetta, a fine 2012, di 20 mila euro in nero.
La somma sarebbe stato richiesto dall’ex senatore Pd Beppe Lumia a Venturi. Cicero e l’ex assessore ne discutono durante la preparazione di un documento concordato per cristallizzare i ricordi di Venturi prima di rendere dichiarazioni ai magistrati.
La richiesta, si deduce dai particolari del dialogo registrato dagli investigatori, apparve strana a Venturi perché arrivava a fine della campagna elettorale. Lumia, andato a Caltanissetta per incontrare Venturi gli avrebbe detto che poi “sarebbe passata la segretaria di Crocetta”. In realtà Venturi non diede il contributo a Lumia, gesto che gli procurò le rimostranze di Antonello Montante.
L’altra vicenda che coinvolge l’ex senatore Beppe Lumia riguarda il rapporto con Massimo Romano, titolare della rete Mizzica-Carrefour in Sicilia. L’esponente della sinistra lo avrebbe invitato a denunciare un’estorsione in realtà mai avvenuta per accreditarsi come imprenditore antimafia.
Lo rivela lo stesso Romano in un colloquio intercettato il 18 settembre 2015 negli uffici Sidercem di Marco Venturi, a Caltanissetta con Alfonso Cicero e Venturi. Stesse pressioni avrebbe avuto da Antonello Montante.
A questo punto, è necessario capire se, la Procura di Palermo ha fatto il suo dovere su certe segnalazioni pervenute anche dalla stampa non allineata e non a busta paga delle associazioni antimafia. Troppi misteri e troppe falsità girano attorno ad un leader politico che ha sempre accusato gli altri di mafia. Già, Lumia ha più pensato ad accusare che a lottare davvero contro il sistema mafioso che gestisce i grandi giri d’affari di questa terra. Ci auguriamo che i Pm facciano il loro dovere anche nei confronti di chi fa antimafia e poi si sporca le mani. Leggendo e valutando queste vicende ci arriva un messaggio strano. Come se l’antimafia sia diventata nel tempo , una corporazione che difende interessi notevoli, usando le armi del giustizialismo autorizzato dalle procure e facendo affari tutti da decifrare. Basta un sospetto da parte loro e sei fottuto. Le leggi attuali non hanno bisogno di prove certe per definirti fiancheggiatore dei mafiosi.
Loro si sono sempre difesi dicendo che- dietro questi attacchi ci sono i mafiosi- Senatore Lumia, a questa storiella ci credono solo i PM di sinistra e la stampa alleata. Poi, non ci crede più nessuno, visto anche il caso Saguto
Noi speriamo che la vera giustizia funzioni anche per loro . Se hanno sbagliato, pure loro devono subire i processi. Noi lo auspichiamo anche se, credere nella giustizia italiana, alla luce di fatti recenti, è sempre più difficile. Vedi le stragi di Falcone e Borsellino
Fonte: Panorama QDS, Live Sicilia, Blog Termini
La libera redazione del Circolaccio